Ricordo di Giulio Andreotti

 

 

 

La volta che incontrai l’onorevole Giulio Andreotti

nel luglio del 1976

Lorenzo Matteoli

Scarborough

Febbraio 2010 – Maggio 2013

Nel 1976, l’Italia stava discutendo la proposta  di piano nucleare dell’Onorevole Carlo Donat-Cattin 14 centrali da 2000 MW cioè 28.000 MW installati ipoteticamente  pronte per il 1985. Avrebbero coperto una quota di circa il 90% della domanda elettrica italiana a quegli anni (200 TWh). Con qualche problema  sull’impiego  dell’energia prodotta nelle ore notturne dalle centrali non modulabili.
Dal punto di vista nucleare una strategia radicale, simile a quella della Francia, dal punto di vista della neonata cultura verde ambientalista (Friends of the Earth e Partito Radicale) un errore.

Personalmente avevo cominciato a occuparmi di energia nel 1973, per caso.
 A seguito di una strana “grana” di una industria italiana di serramenti in Francia avevo creduto di “scoprire” i collettori solari ad aria. Avessi avuto a disposizione Google con un semplice click avrei saputo che la tecnologia era già stata scoperta in California nel 1937. Ma tant’è. Mi ero poi occupato di nucleare, anche per caso, invitato dai sindaci dei siti previsti dal Piano Donat Cattin, che dovevano rispondere (entro 30 gg) alla relazione predisposta da una ventina di professori del Politecnico di Torino, avevo studiato la relazione e controdedotto puntualmente. Ero allora un professore “incaricato” di Tecnologia dell’Architettura e avevo commesso uno dei più gravi errori che si possono commettere nell’Accademia: disciplinary trespassing.  Mi ero occupato di problemi attinenti a un campo disciplinare non di mia competenza. La mia invasione era stata tanto più grave in quanto il confine violato era quello della “Fisica Tecnica” (ancora non si chiamava energetica), un territorio ferocemente tutelato dalla casta baronale più forte e temuta del vasto territorio “politecnico italiano”.
 Gli incursori erano puniti severamente: niente prigionieri (accademicamente parlando si intende). 
I docenti che avevano prodotto per conto dell’ENEA/ENEL il documento sulle ipotetiche localizzazioni quando appresero del mio criminale abuso chiesero al Magnifico Rettore Rigamonti la mia “testa”.  Il prof. Rolando Rigamonti, Ordinario di Chimica Industriale e allievo di Guido Natta, non era della casta “energetica” e non era  un personaggio da prendere sottogamba: cortese, gentile, paternamente sorridente, tenace e rigoroso. Chiese di leggere il rapporto che avevo preparato per i Sindaci, le obiezioni dei professori e le mie controdeduzioni. Un malloppone di 400 pagine. A conclusione della sua lettura molto candidamente disse ai 20 ordinari arrabbiati: “Mi convince di più il rapporto di Matteoli che il vostro”. Mi salvò la carriera e in qualche modo venni officiato nel territorio dell’energia, vietatissimo agli architetti di allora che, per gli ingegneri, da sempre e ancora oggi, sono “figli di un dio minore”. 
Con questa storia alle spalle venni invitato a Roma a un convegno  organizzato da una piccola rivista (qualcosa come “Il progresso scientifico”)  ma non ricordo  nè il titolo della rivista nè i nomi di coloro che mi avevano invitato. Qualcuno di loro doveva essere molto ben “connesso” perchè il presidente del convegno era Giulio Andreotti nel 1976 Capo del Governo. 
Andreotti puntualissimo arrivò al Convegno, senza scorta, e aprì i lavori, seguendo poi con grande attenzione tutti gli interventi.
 Fui il primo a parlare e svolsi il mio ragionamento  sulla intensità finanziaria (capital intensity) del progetto nucleare, un tema che avevo ben preparato e che avevo esposto ed elaborato in occasione di decine di convegni, seminari e dibattiti  a Torino e nei comuni “nuclearizzandi”, quindi con buoni numeri e solida logica connettiva. Volutamente ignorando tutta la tematica consumatissima sui rischi radiativi che sapevo essere il cavallo di battaglia del partito “nucleare”. 
Dopo di me interviene Francesco Corbellini, allora potentissimo presidente dell’ENEL.
 Corbellini si era evidentemente fatto preparare l’intervento da qualche collaboratore, non lo aveva probabilmente nemmeno letto e forse aveva distrattamente ascoltato il mio intervento. Fatto sta che tutto il suo discorso era impostato per contrastare una mia presunta posizione di antagonista al nucleare basata sui rischi radiativi.
 L’Onorevole Andreotti ascolta con pazienza l’intervento del Presidente Corbellini, ma dopo un po’  lo interrompe con il suo famoso pacato, ma tagliente interloquire. “Presidente Corbellini,” dice Andreotti, “il professor Matteoli non ha detto le cose che lei gli sta facendo dire, ma ha svolto un altro tema sul quale sarebbe interessante avere la sua opinione.”

Il “divo Giulio” ha capito benissimo il senso del mio intervento e la rilevanza della valutazione effettuata e, nei limiti della sua nota formale cortesia, è vagamente irritato dalla “evasione” di Corbellini.
 Corbellini resta di sale, non è abituato ad essere interrotto, ma l’autorevolezza di Giulio Andreotti gli impedisce di reagire come vorrebbe, non è preparato a rispondere, balbetta qualcosa e rapidamente conclude il suo intervento.

Con la battuta famosa di Clint Eastwood quel giorno Andreotti “…made my day.” Ancora oggi (Maggio 2013) sono un suo ammiratore: le leggende sataniche non mi hanno mai convinto.

Lorenzo Matteoli

Nota 2010: La intensità di capitale della energia nucleare è ancora oggi un buon argomento di riflessione. I numeri sono diversi, ma il problema resta.
http://matteoli.iinet.net.au/html/Articles/nukebluff.html

Informazioni su matteolilorenzo

Architetto, Professore in Pensione (Politecnico di Torino, Tecnologia dell'Architettura), esperto in climatologia urbana ed edilizia, energia/ambiente/economia. Vivo in Australia dal 1993
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Una risposta a Ricordo di Giulio Andreotti

  1. luke ha detto:

    Great post, keep up with the hard work, youre doing it right!

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