IL COLLASSO PILOTATO


Lorenzo Matteoli

30 Maggio, 2013

 

 Nota: questo post è in progress

Il problema oggi è recuperare la efficacia della delega, del mandato elettorale e la responsabilità conseguente degli eletti/delegati di decidere, di comandare e di rendere conto. Dalla parte degli elettori lovvio complemento dellobbedienza e del rispetto della delega data.

Recuperare il valore, la espressione e il rispetto del senso comune che impone questa obbedienza, che non è subalternità o asservimento, ma che è lindispensabile struttura del rispetto reciproco dellIndividuo per lIstituto e dellIstituto per lIndividuo. La condizione fondamentale di una società giusta. Lessenza della democrazia. La base di ogni libertà.

 

Nel linguaggio schematico dell’esercizio teorico questa sembra una operazione chiara, semplice e lineare. Si tratta in realtà di una sconvolgente rivoluzione sociale che potrebbe avere implicazioni molto dure con il rischio di contrasti violenti. Decine di migliaia di soggetti verrebbero estromessi dal loro luogo di potere e non sarebbero né disposti né contenti. Per convincerli ci vorrebbero opzioni alternative severe, per usare un linguaggio delicato.

Il recupero dell’efficienza della democrazia richiederebbe anche una drastica semplificazione dello schema di potere oggi operativo in Italia. Le teorie della sociologia del potere nei loro schemi in genere presumono due entità: la entità A che esercita il potere e la entità B che lo subisce o lo riscontra con il suo comportamento.

Nel mondo reale questa semplicità non esiste. Lo scenario è molto più complesso per la molteplicità e per i diversi profili delle figure che interagiscono, per i tempi necessari ai processi di elaborazione e di comunicazione, per la strumentazione mediatica e logistica, per i tempi necessari alla comprensione e alla elaborazione culturale dei messaggi, per la viscosità e la resistenza al cambiamento degli scenari politici, sociali e culturali in essere. Si tratta evidentemente di un quadro di complessità caotica che rifiuta per la sua gestione ogni logica grammaticale. Il quadro caotico peraltro, proprio per la caratteristica delle dinamiche caotiche, ammette cambiamenti repentini e radicali razionalmente inconcepibili che sfuggono a qualunque progettualità. La potenzialità dell’intuizione poetica dei sistemi sociali complessi: una figura classica dell’utopia ragionevole.

Le due entità A e B sono in genere rappresentate da una molteplicità di sub-soggetti, gruppi o individui, non necessariamente omologhi o caratterizzati da unità di intenti, ma a loro volta collegati da relazioni di “sotto-potere”. Nei nostri partiti sette, correnti, fazioni, cordate. Lo stesso vale per tutti gli altri “individui”  o “entità” dello schema. Il potere nel mondo reale è una nuvola vaga di soggetti interagenti, sui quali si sovrappone il potere dei media oggi quasi sempre negativo o interdittivo che esercita una pressione spesso ricattuale sui livelli organici che dovrebbero “decidere”. (cfr Il Potere come sistema-rete) Gli organi di governo sono fragili di fronte all’azione dei media: nessuno si può permettere di contrastarli con fermezza  senza rischiare di venirne annullato.  I media, giornali e TV, fanno a loro volta capo ad altri “centri di potere” (Banche, Istituti Finanziari, Industrie, Parastato, Corporazioni etc.) presenti nei Consigli di Amministrazione e nelle Redazioni attraverso relazioni personali ideologicamente marcate o rappresentanti ufficiali di partiti o forze economiche. Le Redazioni sono a loro volta articolate in gruppi, fazioni, circoli o cordate che fra di loro stanno in termini di dialettica spesso conflittuale se non antagonista.

Gli schemi della sociologia del potere dovrebbero essere applicati a una molteplicità di situazioni, conflitti, alleanze, personalità individuali in un modello di complessità assolutamente ingestibile in termini tecnici da giochi statistici o di simulazione probabilistica.

