L’effetto di Edipo e il fallimento dell’Europa

L’effetto di Edipo e il fallimento dell’Europa

Lorenzo Matteoli

24 Maggio 2014

 

 

 

Qualunque sia il risultato numerico di queste strane elezioni Europee, il loro risultato politico e, prima che politico “culturale”, è oramai scritto. Le campagne elettorali nei diversi paesi hanno messo in carnale evidenza il distacco, oramai netto e insanabile, tra le aggregazioni elette, le basi elettorali che le votano (o non votano) e la capacità di governare che queste aggregazioni saranno in grado di esprimere. Lo scetticismo delle elite latente da anni è diventato severa condanna popolare, disgusto, violenta denuncia e totale rifiuto, nelle diverse aree della pubblica opinione dei diversi Paesi.

Forse sarà difficile per i partiti del “rifiuto” mettere insieme maggioranze capaci di imporre il ribaltone a Bruxelles (Strasburgo e Francoforte), ma il percorso della decadenza dell’Europa così come concepita dai “Padri Fondatori” e via, via pasticciata dalle due o tre generazioni di burocrazia europea è aperto al di là di ogni ragionevole dubbio o volonteroso ottimismo: il “pasticcio” finale dell’Europa come attualmente confezionato è decotto, inutile e sotto molti aspetti dannoso. Si tratta quindi di prenderne atto e di “trarre le conseguenze” come si dice nel gergo: due operazioni dolorose e difficili per una congerie politico burocratica sostanzialmente autoreferenziale, priva di cultura legante, priva di manifesto condiviso, priva di visione e, soprattutto, lontana dai territori  sociali e geografici che l’hanno espressa. Né si vedono nella attuale situazione personaggi, tendenze politiche o paesi capaci di prendere l’iniziativa di rilancio, recupero della visione “fondante”, ricostruzione dell’autorevolezza ideale e dell’unità di azione necessarie alla utopica rinascita. Il massacro provocato dalla crisi finanziaria con il generale impoverimento ha anche sfibrato gli strumenti necessari a un processo di ricostruzione della visione politica Europea.

Per la generazione che ha sognato l’Europa di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e di Eugenio Colorni il fallimento, vero crollo di un muro ideale, è doloroso. Il lavaggio della sovrastruttura ideologica che ha cucinato il “pasticcio” richiede una gelida doccia pragmatica per la quale mancano in Europa le naturali sorgenti culturali, né c’è speranza di vederle crescere nella palude della scuola dove si formano le generazioni che dovranno accollarsi il problema.

Descrivere lo scenario della “ritirata” è difficile. I tempi, in mancanza di eventi catartici, saranno lunghi. Quanto più lunghi tanto più costosi per tutta la geografia europea. Mancano le procedure: la Hubrys Europea dei fondatori ha escluso ogni possibilità di ritorno o revisione. Forse se si fosse ascoltato De Gaulle le cose sarebbero diverse, ma Adenauer e Monet  prevalsero. Molte strutture dell’Europa attuale comportano impegni di lungo termine e non possono essere smantellate in pochi mesi (trattati commerciali, finanziamenti a infrastrutture, la stessa BCE). Lo scoglio più grosso sarà probabilmente lo smantellamento della moneta unica, voluta e imposta in un momento di oblivio ideologico già oggi assurdo alla analisi ex post.

Un’altra difficoltà per la “presa d’atto” e per la conseguente gestione del processo  fallimentare europeo è la naturale resistenza degli eletti a decretare il proprio suicidio e la propria obliterazione (per usare un termine ferroviario): Marine Le Pen, Nigel Farage, e gli stessi grillini italiani si affezionano ai comodi salari e alle lussuose sedi della politica europea dove l’esercizio del loro antagonismo diventa fine a se stesso e gratificante.

 

Forse il progetto concreto del percorso fallimentare, la descrizione delle sue conseguenze prevedibili e, peggio, delle sue incognite drammatiche potrebbe innescare qualche interessante riflessione e qualche robusta reazione nelle aree di effettivo potere, se esistono.

La previsione delle sciagure future certe volte ne facilita e ne induce l’accadimento, come la tragica vicenda di Edipo insegna, ma altre volte provoca la sana reazione che le potrebbe prevenire.

Informazioni su matteolilorenzo

Architetto, Professore in Pensione (Politecnico di Torino, Tecnologia dell'Architettura), esperto in climatologia urbana ed edilizia, energia/ambiente/economia. Vivo in Australia dal 1993
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Una risposta a L’effetto di Edipo e il fallimento dell’Europa

  1. Alba Chiavassa ha detto:

    io tento di essere ottimista domani vediamo baci

    Inviato da iPad

    >

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