Flower of Scotland

Flower of Scotland
19 Giugno 1990 al Delle Alpi di Torino

Premessa 20 Settembre 2014
Sono contento che il referendum scozzese abbia visto la vittoria del “Re-united Kingdom” perché la mia sensazione è che la Scozia sia più Scozia unita all’Inghilterra e che l’Inghilterra sia più Inghilterra unita alla Scozia. Non ho molte ragioni per giustificare questa sensazione.
Voglio però celebrare con un ricordo del 1990: un omaggio alla Scozia.
Ecco:

FLOWER OF SCOTLAND
Chi guardava alla televisione il 19 giugno 1990 la partita Brasile-Scozia allo Stadio delle Alpi di Torino nel Campionato del Mondo 1990 forse si chiese la ragione dello strano comportamento dei giocatori Scozzesi prima della partita, mentre la banda dei Carabinieri suonava gli inni nazionali.
I visi degli Scozzesi erano duri, seri, con la grinta dei “gladiatori” pronti a un confronto senza pietà per passare agli ottavi di finale, ma dopo le prime note del loro “inno” suonato dalla banda dei Carabinieri, larghi sorrisi, incredulità, sorpresa e alla fine aperto entusiasmo allentarono la tensione. Qualcosa di strano doveva essere successo, ma pochi furono in grado di capire esattamente cosa.
Nel maggio del 1990 poche settimane prima dell’inizio del Campionato Mondiale di Calcio, nella mia responsabilità di Assessore allo Sport della Città di Torino, andai a Glasgow, città gemella di Torino, per invitare gli Scozzesi in occasione della partita di qualificazione per gli ottavi di finale con il Brasile. La partita era in programma allo Stadio delle Alpi, appena inaugurato, e Torino aveva fatto preparativi speciali per accogliere i tifosi Scozzesi, in omaggio ai buoni rapporti fra città gemellate: come assessore competente avevo predisposto un campo riservato agli scozzesi dove potevano campeggiare e piazzare le loro roulotte o camper-vans e l’avevo dotato di uno schermo gigante mobile per consentire, anche a quelli che non si potevano permettere di comperare il biglietto agli esosi prezzi stabiliti dai rapinatori della FIFA, di godersi lo spettacolo nella atmosfera locale.
I Glaswegians (così si chiamano gli abitanti di Glasgow) mi accolsero con molta cortesia e venni ricevuto dal sindaco e intervistato dalle Televisioni e dai giornali locali attraverso i quali estesi il cordiale invito di Torino ai tifosi Scozzesi, fornendo gli elementi di informazione necessari a rendere l’esperienza piacevole e positiva. Fra le raccomandazioni significative ai tifosi scozzesi: non mescolate birra e vino e comunque bevete nei limiti del piacere di bere senza intossicarvi, i numeri di telefono utili a Torino, la temperatura e il clima, insomma gli elementi base della buona ospitalità
Alla fine del mio colloquio con il sindaco di Glasgow chiesi se ci fosse qualcosa di particolare che potevo fare per migliorare il quadro complessivo dell’accoglienza. Il sindaco sorrise e disse, “Sì ci sarebbe una cosa che sarebbe formidabile, ma è molto difficile che lei la possa fare: non c’è mai riuscito nessuno…” Incuriosito dalla sfida chiesi di cosa si trattava.
“Vede,” disse il sindaco “prima di ogni partita internazionale della Scozia, secondo il regolamento della FIFA, la banda suona l’Inno Nazionale Inglese, ma la Scozia è un’altra Nazione e l’Inno Nazionale Inglese non è il nostro Inno, fra l’altro nella versione originale dell’Inno Inglese (noto con il suo primo verso God Save the Queen) all’ultima strofa c’è una invocazione non precisamente cortese nei confronti degli Scozzesi… Abbiamo
tentato molte volte di modificare il regolamento FIFA per proporre che, prima delle partite con la Scozia, si suonasse un inno che noi sentiamo molto più vicino e che di fatto è l’inno nazionale della Scozia: Flower of Scotland, ma non ci siamo mai riusciti per l’opposizione della burocrazia FIFA, probabilmente subalterna ai consiglieri Inglesi.”
Ovviamente non potevo non raccogliere una sfida così interessante e assicurai il sindaco che avrei fatto il possibile. Il bravo sindaco disse “Good luck! ma vedrà che troverà un muro…”
