Un momentaccio

Un momentaccio
Lorenzo Matteoli
7, Gennaio 2013

Spesso mi chiedono gli amici australiani di spiegare il momento politico italiano: Monti, Berlusconi, Bersani, la mafia, il vaticano, il debito, quanti partiti, le elezioni, il rischio di default … what’s going on over there, Lorenzo, have you got any clue?
Posso anche spiegare e ci provo, ma so che la comprensione è molto relativa perché le categorie critiche e gli strumenti del teatro politico australiano (linguaggio, gergalità, ideologie, programmi, alleanze, storia, proposte…) sono assolutamente diversi da quelli italiani. Tutto un altro UDD (universo del discorso).
L’esercizio è comunque utile perché costringe anche me a fare uno sforzo di asciugatura e di sintesi severa del materiale che ogni giorno leggo sulla stampa italiana ed europea. Eliminare il rumore di fondo, gli aneddoti di scarso significato, cercare l’essenza, capire fra le righe del non detto e del non scritto.
Il rischio è di fabbricare una figura che non ha nulla a che vedere con la realtà congiunturale. Il potenziale vantaggio è di individuare una figura più significativa in quanto semplificata e depurata da rumori e disturbi di scarso significato.
Il pericolo e il vantaggio della lontananza.
L’elemento più significativo del momento italiano è la candidatura ambigua di Mario Monti. A mio avviso un errore grave da parte sua: l’unico significativo elemento qualificante di Mario Monti era la sua “diversità”, “alterità” rispetto ai logori attori del teatro politico italiano. Che era di fatto l’unica cosa che portava nel teatro: l’incredibile capacità di essere credibile anche in difetto di qualunque specifica azione politica risolvente. Monti, e la stampa di servizio, hanno dimostrato che oggi basta essere credibili anche se non si combina assolutamente nulla. Anzi basta essere credibili e si può fare qualunque corbelleria. La categoria della credibilità è astratta: è una variabile indipendente da ciò che si fa. Per alcuni.
Collocandosi nella meleé Monti perde questa fondamentale qualifica e il non indifferente potere che ne derivava. Adesso è un “politico” come gli altri. Peggio ancora un politico che in qualche modo si associa o chiede la sponsorizzazione a Montezemolo e a Casini. La chiede ambiguamente perché non vuole nemmeno perdere la possibilità di imbarcare le truppe dei “montiani” del PD (Ichino et al).
Una antica e solida regola delle strategie elettorali italiane è che la gente vota per i candidati o per i partiti che hanno una identità chiara. L’elettore-massa non ama l’ambiguità. Da ricordare la punizione che subirono PLI e PRI quando si misero insieme e riuscirono a perdere le rispettive quote di elettori che avrebbero votato ognuno dei due partiti, ma non la simbiosi dei due. A meno che la simbiosi non sia più chiara e più identificabile delle entità singole che la costituiscono. Un fatto che si può verificare.
Monti con le sue tattiche preelettorali riesce oggi ad avere il profilo di uno che sta con Casini e Montezemolo, ma che vuole anche i voti di transfughi Montiani del PD. La domanda è quanti “moderati” possono apprezzare i compagni che cambiano del PD e quanti compagni stanchi del PD possono convincersi ad abbandonare il Partito dalla gloriosa storia rivoluzionaria (mancata da sempre, ma sempre storia, sempre speranze, sempre giovanili illusioni che, anche se tradite, difficilmente si dimenticano) per mettersi con uno che sta con Montezemolo, Casini, Fini e Caltagirone di rimpallo. Il voto della leadership intellettuale e culturale del PD è oggi un voto faticosissimo di affetto e fedeltà alla “storia” più che di apprezzamento per un Bersani a malapena tollerato o per un partito nei confronti del quale questa categoria di elettori ha molte riserve e qualche rancore. Gente che con Montezemolo e con i suoi amici non ha proprio nulla a che vedere. Basta il magnetismo del bocconiano Monti per provocare il distacco? E il legante della ambigua, banale “agenda” è sufficiente per tenere insieme gli elettori incerti e disgustati?
Forse nel corso della campagna elettorale queste domande avranno una risposta. Allo stato attuale c’è la massima incertezza a sinistra, al centro e a destra: la condizione di incertezza privilegia l’outsider brillante, vigoroso e intelligente, in grado di cogliere l’opportunità, sia come proposta ideologica che come proposta di prassi. Uno avrebbe potuto essere Matteo Renzi che però è stato momentaneamente congelato dalla burocrazia reazionaria del PD. Non mi pare che ce ne siano altri né a destra, né a sinistra, né al centro.
