E adesso che si fa?

 

E adesso che si fa?

Lorenzo Matteoli

28 Febbraio, 2013

I voti di Beppe Grillo arrivano in grande maggioranza dai delusi del PdL e della Lega che rispetto alle politiche del 2008 insieme perdono quasi il 30% del loro elettorato (per la precisione il 29.97%).

Di questo il 10% circa è stato preso da Monti e si può concludere che il prezzo pagato a Grillo dal PdL è stato di circa il 20% della sua base 2008. Una valanga di voti.

Il PD ha pagato poco a Beppe Grillo e forse di più al SEL e al voto inutile per Ingroja, infatti rispetto al 33.18% del 2008 se si fanno le somme e le sottrazioni si trova che il PD ha pagato al SEL  il 3.2% e a Ingroja il 2.24%. Restano fuoriusciti per Grillo solo il 2.32% dei suoi elettori del 2008. Il grande esodo quindi è avvenuto dalla coalizione PdL-Lega.

Questa ipotesi è anche abbastanza giustificata dal fatto che la base elettorale del PD è molto meno volatile di quella del PdL e della Lega per tradizione politica e culturale. Lo zoccolo duro.

Per successive discussioni è importante tenere presente da dove arriva il grosso della base elettorale di Grillo: non da sinistra, ma dai delusi/indignati del centro-centrodestra: la matematica non è una opinione si diceva. A meno che qualcuno non spieghi la transumanza con una complicatissima circolazione: sarei curioso.

La non vittoria del PD è particolarmente grave se si pensa che la controparte era rappresentata da un PdL  diviso, frastagliato,  con un leader massacrato da media e magistrati, dall’immagine logorata per le vicende personali e per di più di età relativamente avanzata (Berlusconi va per i 77 anni). È significativo che un quinto dell’elettorato italiano corrispondente oggi al terzo partito nazionale nonostante tutto preferisca votare per Berlusconi e rifiuti la proposta di Bersani. L’usato sicuro non è stato capace di convincere e non ha convinto. L’appoggio quasi esplicito del “centrino” e di Monti, dell’establishment “benpensante”, della soi disant sinistra magistrale, accademica, elitaria non è bastato. Forse è stato anche un peso: portandosi dietro l’immagine di facce vecchie e logorate (Fini, Casini, Tabacci) che si aggiungevano alla falange di vecchi ingombranti elefanti PCI/PdS/DS/DC (Bindi, Dalema, Veltroni, Fassino). Certo la simbiosi con Vendola non è servita a catturare i moderati stanchi e ancora meno l’adiacenza pesante con CGIL. Il Monte dei Paschi è stata la ciliegina su una torta elettorale velenosissima.

Il voto  del 24 Febbraio ha sancito, se ce ne era bisogno, l’errore commesso dalla vecchia guardia comunista di “far fuori” Matteo Renzi che aveva di fatto vinto le primarie contro la “macchina” del PCI con il 40% di voti nuovi e freschi contro il 60%  di voti dell’apparato. Lo zoccolo duro.

Renzi avrebbe attirato l’esodo dei berlusconiani delusi e avrebbe sicuramente ridotto la base di Grillo, cosa che Bersani non è riuscito a fare. Se ci ha provato. L’usato sicuro ha dimostrato di essere solo usato e anche un po’ stanco.

Giustamente ci si chiede “e adesso?”

Un Parlamento diviso in tre Poli, Sinistra (30%), Centrodestra (30%), 5 Stelle (25%) con un gruppetto di “montiani” incerti (10%).

Le maggioranze possibili sono:

Sinistra+Centrodestra, Sinistra+5Stelle.

Il 10% montiano si aggrega a chiunque: sono “tecnici” e anche pericolosi nella loro presunzione.

Non ci vuole un genio della politica per capire che la maggioranza PD con 5 Stelle è destinate a vita difficile se non impossibile.

Ma qui sta il nodo: come si frastaglierà l’onda di Grillo quando incontra lo scoglio del mondo reale?

Bersani ha cominciato il mercato delle vacche (si chiama “scouting”), ma su quella linea non sembra ci sia molta disponibilità. C’è però fermento e agitazione. Un po’ di  fronda nei confronti del guru Grillo. Impossibile fare pronostici. Il vertice del PD ha dichiarato che interpelleranno il secondo partito (5S) come passo preliminare. Già: ma con chi parleranno? Interpelleranno la base “online”? Interpelleranno Grillo? Casaleggio? Sarà interessante vedere la logistica del dialogo.

Personaggi importanti fanno dichiarazioni audaci (Finocchiaro: mai con Berlusconi) il resto del gruppo di comando, lo zoccolo duro,  (Veltroni, Bindi, Dalema, Fassino, Violante) tace, ma l’imbarazzo della “non vittoria” è dolorosamente evidente. Si ricorda, e pesa, l’invettiva di Moretti (con questi dirigenti non vinceremo mai).

La alternativa Sinistra+Centrodestra (Monti si adeguerà) richiede  molte virtù che non sono ancora cagliate: flessibilità, visione politica, disinvoltura dialettica, senso pratico, chiarezza di programmi e obbiettivi, età, vigore culturale, energia, definizione di limiti e tempi.

Soprattutto una grande onestà di fronte ai problemi del Paese.

Molti mesi fa l’avevo anticipata chiamandola “la mossa del cavallo”, adesso potrebbe essere drammaticamente attuale. In molti su questo giornale hanno indicato con chiarezza i temi di un governo di programma, la mia domanda è se ci sono le personalità e i cervelli all’altezza della situazione storica.

Informazioni su matteolilorenzo

Architetto, Professore in Pensione (Politecnico di Torino, Tecnologia dell'Architettura), esperto in climatologia urbana ed edilizia, energia/ambiente/economia. Vivo in Australia dal 1993
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Una risposta a E adesso che si fa?

  1. Angela Lm Alessi ha detto:

    Matteoli, non ricevi i miei emails o non mi rispondi? Ang N a m a s t e ‘ Angela Lm Alessi Mob1 Karnataka +91 8197060519 Mob2 Andhra Pradesh +91 7702497955 Skype angelalmalessi aa@angelalmalessi.com alma@ecosustainable.net http://www.angelalmalessi.com FaceBook angelalmalessi

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