Lorenzo Matteoli
31 Luglio, 2014.
Dopo 50 anni di degrado della democrazia recuperare in Italia un minimo di efficienza del “peggiore, ma unico” (1) sistema di governo si sta dimostrando impresa forse impossibile.
Elencare tutti i difetti della “democrazia” modello “Italia” è difficile perché molti sono impliciti e nascosti nell’intrico della palude nella quale è affondato il nostro sistema, ma vale la pena tentare uno schema per inquadrare poi cosa viene denunciato come “svolta autoritaria”. Una etichetta ridicola se non viene usata con pesante intento sarcastico.
Il primo mostro democratico italiano sta nel sistema elettorale: gli elettori non votano per i candidati di loro fiducia e scelta sono costretti a votare per soggetti scelti e indicati dalle segreterie dei partiti con criteri che evitano accuratamente competenza e merito. Si tratta in genere di soggetti asserviti alla macchina del partito, incapaci di opinione critica, incapaci di documentarsi sui problemi, assolutamente incompetenti su qualsivoglia argomento (economia, ambiente, etica, visione strategica, politica estera, politica europea…). Pochissimi si sottraggono a questa condanna e quei pochi sono avvolti nella rete vischiosa del parlamentarismo deteriore: la loro competenza è di fatto travolta dalla dialettica perversa degli intrighi di corridoio. Condizione dominante: la conservazione del loro privilegio.
Questa generale incompetenza del corpo degli “eletti dal popolo” li rende totalmente soggetti alle manovre di lobbies e di segreterie; disponibili vittime dei poteri organizzati di banche, corporazioni, caste di varia matrice.
Il secondo mostro democratico è “l’annullamento della delega”: gli eletti sono delegati dal popolo ad esercitare il potere, questa la loro responsabilità e dovere. Oggi la delega è svuotata dal complesso sistema di interferenze abusive (burocrazia, media, lobby, poteri forti, sindacati, banche, associazioni,…) la decisione è impossibile, spesso anche apertamente deprecata, e se esce da questa macchina infernale è deforme, bolsa, inutile e inapplicabile. La delega e la responsabilità degli eletti dal popolo è diventata inefficace, svuotata, abusiva: qualificata con il termine derogatorio di decisionismo.
Il terzo mostro democratico è il vuoto ideologico che caratterizza la dialettica politica da venti anni a questa parte; la visione “liberal” o di centro non ha riferimenti strategici: il crollo delle grandi verità macroeconomiche ha lasciato il centro moderato nudo di visione pragmatica-sociale e costretto ad annaspare in mezzo a slogan che non hanno più riscontro reale (mercato, liberismo, detassazione,…) ed esposto a derive pericolose di qualunquismo puerile. La sinistra, orfana di manifesto ideologico dopo il crollo del socialismo reale del 1989, si è persa in una giungla demagogica e di insulsa “political correctness”, luoghi comuni, velleità, logorrea. Un’arrogante, falsa, presunzione di “diversità”. La via per ricostruire un atteggiamento di sano buon senso pragmatico richiede umiltà e un grande coraggio ideologico: abbandonare vecchi fantasmi, riconoscere errori catastrofici, ricostruire una visione strategica affatto nuova e attenta alla emergenza storica, recuperare la prassi. Il mondo reale. Per questo compito non si vedono grandi maestri: i guru degli anni 60-70 sono consumati, inutilizzabili. Alcuni sono anche responsabili dell’attuale degrado (cfr Eugenio Scalfari, Stefano Rodotà, Giorgio Napolitano, Giuliano Amato…) Fra i pochi che hanno ancora una forte autorevolezza va citato Luca Ricolfi…”vox in deserto clamans…”
Mai come oggi si sente in Italia la mancanza di “guida”: nel caotico oscuro paesaggio qualcuno che, con solido buon senso pragmatico, sappia indicare priorità, semplificare e ridurre l’accozzaglia di rumori a un segnale chiaro e decifrabile, far tacere lo sbraitare strumentale degli agitatori di piazze…e degli sfasciacarrozze…azzerare le interferenze abusive.