Tornato in Italia mi misi al lavoro e per prima cosa telefonai alla FIFA chiedendo, ingenuo, di parlare con l’allora segretario (oggi presidente) lo svizzero Joseph S. Blatter (Sepp). Non pensavo di dover disturbare il presidente brasiliano Joao Havelange per un problema che, nonostante il pessimismo del sindaco di Glasgow, ritenevo “minore”.
I vertici della FIFA hanno di se stessi una opinione quantomeno “imperiale”. Non si fanno chiamare Sua Altezza, ma i loro protocolli esigono privilegi che talvolta sono superiori a quello dei membri di Case Regnanti. Quando si spostano per visitare il loro Impero calcistico (Tutto il Mondo) esigono “motorcades” di dieci limousines, otto coppie di motociclisti della Polizia di scorta, guardia d’onore in uniforme da parata, agenti di protezione personale. Esigono di essere sempre ricevuti e accompagnati dalla più alta autorità locale. Scimmiottando gli imperatori di Zurigo anche i proconsoli del COL in Italia esigevano le stesse cose.
Il tono dell’interlocutore telefonico, quando chiamai la Fifa a Zurigo e chiesi di parlare con il segretario Blatter, avrebbe potuto essere quello di un membro della Corte Inglese se avessi telefonato a Buckingham Palace chiedendo di passarmi Elisabetta.
Passai attraverso una trafila di segretari e segretarie personali, freddi e non sempre cortesi e alla fine riuscii a parlare con qualcuno che sembrava “in charge”, non so chi fosse, ma sicuramente più in su di lui non era possibile andare per un modesto assessore socialista.
Quando esposi il problema, dopo qualche attimo, necessario per contenere il disgusto ma non a filtrarlo dalla voce, l’alto e anonimo “gran commis” FIFA sancì in termini che non ammettevano replica o insistenza che della cosa non era nemmeno il caso di parlarne, il regolamento della FIFA era chiaro, la Scozia era, a tutti gli effetti, Gran Bretagna e come tale il suo emblema musicale nazionale era God Save the Queen e God Save the Queen sarebbe stato suonato dalla banda prima della partita con il Brasile a Torino. That’s it.
Osai chiedere a chi avrei potuto rivolgermi per inoltrare la mia istanza e la risposta fu burocratica e arrogante: la FIFA è l’unica autorità competente. Mi dissi che arrendersi dopo una telefonata era cosa da poco e che valeva la pena insistere anche perché la drastica sicurezza (arroganza) del centurione della FIFA mi faceva sospettare che l’affermazione di essere l’unica autorità competente fosse campata per aria.
Decisi che forse la competenza era proprio della “British Crown” e, non potendo telefonare a Elisabetta a Buckingham Palace, telefonai all’Ambasciata Inglese a Roma. Chiesi di parlare con la segreteria dell’Ambasciatore ed esposi il problema. La segretaria molto gentile mi disse che sicuramente l’Ambasciatore sarebbe stato interessato alla richiesta, mi avvertì peraltro che lei non sapeva se la cosa poteva essere risolta e senza indugio mi passò Sua Eccellenza l’Ambasciatore.
L’Ambasciatore di Sua Maestà la Regina Elisabetta serio e divertito ascoltò la mia storia e la conseguente istanza e, senza molta riflessione, con sicura competenza disse: “Non mi sembra un problema difficile da risolvere, fossero tutti così i problemi…” Spiegai che avrei avuto bisogno di un documento scritto, vista la resistenza prevedibile da parte della FIFA, e l’Ambasciatore mi assicurò che avrebbe quanto prima scritto in termini formali alla Città di Torino alla mia attenzione una specifica autorizzazione a suonare prima dell’incontro Scozia Brasile Flower of Scotland…”…a magnificent anthem, beautiful music and very meaningful lyrics…”
Ricevuta la lettera con l’autorevole “placet” dell’Ambasciatore scrissi alla FIFA, attenzione del Presidente Joao Havelange, una lettera che comunicava il fatto e che concludeva “…accordingly Flower of Scotland will be played as the Scottish de facto National Anthem before the match with Brazil in Turin on June 19th 1990.”
La FIFA non rispose ritenendo forse non opportuno documentare per iscritto la bacchettata.
