Il manifesto dello scetticismo pragmatico efficace
Lorenzo Matteoli
30 Novembre, 2013
Non sono sufficienti due giorni di riflessione per una valutazione meno congiunturale del voto in Senato che ha sancito la decadenza di Silvio Berlusconi, ma al ritmo attuale dello svolgersi del dramma politico nel nostro paese due giorni sono già anche troppi e una valutazione meno “calda” è comunque necessaria perché l’evento è stato importante e sarà ricordato come una svolta quasi storica nelle vicende del Parlamento Italiano. È infatti la prima volta che il capo di una parte antagonista rispetto al governo del Paese viene estromesso dal Parlamento e privato di ruolo politico con una manovra di marca fascista.
Dopo un voto palese in commissione, procedura in netto contrasto con il regolamento del Senato esplicitamente voluta per l’occasione da una maggioranza diagonale inconsciamente squadrista, il Senato ha votato la “non conferma” della elezione a senatore di Silvio Berlusconi dopo una discussione che ha avuto risvolti surreali. Una vicenda di sapore orwelliano che segna un momento cupo della storia del nostro Parlamento. La sinistra dei commissari del popolo che ha voluto questa conclusione, quella che ha sbracatamente festeggiato nella redazione de La Repubblica e nelle sedi grilline insieme a molti deputati e senatori del PD e del SEL, non si è resa conto della ferita alla credibilità politica della sinistra seria e progressista che il gesto produrrà e ha già prodotto. Una parte che da 50 anni non ha il coraggio politico necessario per togliersi di dosso il marchio della complicità con i massacri staliniani, con questa operazione si vede confermata la qualifica poliziesca per un altro mezzo secolo. E questo indipendentemente dalle responsabilità di Silvio Berlusconi che sono tante. Nella sinistra italiana ha vinto la parte reazionaria dei “commissari” e la parte progressista socialdemocratica è stata, ancora una volta, sconfitta. Un copione circolare che si ripete da un secolo, senza che nessuno impari nulla.
Dalla parte di Berlusconi e dei suoi fedelissimi si è trasceso nel dramma: una condotta più silenziosa, meno isterica, più solida sarebbe stata molto più dignitosa e avrebbe marcato il degrado della controparte con più credibile severità. Anche da questa parte si è persa una occasione per riscattare le molte carenze che hanno connotato il profilo e l’azione politica dei rappresentanti del centro destra negli ultimi anni, che sono state tante.
Nel complesso dunque l’offesa alla dignità del Parlamento Italiano è stata grave e non sarà senza conseguenze per la credibilità di tutta la classe politica italiana.
Fra qualche settimana vedremo se il prezzo pagato è valso almeno ad assicurare al Governo Letta un margine politico più solido per le scelte urgenti che devono essere fatte e che finora non è stato capace di fare: tagli allo spreco e alla spesa pubblica, eliminazione delle clientele, riforma della giustizia e riforma/eliminazione di Provincie e Regioni. Se le difficoltà di operare saranno le stesse sapremo che il male non era la viscosità di confuse e pasticciate larghe intese e dei veti berlusconiani, ma la congerie di contraddizioni che rende oggi ambiguo e viscoso il PD e inesistente la rappresentanza del centro progressista. Un chiarimento da tempo dovuto.
Se questo dovesse essere confermato vorrà dire che il lungo percorso attraverso la palude della politica italiana non è finito. La nottata non è passata.
Cosa dovrà ancora succedere perché il partito della socialdemocrazia italiana, che è sicuramente il partito di grande maggioranza nel Paese reale, trovi finalmente una efficace rappresentanza politica: si tratta di dodici o quattordici milioni di voti che devono coagularsi e definirsi dalla attuale fallimentare Trimurti. Liberi dalle consunte ideologie della compromessa sinistra marxista, liberi dai condizionamenti cattolici, liberi dalle perdenti certezze del capitalismo finanziario, liberi dalla utopia negativa dell’ambientalismo disumano?
Chi scriverà il manifesto dello scetticismo pragmatico efficace?
O forse è già scritto e non sappiamo leggerlo?
Una sfida affascinante per la generazione degli attuali ventenni.
La manovra di “marca fascista e la maggioranza squadrista” sono forse termini eccessivi, l’unica giustificazione è la non credibilità della magistratura italiana che ha impedito uno svolgimento politico del conflitto con Berlusconi e la sua decadenza con un procedimento parlamentare politicamente rigoroso e corretto.
ora leggo tutto
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