IL CAPOVOLGIMENTO DELLE LOGICHE

Il “capo” dei 5S  (si fa per dire: ancora in gestazione dopo mesi di palude) ha dichiarato che vuole portare il non-partito di nuovo al rango di “primo partito”.

Dalle prime mosse sembra che la strategia per ottenere questo risultato sia quella di fare il partito “di governo e di opposizione”. Ovvero piantare grane al governo con irragionevoli ricattuali demagogiche proposte finalizzate ad accontentare la base del movimento di puerili incompetenti.

In una logica politica corretta i voti si guadagnano governando bene approvando leggi utili e indispensabili ma non sempre gradite alla linea demagogica populista: esattamente l’opposto del progetto dell’avvocato che arriva dopo mesi di contorsioni a una ipotetica leadership della banda di bambocci arroganti incapaci di progetto e di visione e affascinati solo dalla demagogia più criminale.

Tempi duri per la ragione.

Sarà da vedere se i mesi di sciagura del governo Lega-5S dominato dalla stupidità e dall’arroganza avranno insegnato qualcosa agli elettori italiani.

Sarà anche da vedere se Mario Draghi aka whateverittakes consentirà agli sfasciati 5S lo spazio per le loro demagogiche esercitazioni e quanti voti perderanno per farle.

Salvini ha capito che con Draghi non c’è molto spazio per fare il doppio gioco e sta tentando un’altra strada: assorbire Berlusconi per bloccare la marcia trionfale di Meloni e andare al governo con un partitone di “destra italiana”.  

Una mossa con molte incertezze: 

  1. quanto resta di Forza Italia dopo che Salvini la risucchia? Forse un 3%.
  2.  Quanto perde la Lega di Leghisti in fuga da Meloni perchè non tollerano il pacchetto con Berlusca? Forse il 6-8%.
  3. Quanto guadagna il PD da quelli che non l’hanno mai votato ma non vogliono un governo Salvini 2.

lorenzo matteoli

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PER UNA RADICALE RIDEFINIZIONE DEI VALORI FONDANTI DI UNA SOCIETA’ CIVILE DEMOCRATICA DEGLI ANNI 2000

Nel suo pezzo su La Repubblica del 12 Maggio 2024 “L’ignoranza non rende liberi” Conchita De Gregorio, dopo una deprimente analisi della cultura generale corrente in Italia si chiede “Di chi è la colpa,  se esiste una grande maggioranza di persone che non sanno di cosa stiamo parlando, quando parliamo”.

Non è facile rispondere, ma vale la pena tentare. Non tanto per individuare e denunciare responsabilità, troppo complesse diffuse e diversamente radicate (alcune peraltro chiarissime: Scuola e Media), quanto per cercare di disegnare una strategia di uscita dal tunnel. Una situazione sociale avvelenata che si è stratificata in 50-60 anni non si risolve in poche settimane o mesi, con un paio di convegni di illustri intellettuali e opinionisti di area.

Una rapida sintesi della storia nella quale si è andata via via formando la “pubblica opinione” nell’ultimo mezzo secolo abbondante potrebbe essere utile.

Negli anni ’50, nel dopo-dopoguerra, nell’Italia della rinascita e del boom economico la dialettica politica era polarizzata: da una parte la Democrazia Cristiana e i partiti laici Repubblicano e Liberale, dall’altra il Partito Comunista associato ai Socialisti del PSI, guidato da Pietro Nenni, non ancora socialdemocratico-liberal. Il PCI era allora  di stretta liturgia sovietica stalinista sotto la guida di Palmiro Togliatti, impermeabile a qualunque mediazione che veniva punita con staliniana ferocia (cfr espulsione e censura del gruppo del Manifesto, censura ed espulsione di Cucchi e Magnani etc.). Il dibattito interno al Partito grammaticale, costretto nelle linee canoniche dettate dalla segreteria e dai guardiani storici del verbo di Stalin (Ingrao, Cossutta, Secchia, Scoccimarro, Pajetta).