L’altra area privilegiata dall’incertezza e dalla scarsa o ambigua identità dei programmi e dei candidati è quella del “non voto”, della scheda bianca o della scheda annullata. Non sapendo per chi votare o escludendo di votare per una qualunque delle proposte, molti decideranno di non votare o di votare scheda bianca o di annullare con proteste e volgarità la scheda. Questa area oggi in Italia costituisce un partito di maggioranza relativa o quasi.
In queste condizioni è difficile che il risultato delle elezioni consenta di formare un governo capace di affrontare il momentaccio.
Non contento dell’ambiguità già acquisita con l’associazione indiretta, semi dichiarata, a Montezemolo, Casini e Fini, Monti ha anche dichiarato che se eletto non farà il primo ministro. Un capolavoro di chiarezza: votatemi che tanto non intendo comandare. Per quanto si facciano sforzi di analisi e di interpretazione è difficile capire quale logica sottenda questa dichiarazione. Nessuna logica si possa individuare, per quanto strampalata, sembra avere un minimo di nobile plausibilità. O è una incredibile multipla contro sub-astuzia intelligentissima che solo i bocconiani possono inventare o è una incredibile, inutile sciocchezza. In genere si vota con convinzione uno che ha un progetto chiaro, la volontà feroce di portarlo a termine e le palle per farlo. Ma uno che ha un progetto ambiguo, che si associa con gli uni e vorrebbe anche gli altri e che dice che tanto anche se eletto non farà il ministro è proprio difficile da metabolizzare.
Monti esposto ai rigori della campagna elettorale sarà oggetto di pesante aggressione da destra e da sinistra: il suo vantato “salvataggio” dell’Italia sarà pesantemente ridimensionato, restano i privilegi della casta, il peso fiscale insopportabile, il debito pubblico aggravato, la mancata riforma del mercato del lavoro, l’asservimento al potere delle banche … e tutte le altre contraddizioni dei suoi dodici mesi di governo di emergenza saranno oggetto di polemica impietosa.
Può darsi che io sia rimasto indietro nella capacità di valutare gli umori elettorali, che il sano pragmatismo australiano mi abbia sterilizzato il quid, e che Renato Mannheimer, Giuseppe De Rita o qualche altro mago dei sondaggi, oggi individui proprio nella massa incerta degli elettori un potenziale di voto per programmi incerti, alleanze equivoche e candidati reticenti.
Tutto può essere.
Nel resto del mondo la grande crisi finanziaria globale sta intanto configurandosi come una vera guerra tra la finanza e l’economia.
Le grandi fortezze della finanza globale stanno imponendo al resto del mondo una condizione di debito sempre più pesante che nell’arco dei prossimi dieci anni, se non controllata e senza adeguata reazione, diventerà la condizione di asservimento del resto del mondo alla élite finanziaria globale. Il mondo lavorerà per pagare il debito, come già sta facendo l’Italia.
Una condizione dalla quale si può uscire solo con una strategia vigorosa, fortemente condivisa, multinazionale e lanciata su tempi lunghi. Niente a che vedere con un punto in più o in meno di IVA. Poco a che vedere con il dettato merkeliano passato da Bruxelles. Senza traccia nell’agenda montiana. Peraltro senza traccia in nessuna delle agende oggi in offerta politica in Italia.
… what’s going on over there, Lorenzo, have you got any clue?
I am sorry, I do not!

Informazioni su matteolilorenzo

Architetto, Professore in Pensione (Politecnico di Torino, Tecnologia dell'Architettura), esperto in climatologia urbana ed edilizia, energia/ambiente/economia. Vivo in Australia dal 1993
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3 risposte a Un momentaccio

  1. Angela Lm Alessi ha detto:

    Bello…bell’articolo, complimenti! N a m a s t e ‘ Angela Lm Alessi Mob1 Karnataka +91 8197060519 Mob2 Andhra Pradesh +91 7702497955 Skype angelalmalessi aa@angelalmalessi.com alma@ecosustainable.net http://www.angelalmalessi.com

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  3. Massimo Pugliese ha detto:

    Immagino che i tuoi amici australiani pensino che l’Italia sia una nazione come la Francia, la Germania, il Regno Unito, la Spagna e via europeizzando. Ci stava diventando appena dopo la seconda guerra, poi l’idea si è persa per strada e ci troviamo ora con cento proposte e nessuna idea. Ci mancava anche un professore membro del Bilderberg Group per trascinare questo canotto rabberciato nei gorghi della finanza internazionale. Mi viene in mente il quadro di Gericault “La zattera della Medusa”.

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