Presi contatto con l’Arma Benemerita e con il Comandante della Banda dei Carabinieri che avrebbe suonato allo Stadio delle Alpi il 19 di Giugno. Ci fu qualche problema rapidamente risolto per trovare la “musica” e gli spartiti di Flower of Scotland e i bravi carabinieri cominciarono a “provare” con buon anticipo.
Ero in tribuna quel 19 di giugno, gloriosa giornata di sole, nello Stadio che era quanto mai “Delle Alpi” circondato dalla splendida corona che va dal Moncenisio alle Alpi della Valle di Susa e più lontano a Est dalle Prealpi delle valli di Lanzo e d’Aosta.
Tifosi Scozzesi in kilt, bandiere con la croce di Sant’Andrea azzurra in campo bianco (la più antica delle bandiere nazionali secondo la storia), i colori del Brasile (Giallo e Verde) samba dentro lo Stadio e fuori dallo Stadio suonata a tutto volume dal Trio Electrico con Netinho in piena forma, cornamuse che suonano le tradizionali marce guerresche degli antichi guerrieri Celti. Una grande festa. Attesa delle tifoserie per una partita dal pronostico incerto e apertissimo.
Entrano le squadre, posano per le foto tradizionali e si allineano a bordo campo con i guardialinee e l’arbitro. I tifosi Brasiliani gridano lo slogan ufficiale della trasferta Entro Manda Brazil: I Carabinieri suonano l’Inno nazionale Brasiliano…
I calciatori Brasilaini, bianchi, nocciola, neri caffellatte cantano appassionatamente sul campo.
Prima che i Carabinieri comincino a suonare l’Inno per la Scozia dai settori della tifoseria Scozzese inizia una bordata di fischi e di “booooo”: come da sempre i tifosi Scozzessi sono abituati a sottolinenare l’odiatissimo “God Save the Queen”. I calciatori della squadra Scozzese restano seri, senza reazioni scomposte, ma i visi accigliati sono significativi
Dopo tre note tutto cambia: silenzio in un primo momento negli spalti, quindi esplosione entusiastica, high-fives, sorrisi di estatica sorpresa, gioia incontenibile.
Sul campo i giocatori sorridono increduli e felici.
Nessuna tifoseria nazionale ha mai reagito con tanto entusiasmo all’Inno Nazionale. Pochi si spiegarono il fenomeno e forse solo io, in Italia, conosco la storia di quel giorno al Delle Alpi.
Il gol di Muller (Brasile) a sette minuti dal termine della partita stronca le speranze degli Scozzesi di andare avanti nella selezione mondiale. L’amarezza della sconfitta è in qualche modo addolcita dalla sorpresa iniziale.
Grande samba dei Brasiliani.
Fu quella la prima e l’ultima volta che a una partita della nazionale Scozzese è stato suonato Flower of Scotland. Forse le cose sono cambiate con il nuovo Parlamento Scozzese (1998), ma non sono sicuro. Volevo mandare un commento alla FIFA, ma decisi che era inutile sperare di scalfire la loro arroganza.
Andai a casa contento: io tenevo per il Brasile, ma la soddisfazione di aver umiliato la FIFA era piacevole. In fondo avevo vinto la sfida del sindaco Scozzese, che mi scrisse una breve nota di congratulazioni e di ringraziamento per uno dei pochi gesti garbati della manifestazione marcata dall’arroganza della Fifa e dalla impunita pirateria dei suoi rappresentanti in Italia.

Informazioni su matteolilorenzo

Architetto, Professore in Pensione (Politecnico di Torino, Tecnologia dell'Architettura), esperto in climatologia urbana ed edilizia, energia/ambiente/economia. Vivo in Australia dal 1993
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4 risposte a Flower of Scotland

  1. Alba Chiavassa ha detto:

    carina la storiella scozzese ciao

    Inviato da iPad

    >

  2. Federico Tanburini ha detto:

    una storia vera raccontata cosí bene da farla sembrare una bellissima favola! La partita quella volta non fu vinta dal Brasile ma da un ostinato assessore e dalla forza dei sentimenti!

  3. andrea terranova ha detto:

    che magnifica storia ! con una bella chiave di lettura (l’ottimismo della volontà e del desiderio), utile in questi tempi grigi e opachi. Grazie !

  4. Lucas ha detto:

    da quello che mi ricordo, nei Mondiali 1990, l’Inno suonato per la Scozia era ancora Scotland The Brave (Flower of Scotland sarebbe adottato come inno dal 1993) e nella partita contro il Brasiler era suonato dalla Fanfara dei Bersaglieri

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