La dialettica politica era rigidamente duale, destinata alla sterilità e all’estinzione in pochi anni: comunismo di marca sovietica vs democrazia liberale di marca USA

Senza che molti se ne accorgessero nasceva in quegli anni  una insofferenza nei confronti della dialettica manichea sterile muro contro muro, mentre questa “virava” verso la equivoca consociazione DC/PCI con l’assist del PSI che a sua volta (senza confessarlo) scopriva la socialdemocrazia, tanto esecrata negli anni ’50. 

Come cambiava il quadro politico istituzionale anche gli altri due “poteri” italiani, Mafia e Vaticano, subivano importanti aggiornamenti e crisi.
Il Vaticano attraverso l’azione dei Papi (1939-2024: Pacelli, Roncalli, Montini, Luciani, Woityla, Ratzinger, Bergoglio) tutti impegnati a consolidare, subire o a smontare il potere pesantissimo della Curia Romana, con la quale sta ancora combattendo, senza molto successo, l’attuale Papa Francesco (Jorge Bergoglio) in carica da 11 anni.
La mafia istituzionale di marca siculo-calabrese lentamente si spostava dalla lupara, contadina e feudale, al controllo della droga (Cocaina, eroina, fentanil) e oggi alla corruzione burocratica-finanziaria, meno  cruenta, meno rischiosa e anche più redditizia, che esigeva però un cambio di passo culturale radicale e un salto di classe sociale, di concetti e di metodi.
La funzione didattica e di formazione dei partiti azzerati da mani pulite venne sostituita dal vuoto e in quel vuoto scoppiò la cosiddetta rivoluzione del 1968: una primavera ideologicamente fragile con Marcuse come vate inesistente. La potenziale primavera creativa giovanile, senza reale sostanza ideologica, venne travolta dal veleno prima dell’estremismo e poi del terrorismo con il tunnel degli anni ’70 quando le avanguardie rosse e le BR dei “compagni che sbagliano” pensavano che uccidendo magistrati, poliziotti, carabinieri, dirigenti di azienda, sindacalisti e giornalisti si facesse la “rivoluzione”.
Centinaia di morti ammazzati per una rivoluzione senza progetto: incompetenti anche come rivoluzionari.

Chiesa Cattolica, Partiti Politici, Mafia i tre luoghi importanti del potere in Italia hanno svolto ruoli diversi nella “formazione dell’opinione pubblica” negli ultimi 70 anni, se con questo termine si intende il complesso sistema di informazioni, decisioni, leggi, pubblicazioni, manifesti, dichiarazioni, programmi, spettacoli televisivi  e teatrali, canzoni, libri, atteggiamenti pubblici personali o di folla, che quotidianamente investono il pubblico nel Paese e fuori dal Paese. 
Un segnale di enorme potenza e di  monumentale impatto.

La Chiesa Cattolica ha dominato come riferimento etico morale fino agli anni 1950 ma ha poi perso “trazione”, la decadenza sancita dalla sconfitta per non aver capito problemi centrali per la vita della gente come il divorzio e l’aborto. 
I partiti politici, che hanno animato il dibattito pubblico nel primo e secondo dopoguerra, forse come reazione alla chiusura dei venti anni di ottuso regime fascista, hanno gradualmente perso credibilità per la proposta confusa e le contraddizioni interne fino alla pratica elisione con la stagione di “mani pulite”. Anche questa non senza ambiguità.
La Mafia non ha mai cercato pubblicità se non attraverso la pratica dell’assassinio e della strage e in termini di “formazione dell’opinione pubblica” il suo effetto si può qualificare come rifiuto/esecrazione ufficiale e subalternità ufficiosa. 

Quello che questa complicata “figura dinamica” ha provocato  nel lungo periodo di incubazione è stato un vuoto politico e culturale: i partiti e le loro ideologie spariti, la Chiesa sempre meno praticata, la Mafia rifiutata, ma attiva sublimine.
Il segnale di enorme potenza e monumetale impatto invece di produrre competenza, sapere, comportamenti e intelligenza critica della società ha prodotto ….il vuoto politico e culturale.
Nel vuoto di progetto politico, di manifesto, di ideologia, di fede religiosa di desiderio di futuro, si sono consolidati il qualunquismo, la grillineria, “uno vale uno”. I “social media” hanno preso il campo diventando il luogo della dialettica, non più politica, ma futile, modaiola, puerile. Gli “influencer” rappresentano il campo della nuova dialettica, seguiti da milioni di “followers”  che comprano cosmetici, scarpe, borse, camicie, occhiali da sole, orologi, profumi e altre cianfrusaglie, tutto super griffato con mark up per miliardi di Euro.
Il resto è silenzio, e così si arriva a Enrico Berlinguer…chi era costui?

