IL VERO PROBLEMA

Il vero problema

Lorenzo Matteoli

13Agosto, 2013

 

È noto che uno dei problemi più difficili per un ammalato terminale è riconoscere la sua condizione, accettarla, e comportarsi di conseguenza. Lì si verifica fino in fondo la consistenza culturale dell’uomo o donna: serenità, compostezza, calma e visione “terminale” dell’esistere, oppure disperazione, collasso mentale, farneticazioni e fine penosa.

Poi, dopo la fine, tutto riprende e il vuoto  più o meno grande che lascia viene rapidamente o lentamente riempito da chi resta, con i sentimenti, con il ricordo, la “legacy” culturale, la “memoria”. Gli unici veri monumenti. Oppure … il niente, a seconda…

Sic transit …. requiescat  in pace … R.I.P…. etc.

Quando cadde il muro di Berlino, la sera stessa, in Consiglio Comunale a Torino l’allora ex Ministro DC Guido Bodrato disse con grande lucidità e primo di tutti: “Crollato il Comunismo, crollerà l’anticomunismo“. Analisi esatta come poche e sancita poche ore dopo lo storico crollo e anche una lezione chiarissima di pensiero politico critico.

Facile l’applicazione all’attualità: con la fine di Berlusconi finisce l’antiberlusconità. Ma cosa voglia dire esattamente lo stiamo comprendendo dalle cronache quotidiane…bit by bit. Ogni giorno un pezzettino. Il luogo comune: che l’unico collante del PD/DS/PdS ex PCI, rimasto orfano, ideologicamente parlando, dopo crollo del Muro era l’anti-berlusconismo, si sta svolgendo con sviluppi sorprendenti. La stampa di regime della sedicente sinistra guidata da La Repubblica investiva tonnellate di carta ed ettolitri di inchiostro per creare il monumento anti-berlusconi: dal 1994 in poi con una diligenza pari al vuoto di contenuto politico creativo di analisi storica effettiva delle congiunture è stato costruito il “mostro”. Una costruzione che ha visto peraltro il mostro collaborare anche troppo efficacemente. L’immane sforzo investito nella costruzione e gestione del mostro ha distratto tutta l’area da compiti molto più importanti, De Gregori ha felicemente sintetizzato: ci fossimo fatti meno domande su Noemi e più domande sull’ILVA.  Ma sguazzare su Noemi, d’Addario e Ruby rendeva mediaticamente di più che occuparsi dell’ILVA, un tema che forse dispiaceva un po’ anche a Nichi Vendola (della serie nessun nemico a sinistra). Oppure occuparsi e informare la gente del debito pubblico, degli sprechi di regime, della burocrazia inefficiente, della giustizia ingessata e della scuola disastrata.

Questa stessa stampa oggi fa fatica a rendersi conto della situazione “terminale” e si agguanta disperatamente agli ultimi spasimi di agonia: le grandi penne incapaci di abbandonare un tema che è stato così ricco di ritorno mediatico per affrontare “l’accettazione e comportarsi di conseguenza“.

Tutti i giorni o quasi vediamo gli scontri verbali fra le due parti: è incredibile e scoraggiante sentirli(e) urlare tutti(e) contemporaneamente per darsi sulla voce, come ovviamente qualcuno gli ha insegnato, e non ascoltarsi. L’altro(a) non esiste, quando l’altro(a) è fondamentale in una dialettica non ammalata.

Con la fine di Berlusconi il suo Partito personale si sta sciogliendo nelle mille parrocchie personali dei berlusconcini(e) rimasti(e). Senza un riferimento ideologico valido, senza il mandato apprezzabile di un manifesto liberale, socialdemocratico, laico, “centrale”. Senza una vera presenza sul territorio, senza una scuola di partito, una dialettica interna, una produzione politica qualunque. Questo vuoto di cultura politica è infatti il vero reato storico di Berlusconi quello che lo ha distrutto: il resto ha la stessa credibilità della magistratura che lo ha gestito nei tribunali. La stessa credibilità della macchietta napoletana che ha rappresentato la commedia in Cassazione. Saranno anche vere le sue “colpe” fiscali e festaiole, ma non è più cosa interessante e oggi non conta più. Come è poco interessante chiedersi perché lui  sì e gli altri egualmente responsabili no. Una domanda legittima, ma una dialettica politica che fa parte del rifiuto dell’agonia.

Per evidente simmetria al “vuoto” berlusconiano ha corrisposto e corrisponde il vuoto della sedicente sinistra i cui uomini migliori hanno continuato a predicare che la battaglia politica non si conduce nei tribunali, ma la sostanza ideologica per questa battaglia, il materiale politico non l’hanno prodotto. O se lo hanno prodotto non è stato utilizzato. Sacerdoti inascoltati di una religione morta: le loro voci sommerse dal torrente rumoroso de La Repubblica, di Santoro, Fazio, Ballarò,  etc.

