Energia elettrica in Italia un dato sorprendente:
il 35,5% è da fonti rinnovabili (dato TERNA)
Lorenzio Matteoli
22 Ottobre 2013
Secondo l’ultimo rapporto TERNA il bilancio della domanda energetica in Italia per il periodo dal Gennaio 2013 al Settembre 2013 si articola nelle seguenti voci:
idroelettrica 40.695 GWH
termoelettrica 135.816 GWH
geotermoelettrica 3.962 GWH
Eolica 11.447 GWH
Photovoltaica 18.772 GWH
Quindi sul totale dell’energia richiesta ed erogata si ha che il 64,46% è di origine termoelettrica (gas, carbone, petrolio) e il 35,55% è di origine fluente (idroelettrica, geotermoelettrica, eolica, fotovoltaica).
La differenza fondamentale tra le diverse forme di energia è quella della “modulabilità”. Mentre idroelettrica, termoelettrica di origine turbogas, geotermoelettrica sono conversioni “modulabili” per bilanciare domanda e offerta, la fotovoltaica e l’eolica, non sono modulabili. Nel senso che se c’è domanda si possono mettere in rete quando arrivano sole e vento, se non c’è domanda o si dispone di tecnologie di accumulo oppure devono essere rifiutate (in qualche modo) o trasferite verso territori dove c’è domanda.
L’88,2% del bilancio energetico è coperto da conversione interna e l’11,8% viene importata. La maggior parte della importazione energetica è rappresentato da energia elettrica di origine nucleare che importiamo dalla Francia di notte e che usiamo per pompare acqua nei bacini montani e produrre idroelettrica per coprire le punte di domanda durante il giorno.
Nei numeri di Terna non sono compresi i GWH prodotti da sistemi solari termici per il riscaldamento di acqua igienico sanitaria sistemi che sostituiscono circa 3 GWH di energia elettrica.
Il 35,5% di energia da fonti rinnovabili è una percentuale elevata e superiore per un fattore 2 alle previsioni fatte solo tre anni fa quando si prevedeva come obbiettivo per il 2020 una percentuale di energia elettrica prodotta con fonti rinnovabili del 17%.
Il limite per aumentare ancora questa percentuale e in particolare per rendere più gestibile il rapporto tra energie alternative fluenti e termoelettrico non modulabile è ancora lontano, ma se non si inizia a investire in tecnologie di accumulo e in sistemi di integrazione territoriale fra non molto ci saranno difficoltà e non si potranno sfruttare a pieno gli investimenti in collettori e pale eoliche.
L’ipotesi che oggi sembra più fattibile per attrezzare il territorio con una forte capacità di accumulo elettrico è quella di associare la produzione di energia fotovoltaica ed eolica a un parco di automobili ibride o elettriche.
Altre tecnologie di accumulo sono disponibili ma comportano difficoltà strutturali, bassi rendimenti di sistema e potenziale inquinamento (volani meccanici, batterie). Il pompaggio nei bacini montani anche se basso come rendimento di secondo ordine resta una potenzialità peraltro di non facile operazione.
Un altro problema che va impostato strategicamente è quello del riciclaggio dei collettori fotovoltaici obsoleti. Un problema che fra 10 anni richiederà consistenti investimenti e adeguate strutture industriali e che finora non ha avuto molta considerazione progettuale.
Questo l’altro lato della medaglia:
Certo, a 10 mld all’anno … pagati in bolletta … per 15 anni …
Con 95% di tecnologia importata, prevalentemente tedesca, cinese e svedese, un mercato delle licenze comunali inquinato dalla mafia, ecc ecc
Una superficie occupata sul territorio che fa paura, soprattutto pensando all’obsolescenza degli impianti …
Un bell’affare, di cui per fortuna qualcuno comincia a vergognarsi.
(fonte anonima di confindustria)
è per la dissennata politica di dare contributi all’installazione del fotovoltaico caricandoli sulle bollettte, col risultato che l’energia industriale da noi è la più cara d’Europa, e le importazioni di cellule le più alte. Ci guadagna una lobby di rappresentanti di commercio…