Questo elettorato non ha bisogno di “progetto politico”, di “critica sociale”, di “competenza macro o microeconomica”, non glie ne potrebbe importare di meno.

Scrivete Giorgia” è il massimo di complessità concepibile.

In questo processo di  brutale semplificazione le responsabilità sono molte, ma in particolare sono evidenti quelle della scuola a tutti i livelli e quelle dei media

Ovviamente anche la categoria degli “intellettuali” di area ha le sue responsabilità: impegnati in intelligentissimi dibattiti (i.e. “come sono intelligente io che capisco quanto sei intelligente tu”) non si sono resi conto che il Paese gli stava cambiando sotto il culo, non si sono resi conto che una tradizione culturale consolidata da decine di anni e forse secoli veniva cassata e sostituita dal “vuoto” e che il vuoto era riempito dai ferragnez.

Ma più che denunciare una situazione macroscopicamente evidente oggi è necessario cercare soluzioni, strategie e strumenti per uscire dal tunnel. Vanno recuperati sapere e conoscenza, competenza, responsabilità, etica sociale e professionale, rispetto degli Istituti da parte dei cittadini e dei cittadini da parte degli Istituti.

È necessario istruire una radicale ridefinizione dei valori fondanti 
di una società democratica civile degli anni 2000 e gestirla nei suoi processi attuativi.

Non si tratta di una operazione facile né di breve termine, ma è urgente impostarla, se non già troppo tardi.
Non può essere una rivoluzione: deve essere una evoluzione partecipata e sentita, deve diventare il progetto della generazione che si affaccia oggi alla maturità. 

Come dice Conchita De Gregorio:
“Penso alla sinistra, al bisogno che ha di accrescere il consenso. Per accrescere il consenso è necessario convincere chi non sia già convinto, raggiungere chi non sia già raggiunto. È facile parlare a chi ti applaude, commemora i tuoi stessi morti. E più difficile parlare a chi non sa chi sia Enrico Berlinguer.”

Qualcuno mi ha chiesto come si fa a catturare l’ascolto di questa enorme fascia di pubblico. Potrebbe essere più facile di quanto sembra: impariamo dagli influencer: i loro linguaggi e le loro gergalità per vendere un altro prodotto. Compriamo gli influencer per vendere ai loro milioni di followers il senso della democrazia.

lorenzo matteoli

PS per le giovani generazioni nella foto famosa: Gino Bartali e Fausto Coppi, tradizionali avversari, soli in fuga sull’Iseran nel Giro di Francia del 1949

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LE PREVISIONI DIFFICILI

È iniziata e continua la trionfale campagna elettorale del generale Vannacci, osannato da imbesuiti ammiratori che vedono in lui il faro che illuminerà il futuro italiano e non leggono il  suo profilo, scritto  in corpo 28, di superficiale, arrogante, vanitoso, grezzo caporione.

C’è chi sostiene che Vannacci rappresenti la cultura del mainstream italiano corrente: “Dice le cose che dicono tutti…” 

Questa è chiaramente anche la presunzione di Salvini che valuta in “milioni” il potenziale numero dei suoi elettori e spera che, con quella base, il grezzo generale salvi la Lega dall’estinzione in corso.

Le cose che dice e scrive Vannacci sono raccapriccianti e se dovessero diventare un programma politico, il futuro italiano sarebbe la fogna culturale dell’Europa: razzismo, maschilismo, settarismo, conservazione patriarcale…il medioevo prossimo venturo. Peggio del fascismo. Per decine di anni a venire, una generazione politica grezza, presuntuosa e puerile al governo: impossibile prevedere un riscatto in tempi brevi.

La mia previsione è invece un fallimento della filosofia “parà” di Vannacci/Salvini e la fine della Lega.

Come giustifico questa linea che molti ritengono patetico “wishful thinking”?

