Monte dei Paschi un mese dopo
e lo squallore pericoloso di Monti
Bersani dice il PD fa il PD e il Monte dei Paschi fa il Monte dei Paschi. Difficile credere a questa battuta offensiva del buon gusto e della intelligenza degli italiani, quando la sovrapposizione fra PD e Monte dei Paschi è pressoché totale. E che al PD piaccia giocare con le banche proprie e altrui è cosa nota. Ma la domanda da porre a Monti e a Bersani e molti giornalisti in servizio permanente e continuo è un’altra.
Se invece del Monte dei Paschi a essere nei guai per investimenti da turisti della finanza internazionale e da avidi e incompetenti arraffatori, fosse stata una banca di Berlusconi, il governo di Monti avrebbe fatto il prestito da 3,9 miliardi di Euro? E se l’avesse fatto, cosa che non darei per scontata, cosa avrebbero scritto i giornali di servizio, e strillato i compagni al tempo? E cosa scriverebbero e strillerebbero oggi?
Bersani non è autorizzato a ritenere tutti gli Italiani babbei e creduloni come i suoi sodali. Si giustifichi in modo serio e si assuma le precise responsabilità che gli competono come segretario di un partito di trafficanti della finanza a spese delle centinaia di migliaia di poveracci che mettono i risparmi di una vita nelle mani dei suoi compagni dorati e incapaci amministratori di banche di servizio.
Quo usque tandem…
Questo scrivevo sul Legno Storto il 24 Gennaio 2013. La vicenda del MPS si è svolta e la posizione del PD si è ulteriormente aggravata, ma non si è letto più molto sui giornali italiani, anzi è partita una bordata di copertura per distrarre il lettore con altri scandali e pasticci di regime (ENI, SAIPEM, Finmeccanica).
Ovviamente per alcuni il mio commento sarà stato qualificato come manifestazione di berlusconismo: il regime del conformismo e la paura di avere una opinione non omologa costringe anche i più intelligenti e onesti a silenzi appiccicosi e a posizioni faziose.
Il serio pericolo di questo atteggiamento è che si rischia di non riconoscere e di avallare acriticamente la dittatura o il regime nascente.
La campagna elettorale e il suo generale squallore mettono ancora una volta in evidenza quanto sia stato grave il tradimento del Berlusconi nei confronti dell’opinione moderata italiana. La deriva grillina e la sbracatura montiana sono le due più evidenti conseguenze della mancata o non credibile proposta politica di marca “liberal”.
Non si può non notare come a fronte della non credibilità del PdL il PD non sia in grado di vincere a mani basse i milioni di voti, ma sia costretto a una battaglia sul margine dei pochi punti percentuali: gli italiani delusi da Berlusconi non sono nemmeno convinti da Bersani e probabilmente confidano nello scardinatore Grillo.
Diventa sempre più evidente anche la umiliante prestazione di Monti: l’atteggiamento arrogante, spocchioso, didascalico del barone accademico oramai mostra la corda. Il professore è “unfit to rule” e ogni giorno lo dimostra sempre più chiaramente. Gli manca molto più del famoso “quid”. Anche i suoi convinti sostenitori cominciano ad avere seri dubbi e molti prendono le distanze, come dimostrano i sondaggi clandestini ma divulgatissimi. (Voci dal Conclave e Corse di Cavalli). La sua associazione con soggetti di dubbia credibilità politica come Montezemolo, Casini/Caltagirone e Fini/Tulliani aveva fin dall’inizio della campagna rivelato la sua caratura politica e personale modesta.
Per valutare Monti come salvatore della Patria bastano le cifre del suo anno di governo:
* 364.972 imprese chiuse
* 610.000 disoccupati in più
* pressione fiscale al 45.1% (+2.6 %)
*35 miliardi di consumi in meno
* PIL diminuito del 2.4%
* debito pubblico + 81.5 miliardi
Se la credibilità internazionale presunta, vantata, gonfiata dal servilismo dei media di regime serve per questo genere di risultato forse è meglio essere meno credibili e più efficaci.
Personalmente non ho votato per due motivi: a) nessuna delle proposte in lizza mi convince, b) il voto degli Italiani all’estero rischia di essere manomesso come è documentatamente avvenuto in precedenti occasioni. La legge che consente agli Italiani all’estero di votare è una assurda sciocchezza: no representation without taxation. Soggetti che non parlano nemmeno più l’Italiano, che non pagano tasse in Italia che non sono minimamente informati della situazione politica italiana non hanno nessun diritto di votare.