La potenzialità degli equilibri instabili
Lorenzo Matteoli
2 Marzo, 2013
Continua il gioco postelettorale delle ipotesi di governo. In apparenza sempre più confuso, ma all’interno del vorticoso mulinare di parole si intravedono svolgimenti. Se la posizione di Grillo resta ferma e se lo scardinatore di Genova riesce a tenere insieme la sua base, l’ipotesi di Bersani di un governo PD appoggiato da Grillo, o da alcune sue disponibili frange, perde credibilità. Le dichiarazioni delle varie “teste” del PD sull’ipotesi di un governo PD+PdL stanno facendo inaridire anche quella possibile ipotesi. Solo una minoranza coltiva ancora l’idea del governissimo. Senza rendersene conto Bersani, e gli altri irriducibili, denunciano la loro debolezza e la debolezza ideologica e programmatica del PD quando dicono che il governissimo sarebbe la morte del PD. Un governo di programma, responsabile e chiaramente disegnato nelle cose da fare e nei tempi in cui farle potrebbe invece essere, veramente, la rinascita del PD e la sua uscita dalla palude degli ultimi 50 anni di massimalismo. Ma evidentemente per questa ipotesi mancano “le condizioni per cui”: idee, cervelli, volti, energia, visione. O forse non sono ancora usciti dall’ombra. Lo zoccolo duro non può concepire l’idea che si possano percorrere insieme fasi di emergenza critica senza perdere né identità politica, né valori ideali. Una cosa che sembra invece banalmente chiara al senso comune. Ma spesso il senso comune e il fare pragmatico nel rispetto dei fatti non appartiene alla politica e tantomeno alla politica di un partito che ha una tradizione secolare di ideologismo perdente.
Nel polverone della meleé verbale si intravede quindi l’ipotesi di un governo di minoranza: PD appoggiato via, via, provvedimento per provvedimento, legge per legge, da chi ci crede. Lo dice Bersani: “Presenteremo il nostro programma di 8 punti in Parlamento e chi vorrà lo voterà”. Chiarissimo. Un riscontro della linea di Grillo: “…voteremo solo le cose che sono coerenti con il nostro progetto/programma…” Sulla distanza questo è anche un riscontro delle idee del PdL sulle “cose da fare”. Una ipotesi piena di incertezze e di difficoltà: ogni decisione uno stallo, un ricatto, una ripicca. Chi saranno i personaggi di questo cambiamento di scena ancora non è chiaro, si comincia a sentire più volte ripetuta l’idea che non sia Bersani il traghettatore o il regista della nuova commedia. In queste fasi una cosa detta due volte da due persone diverse diventa pericolosamente verosimile. Ma altri nomi è meglio non farli. Per la legge fondamentale che chi viene nominato viene bruciato.
Questo secondo me il quadro: in parte nitido e chiaro e in parte nebuloso e oscuro, con sprazzi di luce che potrebbero venire interpretati.
Una sensazione si fa sempre più precisa: potremmo essere alla vigilia di un cambiamento radicale della politica italiana, forse molto più radicale di quanto finora i vari attori non si rendano conto (tranne Grillo?). Si presenta una opportunità unica e rara: quella della grande incertezza e dei sostanziali instabili equilibri delle forze in campo.
Forse è bene fare attenzione alle parole: la speranza è che la potenzialità degli equilibri instabili non venga sprecata per mancanza di coraggio e di “visione”, per grettezza settaria o per prudenza senile. O, peggio, per sciocca arroganza.