Semplice

  1. la Lega per Salvini è passata dal 34% del 2019 all’8% scarso del 2024, questo grazie alla arroganza papeetara, al pressapochismo, al razzismo, maschilismo e alla grossolanità culturale e ideologica del presuntuoso segretario/boss Salvini.
  2. Vannacci è la copia in peggio di Salvini.
  3. Non si vede quindi come possa cambiare la linea di tendenza fallimentare in corso della Lega.

Se il futuro è da sempre, in linea di massima, la continuità del presente il futuro marcato Vannacci è la continuità in peggio della linea fallimentare in corso.

Cinque anni di fuga sistematica dell’elettorato “padano amministrativo” non hanno insegnato nulla al presuntuoso s-capitano che ha deciso, accecato dall’affanno, di salvarsi imbarcando un successore, come lui e peggio di lui, per arroganza, grossolanità e presunzione.
Questa in linea sintetica e semplificata è la ragione della mia previsione fallimentare per il futuro della Lega Vannacci/Salvini.

Certo, le previsioni sono difficili e pericolose in un contesto  super-complesso, fragile e in costante rischio di collasso come il contesto attuale, ma ci sono “linee di tendenza” forti che è impossibile ignorare: in Italia la linea fallimentare di Salvini è una di queste tendenze forti.

Se la mia previsione è sbagliata è anche plausibile che a destra e in basso ci sia

la sentina raccapricciante nera
con i milioni di voti che Salvini spera,

e c’è motivo di avere paura.

Staremo a vedere.

Auguri a noi.

lorenzo matteoli

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Quello che non riconoscono i dimostranti filopalestinesi

Lorenzo Matteoli

HAMAS, Movimento di Resistenza Islamica, è un movimento politico militare Sunni Palestinese che governa settori della striscia di Gaza occupati da Israele.  Si è formato alla fine del 1987, all’inizio della prima intifada palestinese come ramo palestinese dei Fratelli Musulmani (Muslim Brotherhood) ed è sostenuto da una solida struttura socio-politica all’interno dei territori palestinesi. Il gruppo è impegnato nella resistenza armata contro Israele e ha come scopo la creazione di uno Stato Palestinese Islamico al posto dello Stato di Israele.

Un recente sondaggio d’opinione tra i palestinesi mostra un aumento del supporto popolare ad Hamas, anche nella Striscia di Gaza, e un rifiuto schiacciante del presidente Mahmoud Abbas, sostenuto dall’Occidente, con quasi il 90% degli intervistati che vuole le sue dimissioni.

Dalla sua fondazione (1987) il rapporto fra Hamas e Israele è un rapporto di guerra dove Hamas vuole la cancellazione dello Stato di Israele e Israele si difende e vuole la cancellazione di Hamas.

Ogni tentativo di negoziato e compromesso (i.e. accordi di Oslo 1993) è stato boicottato ora da una, ora dalle due parti.

Israele ha continuato a invadere territori palestinesi, Hamas per rappresaglia ha continuato una guerriglia di terrore, culminata nel feroce criminale massacro di civili del 7 Ottobre.

Dopo il 7 Ottobre Israele ha invaso gran parte della striscia di Gaza con un intervento che ha provocato finora 30.000 morti palestinesi civili (secondo Hamas) 28.000 secondo fonte Israeliana.

In Europa e negli Stati Uniti l’opinione pubblica si è divisa in due partiti: pro-Palestina e pro-Israele.

Su questa divisione ripubblico, in calce, la posizione di Bernard-Henry Levy a favore di Israele, posizione che condivido.

Aggiungo alcune considerazioni agli argomenti di HBL

  1. Israele combatte una guerra provocata e iniziata da Hamas il 7 Ottobre con una aggressione di orrenda  criminale ferocia (cfr)
  2. I Palestinesi, che in grande maggioranza supportano Hamas, ne condividono le responsabilità: hanno fornito uomini, logistica,  strutture, denaro ad Hamas e non possono dichiararsi “vittime” di Hamas. “Sono” Hamas.
  3. Israele combatte per la sua sopravvivenza.
  4. Ultima considerazione e forse la più importante: chi oggi accusa Israele molto probabilmente non conosce, non si è reso conto, non ha valutato l’immane torto che gli Ebrei hanno subito  durante la Seconda Guerra Mondiale. Un crimine che non avrà mai riscatto nella storia.

