Darsi una mossa
Lorenzo Matteoli
21 Settembre 2012
Pubblicato su Legno Storto
Della palude laziale oramai hanno scritto tutti e tutto: l’argomento non ha più interesse di cronaca e nemmeno serve altro inchiostro indignato. Anche perché sarebbe difficile indignarsi di più dell’indignazione indignata degli indignati. Ma altre considerazioni secondo me vanno fatte.
Decisamente Mario Monti non mi legge. Continuo a incoraggiarlo perché occupi lo spazio di autorevolezza (e magari anche di autorità) che la emergenza critica consente e impone, ma lui galleggia, tentenna e resta clamorosamente assente dalla scena. Dove l’enorme pubblico nazionale in platea chiede a gran voce che qualcuno faccia qualcosa. Di netto, di significativo, chiaro, radicale. Adesso!
Per invitarlo all’azione ho anche subito, con il mio tentativo di ottimismo, la benevola critica di autorevoli firme del Legno Storto.
L’ultima e attuale occasione perduta è la gazzarra laziale. Non ho la minima idea delle procedure e degli spazi di legge che un Primo Ministro (e un Presidente della Repubblica) hanno per intervenire sul Consiglio e sulla Giunta Regionale del Lazio, ma certamente la “situazione critica di emergenza” dovrebbe suggerire tutto meno che questo silenzio, pericolosamente vicino al disinteresse e nemmeno troppo lontano da una implicita copertura … il gran rifiuto di Celestino III.
Per esempio un intervento congiunto del Premier e del Presidente Napolitano per sospendere Presidenza, Giunta e Consiglio Regionale e mettere in ufficio un robusto Commissario ad acta avrebbe avuto (e avrebbe ancora adesso) larga ed entusiastica approvazione da parte di larghi strati della popolazione laziale e italiana. Oppure la nomina di una commissione speciale plenipotenziaria per chiarire i fatti e le cose. Anche il Presidente Napolitano non mi legge eppure la filosofia dell’intervento “speciale” non è completamente estranea dal suo Modus Operandi (modalità operativa). Ci sarebbero gli strilli dei puristi difensori della democrazia (quale democrazia poi?) e della legalità a tutti i costi, anche a costo della morte per annegamento nella palude laziale, ma quegli strilli sarebbero stati soffocati dalla corale, calda approvazione dell’intero Paese. Senza contare che l’iniziativa sarebbe stata utile, e sarebbe ancora utile, per tutelare le persone oneste che sicuramente ci sono e che sicuramente vengono travolte dal generale vituperio. Nell’ordinamento inglese esiste l’istituto della “Royal Commission”: una commissione di indagine con poteri assoluti, con mandato in termini di tempo brevissimi, che viene nominata dalla Regina (o dal Governatore del paese del Commonwealth) quando succedono fatti gravissimi come lo sono sicuramente quelli che sono avvenuti nella gestione polveriniana del Lazio.
Per estensione, visto che il malcostume non sembra essere limitato a quella regione, ma che sia un male diffuso in quasi tutte le regioni italiane, il Governo potrebbe mettere mano a una seria verifica di quello che sta succedendo nelle altre regioni dove la costosa malapratica dei gruppi consiliari monopersona è corrente (in Abruzzo su 10 gruppi ben 7 sono costituiti da un solo consigliere, 9 su 11 in Basilicata, 9 su 12 nelle Marche, 9 su 14 in Molise, 5 su 9 in Umbria, 8 su 13 anche in Piemonte). Uno dei motivi per cui ogni consigliere regionale costa ai contribuenti circa 750 mila Euro all’anno (cene, feste in costume e senza costume, pubblicità, propaganda, show televisivi a pagamento, fotografie personali, books promozionali personali, video, convegni genericamente inutili, viaggi, telefonini, segretari e segretarie personali, autisti, guardie del corpo auto, etc.). Il Premier-Professore con garbo accademico, eloquio forbito, leggero accento milanese (che fa sempre efficienza, capitale morale etc.), e con la sua pacata gestualità, dovrebbe dire “Adesso basta!” (se preferisce in inglese “That’s enough!”).
