Cerchiamo di capire
Lorenzo Matteoli
19 Marzo 2013
La reazione del mondo politico e culturale italiano alle vicende del movimento di Beppe Grillo sollecita qualche riflessione. A parte pochi commentatori che mantengono una posizione pacata la sensazione complessiva è quella di una cacofonia isterica: insulti, disprezzo, scherno da una parte e ammirazione esaltata, entusiasmo fanatico dall’altra. Su varie scale di intensità dalla riduzione/rimozione voluta e forzata alla agitazione sguaiata. In genere tutte posizioni poco utili per inquadrare il fenomeno e per valutarlo nella sua portata politica, culturale e di costume.
Una prima palmare evidenza è che Grillo ha portato sulle piazze e nel teatro della politica il disgusto e il rifiuto che da anni era cresciuto nel corpo sociale del Paese. La gente non ne può più della classe politica e dirigente che massacra il Paese da 50 anni e che da trenta anni sembra formata dagli stessi personaggi. Ma dire “non ne può più” è riduttivo: l’insofferenza è rabbiosa e acuta, viscerale, sanguigna. Il livello di intolleranza è diventato una acuta patologia sociale. Spesso la abbiamo vista esplodere nelle piazze con manifestazioni di violenza irrazionale attribuite in genere a organismi estremi e quindi rimosse come sintomo del malessere sociale diffuso e profondo. Ma le manifestazioni estreme sono la punta dell’iceberg: sono il bubbone visibile esterno del violento disgusto intimo di una società.
Gli scandali, i furti, i privilegi offensivi delle caste, la punizione fiscale dei molti per il vantaggio ingiusto dei pochi, la stupidità settaria del potere burocratico, la malagiustizia, la malasanità, la violenza politica della non rappresentatività elettorale, il furto di rappresentanza democratica di leggi elettorali spregevoli e vergognose, i comportamenti arroganti dei rappresentanti nominati dalle burocrazie dei partiti in spregio alla volontà popolare, lo scialo impunito del pubblico denaro, l’incompetenza e l’inefficienza sistematica… tutto egualmente attribuibile a tutto lo schieramento dei partiti. Un qualunquismo del malaffare, della mediocrità, della disonestà ideologica, della disponibilità all’appropriazione indebita che ha investito tutto lo scenario del potere italiano dai vertici del Parlamento ai consigli di quartiere. Infiltrato nella scuola, nella giustizia, nella sanità in modo diffuso e pervasivo. Una inarrestabile metastasi che ha aggredito tutto il tessuto politico e amministrativo del Paese e che è diventata talmente diffusa da essere recepita come “normale” dalla opinione pubblica mitridatizzata e oramai ridotta alla passiva inerzia. Grillo ha fatto scattare il corto circuito che ha trasformato l’inerzia passiva e subalterna, complice o connivente in feroce incazzatura, in rifiuto assoluto, totale, irriducibile. Lo ha confezionato organizzativamente e lo ha portato in Parlamento. Que se vayan todos.
Con il rifiuto totale non può esserci dialettica e ha ragione Grillo quando mantiene con durezza, e volgarità, la posizione di non disponibilità assoluta nei confronti di qualunque forma di dialogo: è la sua carta vincente, è il suo progetto, è la sostanza del suo movimento. Quando dovesse trattare, anche su posizioni condivisibili, negoziabili, ragionevoli e in qualche modo accettabili come “male minore” perderebbe qualunque credibilità. Il suo movimento si sgonfierebbe immediatamente e verrebbe travolto, assorbito, usato … metastatizzato dalla grande melmosa palude del “resto”. Addio Beppe!
Sulla base di queste brevi considerazioni si inquadra la goffaggine sciocchina (o l’arroganza?) di quelli che vogliono “trattare”, degli intellettuali supinamente organici che invocano da Grillo la “collaborazione” e non si accorgono che gli chiedono di castrarsi o di suicidarsi politicamente (Bersani, Barbara Spinelli et al. per non fare nomi) in nome di una governabilità che nel suo pensiero e schema è l’origine di tutte le schifezze del sistema.
L’errore che commettono è chiaro: considerano e valutano Grillo con le categorie del vecchio “sistema” e non hanno capito l’aspetto assoluto e radicale del Movimento. Que se vayan todos! Non l’hanno capito perché la loro forma mentale è quella incancrenita nel vecchio sistema: dal quale non possono fisiologicamente uscire. Come un ratto che non può pensare come un cavallo. Allora si scatena l’accusa, la derisione, lo scherno, la rimozione riduttiva.