È vero la reazione di Israele al 7 Ottobre è stata ed è feroce: ma è la reazione di chi viene minacciato, credibilmente, di essere annullato da una potente coalizione islamica mondiale. È difficile chiedere moderazione.

E’ giusto chiedere l’intervento dell’ONU per smantellare l’organizzazione terrorista Hamas, è giusto chiedere l’intervento dell’ONU per far cessare l’azione di rappresaglia di Israele che non potrà comunque ignorare la minaccia di Hamas finché questa organizzazione resterà operativa.

Lorenzo Matteoli

Medio Oriente, perché difendo Israele

Pubblicato il 27 novembre 2023 da matteolilorenzo

Bernard-Henri Lévy

Mettere Hamas in condizione di non nuocere è necessario per la liberazione dei palestinesi stessi e per la costruzione della pace

26 NOVEMBRE 2023 

C’è chi, dal 7 ottobre in poi, ha dichiarato a gran voce il proprio sostegno per la “causa palestinese”. Poi c’è chi, domenica 19 novembre, ha sfilato in silenzio e senza parole d’ordine, proibendosi di sostenere una parte o l’altra.

Io, per parte mia, sostengo Israele. Come le donne e gli uomini di buona volontà, membri del collettivo Une autre voix, che hanno marciato domenica 19 novembre «per l’unione e la pace», piango tutte le vittime civili di questa guerra atroce.


E il militante per i diritti umani che sono e che ha trascorso una parte della sua esistenza a segnalare il destino degli uiguri, dei ceceni, dei bosniaci assediati, dei tutsi e degli abitanti del Darfur vittime di genocidio, delle centinaia di migliaia di siriani massacrati nell’indifferenza del mondo, delle vittime senza nome di tutte le guerre dimenticate e anche, beninteso, dei palestinesi decimati dai loro “fratelli” giordani, ostracizzati dai loro “protettori” egiziani, sacrificati dalle nazioni “sorelle” del mondo arabo-musulmano oltre che dai loro stessi indegni dirigenti, questo difensore dei diritti umani non può che essere disgustato, certo, anche lui, dalle immagini insostenibili che arrivano da Gaza.

Ma sostengo Israele perché questa guerra è stata voluta da Hamas e non c’era altra scelta, ahimè, che combatterla. Sostengo Israele perché affronta una coalizione di forze che va da Hamas a Hezbollah passando per gli huthi dello Yemen e che, se mai dovesse riportare anche solo la mezza vittoria di un “cessate il fuoco” senza liberazione di ostaggi, si allargherebbe ulteriormente.

Sostengo Israele perché so che, dietro queste forze, si nascondono il potente Iran (che le finanzia), l’immensa Russia (l’unico Paese ad aver accolto con tutti gli onori i responsabili del pogrom del 7 ottobre) e, in un certo modo, la Turchia (Erdogan, davanti al suo Parlamento, ha «maledetto» Israele definendolo uno «Stato terrorista» la cui «legittimità» sarebbe «messa in dubbio» dal «suo stesso fascismo»).

Sostengo Israele perché la Cina per il momento si limita a dichiarare, tramite il suo ministro per gli Affari esteri, Wang Yi, che l’atteggiamento di Israele «rimette in dubbio i concetti di bene e male e i principi fondamentali dell’umanità» (nientemeno!); ma basterebbe un passo in più per farla entrare a sua volta nel gioco e costituire, contro l’unica democrazia della regione, la stessa alleanza stretta contro l’Ucraina e divenuta, oggi, la più grande sfida contro la pace e la libertà nel mondo (si può, ed è il mio caso, aver sempre condannato la politica di colonizzazione israeliana in Cisgiordania ma non si può non vedere che oggi il vero colonialismo, l’imperialismo davvero temibile e sul piede di guerra ovunque, è quello dei nostalgici degli imperi cinese, persiano, arabo, ottomano e russo).

Sostengo Israele perché questa non è una guerra normale, che mira a liberare un territorio (la Striscia di Gaza, non lo ripeterò mai a sufficienza, dal 2005 era, per la prima volta nella sua storia, una terra libera da ogni tutela, grande otto volte la città di Dubai e di cui l’Autorità palestinese avrebbe potuto fare l’embrione di un proprio Stato…), ma una guerra totale (che mira — le parole hanno un senso! — a eliminare ogni ebreo presente in quell’area del Vicino Oriente che si trova “fra il mare e il Giordano”).