Con il suo serio gessato grigio o doppiopetto fumo di Londra, camicia Oxford, cravatta college, scarpe Church’s o Herring (non Tod’s), senza farsi crescere il grillone e senza la capigliatura sventazzata, senza strabuzzare gli occhi e senza urlare sui palcoscenici da rocchettaro, senza strillare “cazzo” ogni cinque parole nè altre parolacce, porterebbe via un enorme spazio ai grilli, alle ranocchie e alle locuste della politica emergente e forse costringerebbe anche a una seria analisi e possibile lavaggio di panni sporchi anche molti dei suoi ammiratori congiunturali. Con la calma e con la signorilità che tanto piacciono ad Angela e che sono la sua marca. Sicuramente avrebbe un enorme successo di pubblico e probabilmente innescherebbe una salutare sequenza di eventi. Inserirebbe inoltre qualche punto positivo, e scomodo, nella decantata “Agenda Monti”.
Se aspetta ancora un po’ qualcun altro lo farà, magari con meno eleganza e in modo meno pacato.
Me lo diceva stamane anche il verduriere Giuseppe: “Se poe no andà avant inscì, chest chi el fa gnent…”(traduzione: Non si può andare avanti così, questo non fa niente). Vox populi…Noi che abbiamo fatto il Classico.
“L’azione occupa lo spazio lasciato libero dall’inazione,” come insegna l’impareggiabile Northcote Parkinson, un grande economista inglese che certamente il professore conosce.
Il torpore di Monti lo avevo già notato solo dopo pochi mesi che era stato insediato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Mi sarei aspettato anche solamente un gesto di stizza o meglio di ira o un pugno sul tavolo per far capire al popolo italiano il disprezzo per il degrado morale proprio di gran parte (la maggior parte?) dei cosidetti onorevoli, mi sarei aspettato un’azione da commando a contrastare la loro guerriglia defatigante di incapaci, arruffoni, scaldasedie e mangiapane a tradimento quando non anche ladri e delinquenti in quanto condannati in via definitiva. Diciamo pure un piccolo gesto plateale: il pubblico in sala si attende sempre un soprassalto specie in pièces noiose come quelle rappresentate dal teatrino della politica (ho rubato a Berlusconi). Nada de nada. Ho l’impressione che Monti invece di essere un concreto costruttore stia giocando a Monopoli.
Cito anche Carlo Emilio Gadda da Accoppiamenti Giudiziosi – “Scarso era dunque in lui (….) il senso del vuoto economico, del disastro finanziario che di determina in ogni paese del mondo allorché alla canna di quell’imbuto pubblico che è il bilancio dello stato si attacca la ingorda garganta di uno ‹‹stato›› già ubriaco ancor prima di bere, di uno stato spendaccione, bavardone e ciuco, inconsiderato eversore di patrimoni e solo desideroso di rovinare e di spengere i suoi stessi pagatasse” .
Aveva scritto questo nel 1958,,,
Bello! Ogni giorno che passa conferma la incredibile immobilità politica e culturale di Monti. Credo proprio che i miei tentativi di ottimismo siano stati sprecati: è da rottamare pure lui. Ma ce la farà Matteo Renzi?
Questa la mia speranza contro i “nuovi barbari” casalinghi, che ci sia cioè qualcuno cui rivolgerci per esclamare:
Perdio, questo la mente
talor vi mova, et con pietà guardate
le lagrime del popol doloroso,
che sol da voi riposo
dopo Dio spera; et pur che voi mostriate
segno alcun di pietate,
vertú contra furore
prenderà l’arme, et fia ‘l combatter corto:
ché l’antiquo valore
ne gli italici cor’ non è anchor morto.
Non sono sicuramente i presidenti ed i consiglieri regionali di Lazio, Campania, Lombardia…
Chi allora ci risveglierà l’antiquo valor? Occorrerà prender l’arme? Temo di sì, una volta esaurita la sopportazione e la pazienza. Mi chiedo solo: QUANDO?
Sono molto d’accordo …. Mi e’ sembrata strana la tua posizione verso la Fiat…ciao