Non c’erano segreti o non sono ancora stati svelati
Lorenzo Matteoli
12 Marzo, 2014
A meno di sorprese eccezionali come la esplicita rottura nel PD, le dimissioni coatte, le elezioni anticipate con ex porcellum, o qualche altro magistrale deus ex machina, il futuro di questo governo si può prevedere con una buona approssimazione: lento declino e affondamento nella palude buropartitocratica romana. Se Renzi se ne renderà conto cercherà di saltare fuori, ma non sarà facile. Né rendersene conto, né saltare fuori. La palude ha un elevato coefficiente di viscosità. Potrebbe essere sempre possibile truccare la sostanziale sconfitta in qualcosa di diverso con l’appoggio della stampa di regime, ma sulla distanza la storia non si può ingannare.
Indipendentemente da quello che potrà essere il fallimento governativo nella specifica accezione formale che ne vedrà lo svolgimento, l’operazione Renzi ha già raggiunto una serie di importanti risultati. Provo ad elencarne qualcuno.
- Ha innescato lo sfascio e il declino finale del PCI/DS/PdS/PD. Le divisioni interne, le parrocchie, le faide personali, ma soprattutto la mancanza di visione strategica e di un qualunque progetto ideologico sono state messe a nudo in modo crudele e non recuperabile. Il Partito non esiste più e la “vocazione maggioritaria” è un fantasma patetico. L’attuale asse Bersani-Letta, l’associazione tra un tragico sconfitto e un inconsistente galleggiatore, finalizzato al massacro sistematico del segretario Presidente del Consiglio compagno di partito è la definitiva condanna: non è cosa che possa piacere agli ipotetici elettori storici che abbandoneranno il relitto e sceglieranno altri referenti. Ora ancora indefinibili: Grillo? Astensione? SEL? Sinistra-sinistra? Sinistra socialdemocratica? Xxxx? … Si tratta di una strategia cara al PCI/DS/PdS/PD che ha sempre preferito scelte sistemiche perdenti per inseguire i bisticci settari dei caporali di partito. Questa conclusione: l’implosione per assenza di leadership e per vuoto programmatico e di manifesto ideologico del più grande Partito Comunista del mondo occidentale dopo cento anni di storia, di errori tragici, di battaglie quasi sempre perse, di illusioni disperate, ha una valenza storica. Non c’era riuscita la Balena Bianca che per vincere si era dovuta “integrare”, c’è invece riuscito dall’interno il sindaco di Firenze semplicemente modificando il “linguaggio” della dialettica, bruciando le etichette stantie, denunciando l’imperatore in mutande. Costringendo alla verifica esplicita il vuoto che da anni veniva nascosto dalle manovre di segreterie incapaci e dalle liturgie di assemblee e congressi finti, dalla paura delle “mutande dell’imperatore”.
- Ha isolato la sinistra di Vendola spostandola ai margini del dibattito mettendo in evidenza la inadeguatezza di un leader parolaio e inconcludente, pieno di contraddizioni nella sua pratica di governatore inefficace e spesso connivente con interessi e poteri diversi da quelli di una amministrazione socialmente attenta e coraggiosa.
- Ha esposto la drammatica inconsistenza della associazione tra cattolici e post comunisti. Rosy Bindi e i suoi correligionari non c’entrano nulla con i post comunisti laici e non avrebbero mai dovuto associarsi in una coalizione che si è dimostrata per loro letale. Ma il chiarimento imposto da Renzi sarà salutare.
- Ha denunciato la dipendenza dei partiti dal massimalismo sindacale italiano il principale responsabile dell’attuale crisi industriale del nostro paese. Il percorso appena iniziato è senza ritorno.
- Ha impostato la dialettica con la destra di Berlusconi (e Alfano) non sul terreno sterile e conforme dell’anti berlusconismo, ma su un confronto pragmatico e fattuale, ignorando il pregiudizio moralistico degli ultimi 20 anni. Berlusconi è latore di una forza politica che va riscontrata indipendentemente dalle sue personali carenze. Una banale lezione di saggezza machiavelliana.
- Rifiutando l’ostracismo a destinatari di “avvisi di garanzia” ha innescato un confronto non servile e non subalterno con il potere della magistratura recuperando il “primato della politica” o, almeno provando a recuperarlo.
- Ha affrontato politicamente il problema di Beppe Grillo e dei suoi parlamentari “acefali” mettendo in chiaro la pericolosa ambiguità del suo movimento senza cercare equivoche alleanze e spurie consociazioni.
- Ha modificato il linguaggio della politica romana introducendo una dialettica diretta che il Paese non aveva mai sperimentato nei 60 anni di consociazione DC/PCI.
Altri possibili risultati dell’operazione Renzi potrebbero essere un diverso rapporto tra Governo e Presidenza della Repubblica, un diverso rapporto tra Italia e Commissione Europea, un diverso rapporto con i “poteri forti” finanziari e imprenditoriali. Ma per il momento restano solo potenzialità non acquisite.
Questi risultati attuali e potenziali sono stati raggiunti a un prezzo politico e personale altissimo e sicuramente eccessivo. Il più grave: la nomina non suffragata dall’avallo di un confronto e di una vittoria elettorale.
Ora non resta che aspettare il lento declino per consunzione o la rottura catastrofica spettacolare. Vedremo poi se nel seguito delle vicende italiane, e con chi ne sarà responsabile, si saprà utilizzare l’“operazione Renzi” o se anche questi possibili risultati positivi verranno sprecati dalla vittoria della viscosa palude. Oggi si può dire che “non c’erano segreti” e che l’operazione Renzi è stato, e continua ad essere, un esercizio senza rete.
L’enorme debito pubblico si consolida e continua a crescere in assenza di tagli significativi e strutturali, ma si sta anche trasformando l’atteggiamento dei mercati nei suoi confronti: lentamente si va definendo una sua immagine “fisiologica” rispetto alla immagine drammatica di pochi mesi fa.
Confesso che su Renzi mi piacerebbe venire smentito dai futuri avvenimenti, ma un minimo di razionalità impone il pessimismo.
Formidabile. Lucido. Puntuale. Come sempre. Abbraccio Date: Wed, 12 Mar 2014 09:00:38 +0000 To: ornmariani@hotmail.com
È così…