Sostengo Israele perché ho seguito numerose guerre — in particolare, nel 2016 e nel 2017, ho filmato per Arte la liberazione di Mosul, la capitale dello Stato Islamico — e non ho mai visto un esercito che, di fronte alla tragedia da sempre rappresentata dalla presenza di civili in una zona di combattimento, abbia posto tanta cura nell’annunciare i propri colpi, lasciare agli abitanti il tempo di evacuare le zone sotto attacco e, quando chi li comanda vi si oppone e fa di loro dei bersagli umani, tentare di scortarli lungo un corridoio umanitario aperto, per l’occasione, per sei ore al giorno, tutti i giorni, lungo la via Salah-al-Din.

Sostengo Israele perché all’indomani del 7 ottobre sono andato nei kibbutz investiti dal pogrom; mi sono preso il tempo per parlare con i familiari degli ostaggi e con i soldati dell’esercito israeliano pronti a entrare a Gaza; ho interrogato i miei amici del campo della pace come i dirigenti dello Stato; ho ascoltato anche chi, negli Stati Uniti e in Europa, è al contempo sconvolto dallo spettacolo di Gaza in rovina e convinto che Hamas debba essere distrutta; e non ho ancora trovato, da nessuna parte, qualcuno che fosse capace di proporre, per raggiungere questo obiettivo tattico e strategico, un metodo nettamente diverso da quello messo in atto dal gabinetto di guerra di Gerusalemme.

Sostengo infine Israele perché mettere Hamas in condizione di non nuocere è condizione necessaria per la liberazione dei palestinesi stessi e per la costruzione della pace con Israele; ci sono altre condizioni, certo: bisognerà che il governo Netanyahupassi la mano; che la società civile che prima della guerra si radunava ogni sabato, sempre più numerosa, nelle strade di Tel Aviv torni a farlo; ma prima di tutto è necessaria, per quanto amara possa essere, la vittoria di Israele.

(Traduzione di Alessandra Neve)

Ecco l’articolo di Bernard-Henri Levy.
Io non ho né l’autorevolezza, né l’esperienza, nè il vissuto per scrivere  un articolo come questo, ma nulla di quanto ho letto finora rappresenta meglio quello che sento e quello che penso.

LM

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IL GENERALE VANNACCI NELLE LISTE DELLA LEGA

APPREZZA MOLTO LE IDEE DEL GENERALE VANNACCI

Tre giorni fa alla domanda se avrebbe incluso il Generale  Vannacci nelle liste dei candidati per le Europee,  Salvini  aveva risposto “Ci stiamo pensando” ( ovvero “ci sto pensando” la pluralità dei procedimenti riflessivi dell’ex capitano è infatti improbabile). Ieri, alla presentazione del suo libro, ha invece annunciato che Vannacci sarà presente urbi et orbi. Quindi, avendo fatto effettuare sistematici sondaggi e sulla base dei risultati di questi sondaggi (e non di riflessioni o approfonditi pensamenti) Salvini ha deciso che Vannacci può contribuire a bloccare la massiccia fuga di elettori che da mesi/anni tormenta le sue notti e i suoi giorni, senza peraltro insegnargli nulla.

È difficile sapere con quali criteri siano stati organizzati i sondaggi per valutare la potenzialità di voti leghisti (e non leghisti) del candidato Vannacci, ma è chiaro che il loro risultato ha convinto l’affannato segretario.

Personalmente spero che i risultati dei sondaggi siano sbagliati. Wishful thinking diranno i miei lettori che conoscono le mie idee su Salvini. Sarà interessante vedere.