Il quarto mostro democratico, se vogliamo una metastasi dei primi tre, l’indifferenza della gente e in particolare della giovane generazione: come mitridatizzati dallo sfacelo, dalla corruzione, dal crollo dei valori si rifugiano nell’effimero e nel vacuo. Proprio quelli che dovrebbero raccogliere il testimone e riprendere coraggiosamente in mano le redini del sistema si immergono in un quotidiano insulso e nell’abulia digitale, scambiandosi affannosamente messaggini di insigne banalità.
Il quinto mostro della nostra democrazia: il vuoto concettuale della politica e della sua cultura viene riempito dal traffico frenetico dei profittatori: ladri di regime, ricattatori mafiosi, utilizzatori congiunturali del “sistema”, principi della burocrazia di privilegio. In questa zona molti si arricchiscono indebitamente, protetti dal “sistema”. Intoccabili.
L’elenco dei mostri e dei sub.mostri potrebbe procedere e lascio volentieri ad altri il divertimento di completarlo: un elenco che parte dai vertici del complesso sistema e arriva fino al sindaco, all’assessore comunale, al magistrato di tribunale, al professore dell’università, al funzionario elementare, al vigile urbano e all’impiegato dell’anagrafe. Nel migliore dei casi stanchezza, demotivazione, depressione, disinteresse… Dei casi peggiori si legge sulla cronaca quotidiana.
L’origine di questo sfacelo? Il degrado della democrazia, la decomposizione in democratismo, il vuoto di potere decisionale di chi ha la responsabilità di comando, l’impossibilità di governare un sistema dove l’inerzia, la resistenza passiva a qualunque cambiamento sono diventate struttura e motivo fondamentale.
L’Italia ha urgente bisogno di radicale semplificazione, bisogna ricominciare da “tre”.
Siamo così arrivati all’inquadramento della “svolta autoritaria”.
Solo chi gode e approfitta dell’anarchia, del potere vuoto e strumentale, chi si arricchisce nel sistema acefalo, complice e impotente, chi gode del privilegio indebito, chi ha vissuto e approfittato per mezzo secolo di consociazione spuria, le caste intoccabili, le mafie implicite del “sistema”, i difensori dell’assoluta immobilità, chi usa la ricattualità delle minoranze, può vedere nei confusi tentativi di cambiare il dinosauro del doppio parlamento, la burocrazia delle Provincie, la legge elettorale ignobile, una “svolta autoritaria”.
Queste riforme sono tentativi confusi, frutto di compromesso, spesso goffo e anche improprio, ma sono anche l’unica tenue luce in fondo a un tunnel che abbiamo creato e subìto per più di mezzo secolo. Se non passano sarà una ulteriore, pericolosa perdita di credibilità di Matteo Renzi.
Questa è la situazione alla quale siamo arrivati: anche riforme bolse, compromesse, deformi sono urgenti e necessarie perché aprono, comunque e disperatamente, uno spiraglio verso il recupero di una efficace, nei suoi limiti, democrazia rappresentativa. Una democrazia nella quale gli eletti e delegati dal popolo esercitano, doverosamentee, la loro responsabilità senza essere accusati di autoritarismo, decisionismo, abuso di potere.
L’esercizio responsabile della delega di potere è lo strumento fondamentale di una democrazia efficace.
Nota (1)
Secondo Winston Chiurchill: “Si dice che la democrazia sia la peggiore forma di governo, se si escludono tutte le altre che sono state provate.”
L’originale inglese:
“It has been said that democracy is the worst form of government except all the others that have been tried.”
ANALISI a dir poco GRANDIOSA, Lorenzo. Iskander , con anche il tuo nome in copertina, debutterà questo inverno a Tirana. Un abbraccio Date: Thu, 31 Jul 2014 06:23:38 +0000 To: ornmariani@hotmail.com