La difficile roadmap di Matteo Renzi
Lorenzo Matteoli
7 Aprile 2013.
Bersani e Berlusconi l’hanno capito da tempo, come Dalema e Veltroni. Fassina, Bindi e i giovani turchi del PD, ci stanno arrivando, ma se lo negano: sperano di esorcizzare il fenomeno, ma il terrore domina le loro aggressive dichiarazioni. Spesso puerili nella negazione dell’evidenza. Monti non lo può capire troppo preso con se stesso. Sicuramente l’ha capito da tempo, e bene, Napolitano, ma è tormentato dalla sua fedeltà al vecchio PCI.
L’opinione pubblica italiana lo ha capito e man mano che passano i giorni si allarga il campo dei futuri elettori che l’hanno capito.
Cosa? Matteo Renzi è il nome attorno al quale gireranno i destini del prossimo scenario politico italiano.
Quando sarà possibile votare, nonostante le barricate dello zoccolo duro, le manovre dei pasdaran bersaniani, e le manipolazioni anticostituzionali del Quirinale e dintorni, una grossa fetta del PD voterà per Renzi, molti che hanno votato, stanchi, per Berlusconi voteranno per Renzi, molti che hanno votato per Grillo voteranno per Renzi e molti che non hanno votato, o hanno annullato la scheda per il disgusto, voteranno per Renzi. Diciamo una bella fetta tra il 35% e il 45% dell’elettorato italiano. Forse il 50%.
È stato sufficiente che Renzi dichiarasse senza ambiguità né contorsioni dialettiche “quello che pensano tutti gli italiani” che immediatamente Bersani ha scoperto la “presentabilità” di Berlusconi e che Berlusconi ha deciso che forse non conveniva spingere troppo per le elezioni subito. I due spendono sicuramente cifre ragguardevoli per far lavorare i vari maghi del sondaggio. Ma non ci vogliono grandi maghi per capire che Renzi interpreta in modo esatto l’umore della gente, dentro e fuori dal partito.
Nel PD si è aperta la “fase 2”, fra maledizioni e strappi si sta sbriciolando l’argilla sotto i piedi di Bersani.
Bersani, per più 50 giorni appiattito con la parte più reazionaria del suo partito sul “mai con Berlusconi”, facendosi prendere a schiaffi sistematici da Grillo e dai suoi felici anatroccoli e coprendo l’umiliazione con una finta dichiarazione di responsabilità, appena sentito l’odore di un possibile impegno di Renzi ha cambiato bordo e sono iniziati fitti colloqui per trovare l’accordo con quelli che fino a ieri erano gli “impresentabili”. Berlusconi, al quale i ricchi sondaggisti hanno chiaramente detto che una larga fetta del suo elettorato avrebbe optato per Renzi, ha scoperto che il suo vero alleato è Bersani.
La paura di Renzi è stato il motore e sarà il legante del patto “impresentabile” PD/PdL. Ma non sarà un legante di lunga durata: basta considerare con attenzione cosa sta succedendo e cosa succederà nel PD per capire che l’associazione sarà di pochi mesi. Le dichiarazioni dei vari capi corrente si stanno già divaricando e fra poco sarà guerra aperta fra lo zoccolo duro, i “mai con Berlusconi”, i trattativisti, i vendoliani, i cattolici e i boy scout.
Il percorso è tormentato. Bersani e la sua cupoletta di cripto-neostalinisti faranno di tutto per bloccare Renzi, per ora ci sono riusciti con il formidabile “assist” di Napolitano che si è comportato come Presidente del Comitato Centrale del PCI più che come Presidente della Repubblica Italiana. Mai nella storia della Repubblica si è fatto scempio della carta costituzionale come negli ultimi due anni di presidenza Napolitano: l’inutile, costoso e ingiustificato laticlavio a vita a Monti, la nomina estrosa di Monti e del governo dei “tecnici”, la proroga a Monti dimissionario e senza fiducia del Parlamento, la fantasiosa nomina di “saggi” con un incarico tanto oscuro quanto inutile, la autorizzazione silenziosa e implicita della arrogante “non rinuncia” di Bersani, che creerà confusione a breve termine e che insieme alle altre iniziative personali di Napolitano costituisce un pericoloso precedente di gestione soggettiva e irrituale della nostra Costituzione. Una gestione soggettiva chiaramente orientata al privilegio del PD. Un privilegio che non servirà comunque a tenere insieme il partito oramai sfrangiato in correnti e sette antagoniste e condannato dal “senso sciagurato di superiorità” che gli impedisce la lettura della realtà del Paese e il confronto senza pregiudizi con le altre forze politiche.
La cosa interessante, se si vuole studiare l’assistenza manipolatoria dei media di regime e la faziosità dei costituzionalisti “organici”, è il silenzio che ha accompagnato da sinistra la macellazione della Costituzione. È diventato banale dire “se l’avesse fatto Berlusconi”, ma la riflessione non è priva di sostanza. La strampalata giustificazione che si offre è che “era l’unica soluzione” quando la rigorosa applicazione del dettato costituzionale ne offriva ben altre.
Il pericolo, oltre al boicottaggio delle forze conservatrici che oggi ancora controllano gli organi direttivi del PD, potrebbe essere in qualche errore di Renzi, come ad esempio una sua uscita dal Partito. Renzi deve assolutamente restare nel Partito e vincere la battaglia dentro al PD: la sua uscita sarebbe la sua fine come soggetto politico credibile. Quando avrà vinto, il PD non sarà più quello di oggi. Dalema andrà con Vendola a fare la “grande sinistra” del 5,3%. Lo zoccolo duro andrà con qualche sopravvissuto di Rifondazione o con i giustizialisti di Ingroja, i cattolici torneranno nelle retroguardie della DC. Bersani, Fassina e i giovani turchi si adegueranno senza fare autocritica, e l’Italia avrà finalmente un partito di sinistra senza il bagaglio orrendo che l’ex PCI non è mai riuscito a scaricare. Non resta che aspettare.
Ciao Lorenzo, diagnosi perfetta !!! Non aspettiamo altro…Quando vieni dalle nostre parti ?? Sarebbe bello vederci e fare due chiacchiere. Un abbraccio Marco P.S Per favore puoi aggiungere alla tua lista dei destinatari calandra.carlo@gmail .it Grazie mille Marco