La generale intuizione è che il complesso scenario del “potere” oggi in Italia sia arrivato alla fine della sua funzionalità: l’intrico caotico ingestibile sta soffocando il Paese e con il Paese se stesso. Una dinamica suicida che per molti è la logica condizione preliminare del collasso. Se lo scenario deve cambiare, se il collasso ineludibile deve essere in qualche modo governato è logico chiedersi quali potrebbero essere le condizioni da imporre a questo caotico caravanserraglio per indurlo a un “cambiamento” possibilmente non cruento e non violento. Si tratta evidentemente di una emergenza drammatica.

Di fronte al dramma della congiuntura il profilo della classe politica italiana come quello dei più importanti operatori nello scenario, più che preoccupare, fa paura. Inutile cercare in queste stanze una qualunque unità, un “senso comune”, oppure condivisione di obbiettivi. L’armata Brancaleone degli scontrinisti, i battibecchi fra le fazioni del PD, le piccole parrocchie individuali del PdL, disorientate e incerte per la situazione personale di Berlusconi, non  consentono ottimismo. Come non consente ottimismo la cultura dei media, stampa e TV, e la cultura delle grandi corporazioni finanziarie e industriali che vedono nell’emergenza, più che il dramma del Paese, l’opportunità per acquisire maggiore potere e maggiore potenziale profitto. Sullo sfondo, cupa, l’ombra di poteri mafiosi e delle organizzazioni criminali nazionali e internazionali. Complotti, cupole davossiane e improbabili fantasmi di illuminati bilderbergeriani.

 

Si presentano all’analisi di un possibile futuro tre ipotesi:

 

  1. more of the same;
  2. svolta nella continuità del Governo Letta
  3. svolta con la caduta del Governo Letta e nuove elezioni.

 

L’ipotesi more of the same sarebbe letale: la sicura premessa per future ingovernabili catastrofi.

Le altre due ipotesi richiedono tutte e due una scintilla di innesco seguita da una fase di cesura costituente. Questa fase, delicata e fondamentale,  potrebbe avere caratteristiche molto diverse se si dovesse svolgere con la attuale “strana maggioranza” oppure con un nuovo Parlamento definito da nuove elezioni. Certamente sarebbe più chiara politicamente la cesura costituente con un Parlamento rinnovato da elezioni non avvelenate da regole indecenti.

Ci si chiede quale potrebbe essere la scintilla di innesco necessaria per  dissolvere l’incerta nebulosa della congiuntura, quale forza può svolgere l’intrico caotico asfissiante del sistema di potere suicida. Una risposta sembra emergere sempre più forte e chiara, ovvia: la paura. La paura di essere mandati tutti a casa. La paura di dover rinunciare ai privilegi della “casta” appena conquistati e non ancora compiutamente assaporati. La paura di perdere il pezzettino di potere e di immagine pubblica. La paura di dover affrontare la quotidianità dopo l’arroganza e il fallimento. La paura di perdere privilegi e profitti, la paura di una catastrofica caduta di valori di mercato, di margini personali e corporativi. La paura di essere scaraventati alla mercè di “raider” finanziari cinici, abili e competenti.

Questo è l’unico legante, ineffabile, segreto, tenacissimo che potrebbe costringere il branco di onorevoli delle tre sponde parlamentari a una disperata strategia per “rimanere”. Lo stesso vale per tutti gli altri poteri e sottopoteri del caotico sistema-rete: banche, industrie, corporazioni e media. Quando tutti i soggetti avranno chiara questa sensazione la loro priorità sarà risolvere, cambiare, pulire, e “produrre”, a tutti i costi “produrre”. Forse il Presidente/Czar Giorgio dovrebbe evocare con maggiore vigore la sua volontà di mandare tutti a casa se il Governo Letta fosse messo nella impossibilità di passare le urgenti e indispensabili misure di emergenza e di riforma dalla litigiosità del branco. Si azzererebbe il potere dalla classe politica  e tutti gli altri poteri si troverebbero nel vuoto: i manici dei loro coltelli ricattuali di colpo trasformati in poltiglia scivolosa.