Ma usciamo dallo sterile battibecco: due, forse anche più di due, malati terminali devono essere aiutati a riconoscere e ad accettarle l’ineludibilità del loro male e del loro antimale: Berlusconi e il suo PdL  sfasciato, gli inesistente venti segretari del  PD e l’ex storico partito allo sbando di trenta parrocchie e trenta correnti personali di giovani/vecchi turchi.

Dopo la lunga e più o meno dignitosa agonia dei diversi ammalati terminali in qualche modo qualcuno dovrà farsi carico di ricostruire un quadro politico agibile: un centro laico, socialdemocratico, “liberal” (nel senso inglese del termine), una destra conservatrice non sbracata e ammalata di antica storia, una sinistra non velleitaria o vetero-stalinista, anche questa possibilmente guarita dalla malattia della sua antica storia.

La cosa che morde lo stomaco è che queste tre aree ideologiche, politiche e culturali esistono e sono reali in Italia. Nessuno le rappresenta. Ci sono e sono animate dalla stragrande maggioranza degli Italiani che fanno funzionare il Paese nonostante il vuoto della classe dirigente politica attuale, nonostante la giungla dell’arroganza burocratica delle amministrazioni centrali e periferiche, nonostante il disastro costruito da 60 anni di consociazione demagogica, nonostante l’irresponsabile disinformazione della stampa e dei media di regime e di antiregime, nonostante la giustizia gestita dalle fazioni, l’università distrutta dalla perversa onda del ’68, e la scuola dilaniata dalle troppe riforme velleitarie e ideologiche dettate dai diversi satrapi ministeriali che si sono succeduti per 60 anni nel Palazzo di Trastevere. Nonostante la fangosa inefficienza di larghe intese fittizie e attendiste, dei “piccoli passi”, che non sono saggezza, ma irresponsabilità, il tutto con la copertura presidenziale che rischia di portare la pressione contingente a livelli esplosivi.

Questa Italia è stata lentamente addormentata dal disinteresse, dalla disattenzione, dal senso qualunque che … non vale la pena.

È vero il contrario.

Vale la pena ed è la sfida più impegnativa dei prossimi venti anni. La sfida che va raccontata, descritta, spiegata alle giovani generazioni perché è il luogo della loro probabile sopravvivenza decente, della loro occupazione e del loro lavoro, del progetto, della volontà di futuro di tutto quello che significa vivere e non lentamente morire.

Un pensierino per l’inizio della calda estate 2013, da svolgere sulle splendide barche esentasse sardo/panamensi, nelle tende dei sudati campeggi, stipati sotto gli affollati ombrelloni adriatici/liguri, o, più modestamente, sui balconi della vera sinistra nelle afose periferie urbane, canottiera, coca cola e gazzosa. Tutt’al più un bel cono gelato all’angolo.

Abbreviare gli spasmi dell’agonia agli ammalati terminali, aiutarli a recuperare la serenità necessaria ad accettare la fine ineludibile con dignità e compostezza. L’uno e gli altri. Nel conveniente silenzio, per costruire il “dopo”.

Questo è il problema. Un  problema che non si risolve domani: una o due generazioni politiche ci vorranno. Ma la prima cosa da fare è rendersene conto, farsi carico e attrezzarsi di conseguenza.

 

Informazioni su matteolilorenzo

Architetto, Professore in Pensione (Politecnico di Torino, Tecnologia dell'Architettura), esperto in climatologia urbana ed edilizia, energia/ambiente/economia. Vivo in Australia dal 1993
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3 risposte a IL VERO PROBLEMA

  1. Ornella Mariani ha detto:

    EFFICACE/IMPIETOSO/COSTRUTTIVO Date: Tue, 13 Aug 2013 06:55:08 +0000 To: ornmariani@hotmail.com

  2. Massimo Pugliese ha detto:

    Più della condanna vale l’immagine dell’uomo più ricco d’Italia ed uno dei più ricchi del mondo che striscia ai piedi di un vecchio ex comunista per supplicare la grazia che ovviamente non può essere concessa. In breve: una richiesta semplicemente stupida dettata dalla fifa. Povero Silvio, e non è ancora finita…

  3. laura.operti@libero.it ha detto:

    hai avuto la triste notizia della morte di attilia? so che tu eri un caro amico di lunga data e immagino il dolore.

    Il senso di una storia che si chiude, pur con tutto quello che lascia , è sempre un pensiero drammatico

    un abbtaccio

    laura operti

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