Qualche leghista dello zoccolo duro potrà anche apprezzare la rozza filosofia del Generale, ma, mi chiedo, i leghisti  di marca Zaia, Fedriga, Giorgetti, quelli disgustati dagli atteggiamenti arroganti e papeetari dello spompato s-capitano, quelli che hanno abbandonato la Lega (passata dal 34% del 2019 al l’8% del 2023) a seguito dei sistematici errori concettuali, degli atteggiamenti furbastri, delle bugie, e della doppiezza politica del segretario, ovvero il 60% mal contato della base elettorale “padana” della Lega, apprezzeranno l’arroganza e i pregiudizi del Generale Vannacci? O non vedranno, in quel nome e in quella rozza filosofia, esattamente il “more of the same salviniano” che li ha spinti ad altre scelte?

Salvini ha candidato il suo sosia culturale, ideologico, politico che avrà il suo stesso successo.
I sondaggisti, in genere, hanno come obbiettivo (non troppo subliminale) più che la verità del profilo del campione provato, la soddisfazione del cliente, la conferma delle sue opinioni.

Ultima riflessione: nella storia politica italiana i generali dell’esercito che hanno abbandonato le “stellette” per l’avventura democratica non hanno mai avuto (né portato) molta fortuna, per la soddisfazione di Cassandra.

Auguri a noi.

Lorenzo Matteoli

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PIERO FASSINO A FIUMICINO

Personalmente credo alla buonafede di

Piero Fassino.

Lorenzo Matteoli

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ARROGANTI E PASTICCIONI

Censurano con gesto di puro sopruso la lettura in TV di Antonio Scurati  sull’assassinio di Giacomo Matteotti. Si contraddicono puerilmente sulle motivazioni: prima dicono “motivi editoriali” (quali?), poi dicono cachet di Antonio Scurati troppo alto (1500 Euro per 10 ore  di documentazione, redazione, editing e adattamento TV, più i tempi della logistica, spostamenti, attese, testing audio etc.). La metà della parcella oraria di un avvocato amministrativista.

Litigano fra di loro e si contraddicono sulle responsabilità dei vari uffici.

Si mettono d’accordo per accusare la responsabile del programma Serena Bortone con la più ridicola pacchianata puerile “Non sarebbe successo nulla se non avesse chiesto spiegazioni.”

Meloni è costretta a salvare  la situazione pubblicando il monologo di Scurati sul suo sito e, con tratto volgare, accusa l’autore di “esosità” dimostrando di non capire nulla della professione di chi compila testi storico/critici per trasmissioni TV (stile portineria condominiale Garbatella). Un salvataggio che è  peggiore, se possibile, della smarronata iniziale: un altro esempio di volgarità e arroganza della presidente del CdM.

Tutto è iniziato a causa dell’ansia servile dei  funzionari delegati da Fratelli d’Italia  a gestire/controllare la RAITV.

Lorenzo Matteoli

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MAL ETWAS ANDERES

Es geht alles vorüber es geht alles vorbei

Nach jeden Dezember folgt wieder ein Mai

Es geht alles vorüber
Es geht alles vorbei
Auf jeden Dezember
Folgt wieder ein Mai

Es geht alles vorüber
Es geht alles vorbei
Wie die wolken in Himmel
Wie das schnee in Mai

Tutto passa
Tutto se ne va
Dopo ogni Dicembre
Segue sempre un altro Maggio
Tutto passa
Tuto se ne va
Come le nuvole in cielo
Come la neve di Maggio

Lale Andersen (1905-1972)

alias Liese-Lotte Helene Berta Bunnenberg

É l’altra Marlene Dietrich. Quella che non è andata via dalla Germania nazista, che ha cantato  per prima “Lilì Marlene” composta dal suo amico per lei. Quella che Goebbels ha esiliato da Berlino e alla quale ha vietato di cantare “Lilì Marlene”, che ha potuto cantare solo dopoo l’arrangiamento a marcia militare con dedica a tutti i soldati del Reich.

Es geht alles vorüber (del 1942)  è la canzone della speranza che anticipa il crollo del regime di Hitler.

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L’ASSASSINIO DI GIACOMO MATTEOTTI

GIACOMO MATTEOTTI

La censura del monologo di Scurati alla RAI per il 25 Aprile è una svolta significativa della equivoca ambiguità meloniana: il regime si è tolto i guanti di velluto e ha dato la sua unghiuta zampata: del brutale assassinio di Giacomo Matteotti (10 Giugno, 1924) e delle responsabilità criminali di Mussolini, sicuro mandante, non s’ha da parlare. Punto.

