Il discorso del Presidente
Lorenzo Matteoli
24 Aprile 2013
Un monumento di 34 minuti e 44 secondi.
Con questo discorso, teso, rigoroso, severo, lucidamente scandito nella logica e nella sintassi politica e italiana, con momenti di contenuta indignazione e con momenti di sentita commozione il Presidente Napolitano riscatta i precedenti sette anni di gestione blanda e anonima, parziale in molte occasioni, e il suo passato, mai affrontato con chiarezza, di comunista ortodosso sulla linea del Cremlino.
Mai nella storia della Repubblica un Presidente si è trovato in una simile drammatica emergenza, mai si sono sentite nel Parlamento della Repubblica parole di passione e rigore politico di questo calibro.
Gli applausi, da diversi settori dell’Aula nelle diverse fasi, hanno sottolineato i momenti più significativi. Hanno sottolineato anche, con ambiguità esplicitamente denunciata dall’oratore, il durissimo richiamo all’ordine ai partiti e ai movimenti politicamente responsabili per sordità e cecità politica della drammatica situazione e dello stallo.
“Imperdonabile” è stata la mancata riforma della legge elettorale.
“Imperdonabile” la mancata riforma della seconda parte della Costituzione. Un messaggio severo, senza riscatto, per le demagogia da avanspettacolo che la cantava come “la più bella del mondo.”
L’incapacità di trovare soluzione di governo ai numeri usciti dalle elezioni è stata denunciata come grave immaturità politica dei partiti che hanno mancato al loro compito fondamentale: prendere atto della realtà dei risultati elettorali “piacciano o non piacciano” e risolverli proponendo un governo che, come detta l’Articolo 94 della Costituzione: “deve avere la fiducia delle due Camere.”
Il Presidente ha denunciato la irresponsabile campagna di disinformazione che ha creato l’orrore per ogni ipotesi di intese, alleanze, mediazioni, convergenze fra forze politiche diverse, definita una regressione di chi non riesce a concepire che si possa fare politica senza conoscere o riconoscere le complesse problematiche del governare la cosa pubblica e le implicazioni che ne discendono in termini appunto di mediazioni, alleanze, intese politiche. Ha ricordato come i governi di tutti i Paesi dell’Europa sono sostenuti da questo genere di coalizione: quando altre soluzioni non sono disponibili i governi di scopo o di coalizione sono la necessità ineludibile, vanno formati, vanno sostenuti, vanno gestiti responsabilmente.
Un messaggio chiaro e severo per i moralisti puerili, politicamente rozzi, pronti a denunciare di “inciucio”, un termine culturalmente laido, qualunque tentativo di mediazione e di negoziato, e per la regressione sterile del “mai con Berlusconi.” Come se non ci fossero differenze fra Berlusconi e i 9,922 milioni di elettori che hanno votato la coalizione di centrodestra. Come se non si potesse distinguere fra gli uomini e le idee.
Il Presidente ha dichiarato di assumersi la responsabilità del prossimo settennato, nei limiti che gli consentiranno le forze e l’età, responsabilità che gestirà nel rispetto della Costituzione riservandosi di denunciare e di rispondere “di conseguenza” a ogni atteggiamento che riproponga le chiusure e gli arroccamenti settari che hanno portato il Paese nella drammatica attuale situazione.
Molti hanno interpretato questa frase come una minaccia di possibili dimissioni, io credo che la minaccia sia più ovviamente quella di scioglimento delle Camere.
Il discorso ha poi tracciato alcune linee fondamentali che il nuovo Governo dovrà affrontare: lavoro, imprese, Europa, innovazione, giovani, sulla traccia dei documenti proposti dalle commissioni dei saggi che dovranno essere interpretati e portati nell’azione di governo.
Il discorso del Presidente è stato un discorso al Parlamento, ma anche al Paese e a tutti i soggetti responsabili della formazione dell’opinione pubblica e politica e della sua rappresentazione. Si sentiva chiaro sottotraccia il richiamo all’ordine rivolto alla stampa e ai media, pesantemente responsabili del degrado del dibattito politico nel Paese. Chiaro anche l’avvertimento a chi vuole travolgere o sostituire il Parlamento e i Partiti con la “Piazza” reale o virtuale. Chiaro l’avvertimento ai partiti perché si rinnovino e si riformino riscattando la loro funzione vitale nel dibattito politico, in Parlamento e non nei salotti televisivi.
Un discorso di portata e peso storico che dovrebbe costituire oggetto di lettura e riflessione nelle scuole, nelle Università nelle redazioni dei giornali e dei media e in tutti i luoghi nei quali si forma l’opinione pubblica e politica. Ovviamente nelle sedi e nelle segreterie dei partiti.
Nei prossimi giorni vedremo come sarà accolto nella prassi il discorso del Presidente: la prima reazione di ieri della Direzione del PD non lascia sperare molto. La notte dei lunghi coltelli è stata rinviata, ma le premesse sono state pessime: molte parole, giochi di parrocchie e di sette interne, rancori e implicite promesse di vendetta. Il PD non sembra avere ancora preso atto della “non vittoria” e del disastro che Bersani è riuscito a compilare strozzato dalla sua base e dalle altre fazioni interne sfrenate nel gioco dei personalismi e delle parrocchie di segreteria lasciate senza collare e senza mordacchia da una segreteria senza obbiettivi e priva di visione politica alta. Particolarmente assurdo il comportamento dell’ex presidente del PD Rosy Bindi che continua, chiusa, caparbia, arrogante, fondamentalista, un discorso vecchio superato di anni luce dal mondo reale, superamento che oggi è stato ratificato dalla rigorosa e aperta posizione del Presidente Napolitano. Con la chiarezza e la semplicità che spesso sono preziosi attributi di un cervello lucido nell’età avanzata.
Se il PD non riuscirà a utilizzare questa critica emergenza per ripulire i suoi manifesti e per dividersi in modo chiaro e salutare nelle tre fazioni che oggi lo massacrano dall’interno: sinistra estrema, moderati socialdemocratici e cattolici fondamentalisti, non riuscirà nemmeno ad esprimere una rappresentanza di governo e il Presidente Napolitano dovrà riprendere la sua azione di recupero del rigore. Nell’ambito e nel rispetto delle competenze che gli attribuisce la Costituzione.
Il PdL sembra più allineato anche sulla base dell’entusiastica reazione di Berlusconi al discorso del Presidente. Una reazione “troppo” e, come qualcuno degli applausi, con un sapore ambiguo.
Difficile prevedere la reazione del Movimento di Grillo: rimasto in silenzio durante il discorso del Presidente, per imbarazzo alcuni e altri per paura di non essere apprezzati dal capo. Grillo dovrà gestire la sua prima reazione, esagerata e pericolosa, alla elezione del Presidente Napolitano.
Il discorso del Presidente Napolitano di fatto ha fondato la Repubblica Presidenziale Italiana, una forma non scritta nella Costituzione, ma da oggi chiaramente praticata.
molto bello
Carissimo Lorenzo, sei sempre molto bravo nei tuoi commenti politici, ma questa volta hai superato te stesso, hai unito a una lucida analisi uno slancio appassionato di emozioni e di passioni. Sono completamente d’accordo con te. Ti ringrazio di condividere i tuoi pensieri. La prossima volta ti proporr come presidente della repubblica !!!!!!!!! Un abbraccio Paolo