Non ha nessuna importanza se i Grillini sono ingenui, buffi, ridicoli, ignoranti o politicamente analfabeti: non devono essere nemmeno intelligenti (e credo che molti lo siano). Anzi è meglio che non siano intelligenti e se lo sono che facciano finta di non esserlo. Perché sono “altro” dalla palude nella quale sono finiti gli intelligenti, quelli politicamente sofisticati, quelli che hanno la storia dalla loro parte.
Allora che si fa con i grillini? Non si tratta, non si negozia. Si accetta la sfida. Si torna alla politica franca e onesta, si torna al fondamentale buon senso, si abbandonano le contorsioni ideologiche, si recupera la semplicità del fare le cose giuste. Si stroncano le clientele, le complicità e le connivenze banchiere, finanziarie, accademiche, imprenditoriali. Una cosa in particolare si deve fare: abbandonare l’idea fondamentalmente errata di avere la verità in tasca di essere quelli che dicono chi è presentabile e chi no, quelli che hanno la storia dalla loro parte. La storia ha preso una strada diversa.
Bravo Lorenzo…, mi sei piaciuto in quello che hai scritto. Tutto giusto…
Bello! N a m a s t e ‘ Angela Lm Alessi Mob1 Karnataka +91 8197060519 Mob2 Andhra Pradesh +91 7702497955 Skype angelalmalessi aa@angelalmalessi.com alma@ecosustainable.net http://www.angelalmalessi.com FaceBook angelalmalessi
_____
Caro Lorenzo, ho riletto più volte il tuo scritto e ne sono rimasto letteralmente fulminato. Più che giusto o meno giusto condivido pienamente il lucido commento semplicemente su come stanno le cose. Il vaso è stato rotto e non è più riparabile perchè è andato in mille schegge. D’ora in avanti può succedere di tutto ma solo essere riusciti a scardinare un sistema marcio è merito non da poco. Il commento tedesco dei due clowns resta per Berlusconi che è arrivato ora ad impietosire con gli occhiali scuri i suoi adepti in attesa di aggiungerci il bastone bianco. Meglio la bava di Grillo che quella di Forlani . Esisterà una primavera italiana?
Esisterà sicuramente una nuova primavera: l’Italia è un grande Paese, potenzialmente fortissimo sia come innovazione industriale che come economia, culturalmente diverso e resiliente con una storia tormentata che lo ha formato e deformato molte volte nei secoli. Deve ritrovare una unità di pensiero. Questa classe politica non è in grado di interpretarlo, è scollata dalla realtà e dall’animo italiano, nemmeno Grillo l’interpreta: ha capito solo l’incazzatura non la poesia. Ora il momento è buio, ma ci sono i germi del cambiamento: vanno curati con affetto e non vanno calpestati.
Certo che esisterà una nuova primavera: l’Italia è un grande Paese con un enorme potenziale economico, industriale e culturale. Deve ritrovare unità di intenti e volontà di futuro. Ora non ci sono gli interpreti politici di questa necessità, ma il caos attuale è potenzialmente fertile.
quello che credo sia la cosa più pericolosa è l’odio , da tutte le parti . Dall’odio non si torna indietro , altro che mediare . Non è moralismo , l’odio è qualcosa che va oltre la politica, l’economia , la competizione .
tocca le corde profondissime dell’essenza umana e allora qualunque azione sembra una resa
cosa ne pensi?
laura
Hai ragione sull’odio non si costruisce nulla e sono anni che viene coltivato in Italia da una cultura politica che non ha altre capacità di espressione
Non pretendo essere la persona più informata per discutere della situazione politica italiana, ma (a parte il fatto che sono d’accordo con tutto ciò che è detto nell’articolo) mi sorge un dubbio: un Italia governata da una classe politica poco esperta come i grillini, non rischierebbe di farsi “addomesticare” a livello internazionale (e quindi europeo)? Oltre ai valori che sono stati recentemente ampiamente reclamati, una certa “scaltrezza”, competenza e indubbiamente l’esperienza politica mi paiono importanti per difendere gli interessi dell’Italia sul piano internazionale, è possibile farne astrazione?
L’esperienza è importante, fondamentale l’educazione. Ma anche i “tecnici” e i “professori” hanno dimostrato agghiaccianti lacune. Guarda il pasticcio orrendo fatto con i due marò che fra l’altro rischiano se non la vita anni di galera per l’insulsaggine di un ministro “tecnico”? Sciocco e incapace veramente questo Terzi che dovrebbe avere il pudore di dimettersi.