In uno scenario  di continuità il Governo Letta potrebbe durare il tempo sufficiente per produrre una nuova legge elettorale e qualche altra riforma urgente (fine del finanziamento ai partiti e alla stampa, tagli alla gigantesca macchina celibe della burocrazia statale, eliminazione province e regioni, eliminazione enti inutili e assurdi privilegi della casta, dismissione di parti del demanio per ridurre il debito, investimenti per innescare la ripresa dell’economia, occupazione giovanile e richiamo delle industrie a suo tempo delocalizzate). Ma potrebbe anche durare fino alla fine della legislatura se fosse veramente capace di impostare la “svolta storica” del Paese: politica dura nei confronti dell’invasione mafiosa e della corruzione a tutti i livelli, riforma della giustizia, una seria riforma della scuola e dell’università.

Se invece la litigiosità del branco e gli “ego” stupidi degli sculettatori dovessero avere il sopravvento il Governo delle Larghe Intese andrebbe incontro a una rapida fine e si aprirebbe uno scenario che molti già chiamano del “collasso pilotato”. Di seguito provo una descrizione fanta-ipotetica del possibile processo.

Scioglimento delle camere, primarie PD con possibile vittoria di Matteo Renzi e successiva scissione del PD in due o tre nuovi partiti (cattolici, sinistra-sinistra, centrosinistra), nuove elezioni con probabile maggioranza di centrosinistra con o senza appoggio di quello che resterà del movimento di Grillo e di transfughi dallo sbandamento del PdL. Il PdL senza Berlusconi scompare o quasi.  Possibili premier Matteo Renzi, Fabrizio Barca, Pippo Civati, Emma Bonino. Governo di salute pubblica con un programma di radicale rinnovamento del Paese, lotta dura alla corruzione, alla mafia e alla camorra, tagli drastici alla macchina amministrativa centrale e periferica, epurazione della “casta”, dismissione di importanti pezzi del demanio per ridurre il debito pubblico, riforma della giustizia, del lavoro e della scuola, e dell’Università, investimenti per il rilancio della competitività italiana sui mercati internazionali e per il richiamo delle industrie delocalizzate. Investimenti strategici per la manutenzione del territorio, centralizzazione della gestione dei rifiuti urbani, norme drastiche per la riduzione del volume  dei rifiuti urbani (tipo legge Toepfer), costruzione di inceneritori della quinta generazione, investimenti strategici per il controllo dello spreco di energia. Rilancio strategico di una politica agricola per la riduzione dell’import alimentare. Posizione ferma a Bruxelles e a Francoforte per una ridefinizione dei trattati “Euro”: energia, agricoltura, finanza, debito pubblico, mobilità del lavoro nell’Eurozona. Negoziato fermo per la gestione comune Europea dell’immigrazione nordafricana, Est Europa, asiatica e mediorientale.

 

Conclusione

Si tratta di due percorsi probabili: il primo nell’ipotesi di continuità del Governo di Enrico Letta sostenuto dalla stessa strana maggioranza detta delle larghe intese che per ora sembra dominata dal bisticcio settario che caratterizza i due partiti della coalizione di governo. Il secondo percorso è invece quello che si potrebbe svolgere nell’ipotesi di caduta del Governo Letta, caduta provocata dalla litigiosità e dai contrasti interni ai partiti della coalizione. Tutti e due i percorsi dovrebbero comprendere in apertura una cruciale fase di cesura costituente. La continuità potrebbe piacere all’opinione pubblica moderata, la rottura, il Collasso Pilotato, potenzialmente più interessante, ma anche più critica e pericolosa, aprirebbe al Paese una svolta più radicale nella evoluzione del quadro etico/politico generale e forse più favorevole a una evoluzione più rapida verso una nuova fase storica della Repubblica.

 

 

 

 

 

Informazioni su matteolilorenzo

Architetto, Professore in Pensione (Politecnico di Torino, Tecnologia dell'Architettura), esperto in climatologia urbana ed edilizia, energia/ambiente/economia. Vivo in Australia dal 1993
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