La irresponsabile resistenza della burocrazia
e la generale confusione del governo
Lorenzo Matteoli
7 Aprile, 2014
L’episodio recentemente rivelato dalla stampa sulla chiusura di ambasciate che non erano mai state aperte (Islanda e Mauretania) e di uffici culturali finti dal parte del MAE allo scopo di simulare “tagli” in realtà inesistenti rappresenta la preoccupante punta di un iceberg di furbizia disonesta che è lecito sospettare sia molto più massiccio di quello che l’opinione pubblica non venga a conoscere.
Significativo che i responsabili siano i funzionari del Ministero degli Esteri in assoluto la fortezza più solida della hubris della nostra burocrazia. Disprezzo degli utenti, supponente arroganza spesso associata a grossolana ignoranza sono una connotazione caratteristica della cultura del MAE sia a Roma che nelle sedi all’estero. La conoscenza delle lingue straniere per molti nostri rappresentanti all’estero è un optional, l’inglese di molti funzionari della Farnesina è spesso berlusconiano, la competenza su problemi oggi centrali nel confronto internazionale come energia, clima, ambiente è in genere, quando va bene, “per sentito dire”. Il tutto associato a stipendi e gratifiche per “sede disagiata” che provocano stupita invidia e meraviglia nei funzionari e diplomatici Francesi, Americani, Inglesi e Tedeschi. So per personale esperienza oltre che per documentata attuale informazione.
E’ quasi sicuro che il modello MAE trova e troverà molti seguaci negli altri Ministeri e nelle vaste praterie della nostra fortunata burolandia: tagli finti, dismissioni tarocche, riduzioni manipolate, saranno il paradigma corrente della stagione prossima ventura. Ministri come Mogherini che si accontentano della parola dei funzionari e non hanno strumenti (leggi palle) per verificare i fatti e la realtà sono ancora più preoccupanti dei funzionari furbi.
D’altra parte sembra che la “finzione” sia la connotazione caratteristica dell’azione di Matteo Renzi così come fino ad oggi svolta: una abolizione delle provincie catastrofica e insignificante agli effetti della riduzione della spesa, una eliminazione del Senato impraticabile e sotto molti aspetti grottesca, una legge elettorale contorta e piena di oscure incognite che non garantisce nulla di quanto promesso: trasparenza, diritto degli elettori di votare i candidati, certezza di risultati, effettiva rappresentatività della volontà del corpo elettorale. Nulla di tutto questo.
Tutti speriamo in Matteo Renzi, ma l’ombra angosciosa di una tragica delusione diventa sempre più cupa. Ci si chiede quali competenze abbiano assistito fino ad ora l’azione del Primo Ministro, ci si chiede se sia effettivamente informato e al corrente di quello che succede, ci si chiede se questa “generale finzione” non sia una precisa strategia e in questo caso quale sia lo scopo e l’obbiettivo di questa strategia.
Il Paese sembra ancora sotto narcosi: manca una precisa consapevolezza della gravità della situazione, la gente assiste allo spettacolo dei tornei televisivi, ma non sembra rendersi conto di quello che sta effettivamente succedendo e di quello che sta per succedere nel breve e medio termine. Manca una indicazione certa e competente da parte della Banca d’Italia, del Governo o di Bruxelles di quello che potrebbe succedere al Paese in caso di uscita dell’Euro: si leggono le più diverse opinioni tutte ideologiche e alcune di fantasia, nessuna basata su numeri e documenti solidi o prodotta da enti competenti (cfr Michele Marsonet). Nella grande incertezza ognuno è profeta di quello che vuole.
Non ci vuole Cassandra in queste condizioni per prevedere prossime sciagure e una nuova bruciante delusione. Che sarà catastrofica.
Renzi deve chiarezza al Paese, meno ottimismo, meno entusiastica giovanile intraprendenza, più prassi e più solida, fattuale competenza. Meno promesse e più severità.
Forse è ora che qualcuno si decida a dichiarare l’emergenza, se non lo stato d’assedio, e ad operare di conseguenza.
Caro Lorenzo, se non fosse che la tarda età mi limita gli orizzonti futuri e mi conduce fatalmente verso un certo disinteresse di quello che potrebbe accadere nei prossimi, diciamo, dieci anni constato che anche tu la vedi nera. Parlando con altri di prevedibili attacchi nel prossimo futuro ai supermercati, di incrementi di furti e rapine, di saccheggi, moti di piazza con morti e feriti ,di saccheggi, ecc.vengo tacciato di catastrofismo e dai meno anziani con invidia (o dai più giovani con risentimento) di ritenermi fortunato di beneficiare di una pensione, quasi fosse un privilegio e non una semplice restituzione di soldi messi da parte in quarant’anni di lavoro.Ho mischiato due argomenti che andrebbero valutati separatamente ma ormai, come tanti altri,fanno parte delle angosce e delle sciagure che anche tu ritieni imminenti se …. E qui casca l’asino: la storia non è fatta di “se” e tantomeno lo è il futuro: le accelerazioni con cui nascono e muoiono le speranze si abbreviano sempre più. Chi avrebbe sospettato da subito la fine indecorosa di Monti come politico (oltre che di uomo)? Chi oggi può ancora sperare che un giovane ignorante dei giochi di palazzo possa durare più di qualche mese? Con lo sfascio della famiglia – dico quella nella quale noi siamo stati allevati – si stravolgeranno anche le parentele e non potremo neppure chiederci più, insieme a Longanesi: “Ci salveranno le vecchie zie?”
Un abbraccio
Massimo
Mala tempora curunt ….
…currunt…