Purtroppo sappiamo poco, per l’ignoranza storica della mia generazione (1937), sul regime fascista, criminalità e corruzione, orribile complicità con il genocidio degli Ebrei, alleanza criminale e sciagurata con Hitler nella Seconda Guerra Mondiale, 8 settembre, Guerra Civile/Resistenza, più che altro narrazioni di famiglia. Molti non sanno nulla: cfr vuoto conoscitivo dell’ex primo ministro Conte che non sa cosa sia successo l’8 settembre del 1943.

Quando  si sono svolti quegli avvenimenti eravamo troppo piccoli per capire e per ricordare. Nella scuola italiana la Seconda guerra Mondiale non ha fatto parte dei programmi per molti anni dopo il 1945: una pudica censura dei primi governi postbellici che è durata fino a dopo gli anni 1960…e ancora. Della Resistenza (aka Guerra Civile) abbiamo conoscenza letteraria, non storica. (Romano Bilenchi, Alberto Moravia, Italo Calvino, Cesare Pavese, Beppe Fenoglio, Giampaolo Pansa) Anche di quell’evento non c‘è traccia nei programmi della Scuola Media Statale Italiana fino agli anni 70…e forse ancora.

L’Amnistia del Ministro della Giustizia Palmiro Togliatti (Decreto Presidenziale 22 Giugno 1946 n. 4) ha privato l’Italia della sua “Norimberga” e oggi ne paghiamo ancora le conseguenze, con il corrente rigurgito neofascista. Allora sembrò la cosa giusta (o comoda) da fare. Oggi sappiamo che fu un tragico errore.

La tradizionale celebrazione del 25 Aprile e della Resistenza, per uno strano contrapasso, ha provocato la elisione storica delle responsabilità del regime fascista e della sua tragica agonia repubblichina di Salò.

Per questo diventano oggi molto interessanti i libri di Martha Gellhorn (The Face of War, Travels with myself and Another)  recentemente ripubblicati, proprio perché ancora attuali.

Il saggio sul processo di Norimberga, le corrispondenze dal fronte Italiano (1943-45) che Martha Gellhorn ha seguito sul campo con il contingente Polacco a Canadese riempiono una lacuna conoscitiva che è stata responsabile implicita di molti errori nella politica estera dell’Italia e dell’Europa negli anni 1950-2000: chi non conosce la storia rischia di ripeterne gli errori.…

Una attenzione editoriale sarebbe opportuna.

Lorenzo Matteoli

PS Giorgia Meloni ha postato sul suo sito il monologo di Scurati. Ovviamente allo scopo di dimostrare la sua estraneità alla censura. Mussolini giurò alla vedova di Giacomo Matteotti che avrebbe fatto di tutto per trovare i responsabili, mentre nel cassetto della sua scrivania aveva le carte dell’onorevole Matteotti insanguinate che gli assassini gli avevano consegnato. Su questa vicenda non sapremo mai la verità.

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SALVARE CHI AFFOGA IN MARE NON E’ UN REATO

La sentenza della Procura di Trapani sul caso Juventa.

Dopo sette anni di persecuzione giudiziaria la sentenza di Trapani chiude la vergogna “Il fatto non sussiste”.

Tutti gli imputati assolti. Finalmente “ci sono giudici a Trapani”!

Salvare chi affoga in mare non è un reato!

Forse era lecito sospettarlo prima!

Questa vicenda chiude una vergogna durata troppo a lungo: non ci sarà processo per le ONG (Juventa, Medici senza Frontiere, Save the Children e la società armatrice VROON).

La sentenza conferma il marchio di infamia per chi ha sostenuto e coltivato l’accusa per 7 anni (spese giudiziarie 3 milioni di Euro): i Ministri Minniti, Lamorgese, Salvini, Piantedosi.

Mentre in tribunale si discuteva 10.000 migranti che avrebbero potuto essere salvati dalla nave JUVENTA sono affogati nel Canale di Sicilia.

Lorenzo Matteoli

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RITRATTO DI DORIAN GRAY?

NO DI ANNA

Dipinto dal prof. Filippo Mondino nel 1964.

A cosa pensa Anna mentre Filippo Mondino dipinge?

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Lorenzo Matteoli

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