Lupi, capre e cavoli again
Lorenzo Matteoli
14 Maggio, 2013
Nota: risposta a Gerardo Coco:
http://www.lsblog.it/index.php/economia/148-gerardo-coco-risponde-a-matteoli
I stand corrected.
È vero, come dice Gerardo Coco, non conosco “gli effetti della politica monetaria-inflazionista” recentemente intrapresa dal Giappone. È vero anche, sempre secondo Coco, che “il Giappone non è cresciuto per vent’anni a causa del debito elevato che è stato interamente assorbito dal risparmio interno….debito che ha alimentato solo spese statali cioè consumo e non investimenti produttivi.”
Adesso il primo ministro Shinzo Abe e il nuovo governatore della Banca Centrale del Giappone (BOJ) Haruhiko Kuroda hanno deciso di stampare “miliardi di yen al giorno per stimolare l’inflazione, svalutare lo yen e aumentare l’export….Ma è da illusi credere che si possa creare sviluppo con queste manovre.” Sempre secondo Gerardo Coco e i “mercati hanno già messo in conto il default … [perché] il dirigismo delle banche centrali e le politiche monetarie (vedasi USA ed Eurozona) non hanno mai salvato nessun paese e, prima o poi, arriva puntuale il default.”
…ma l’enorme spesa di lavori pubblici attuata da FDR fu lo strumento per uscire dalla grande crisi del ’29 e rimettere in moto il ciclo virtuoso del denaro. O no?
A parte la mia ignoranza sulla specifica situazione finanziaria giapponese e sulle probabili conseguenze delle misure inflazionistiche della BOJ le mie conclusioni non sono molto diverse da quelle di Gerardo Coco, anch’io scrivo che “non sono i vecchi strumenti del monetarismo classico che risolveranno il problema…ci vogliono strumenti nuovi e diversi.”
Anche alcune altre cose restano vere: ad esempio è vero che il Giappone ha vissuto in uno stato di non-crescita e non-fallimento per venti anni con un debito che è arrivato al 230% del PIL (1.77 volte quello italiano), quindi ben oltre il limite catastrofico indicato da Reinhard e Rogoff. La catastrofe avverrà solo adesso, secondo Gerardo Coco, a causa della decisione di stampare miliardi di yen, ma non a causa del pesante debito che ha provocato solo non-crescita per venti anni, ma non ha portato al default, per venti lunghi anni.
Resta da capire quale ricetta suggerisce Gerardo Coco quando scrive (dal suo blog) “Nuovo potere d’acquisto reale nell’economia si forma attraverso la produzione. Il mercato, infatti, funziona nel modo seguente: si producono merci e servizi per ottenere denaro e con questo si acquistano altri beni e servizi. Il denaro è solo un intermediario di scambio. Infatti in termini reali, sono i beni stessi a costituire il mezzo di pagamento per acquistare altri beni.”
Confesso la mia ignoranza, ma “come si producono beni e servizi per ottenere denaro.” Se non si dispone del denaro per produrre beni e servizi? Ci vuole il credito dalle banche. Ma il credito dalle banche non è denaro?
Ms come si fa se, come afferma Coco, la banca centrale non deve immettere nuova liquidità nell’economia perché così creerebbe potere d’acquisto monetario (non reale) slegato dalla produzione di beni reali?…etc.….etc.…
Ho l’impressione che si tratti di cane che si mangia la coda o di uovo e di gallina.
Avremo presto una risposta ai nostri dubbi quando Giappone e Stati Uniti andranno in default, perché, dice Coco: “… si può quindi prevedere cosa possa succedere all’economia americana che sta seguendo lo schema giapponese.”
Ma se USA e Giappone non andranno in default ci si dovranno porre altre domande. Domande che richiederanno altre risposte.
Poco si capisce della “triste scienza” e anche i “maestri” sembrano essere in difficoltà, specialmente nella tempesta della Grande Crisi Finanziaria Globale che sta sovvertendo tutte le grammatiche consolidate.
Una generica affermazione si può fare: dal vecchio sistema si esce usando strumenti del vecchio sistema avendo in mente l’obbiettivo di un nuovo modello macroeconomico di scambi e di compensazioni. I debiti degli Stati vanno riassorbiti spalmando la restituzione su un congruo lasso di tempo per il quale va costruita, difesa e mantenuta la credibilità delle strategie di risanamento finanziario e riassorbimento del debito, credibilità che è la base per l’accesso al credito dei mercati che sarà indispensabile fino a quando non si approderà alla nuova riva.
Per concludere devo confermare il mio dubbio: forse è una barca con solidi portelli di separazione, forse sono due barche una al traino dell’altra, forse non è vero che si deve attraversare il fiume. Forse non è un problema di capre, lupi e cavoli.