Lorenzo Matteoli
5 Maggio, 2015
Mauro Ezio de La Repubblica continua i suoi commenti da maestrina della politica e ci insegna che Renzi dovrà pagare un prezzo, soprattutto politico non numerico specifica Ezio, per il passaggio fortemente voluto della legge elettorale in Parlamento. Nello stesso commento, peraltro, ci spiega anche che finalmente con la nuova legge elettorale l’Italia sarà libera dall’inciucio fra destra e sinistra (leggi consociazione). La pratica politica responsabile della sostanziale non governabilità degli ultimi 50 anni di deteriore parlamentarismo e del disastro attuale.
Mauro Ezio resta immerso nelle categorie antiche e non riesce a capire che sono cambiate alcune cose: anche ai molti ai quali può non piacere Renzi l’idea di un premier che sa rischiare per portare avanti le sue idee piace. Renzi avrà perso credibilità con Civati Giuseppe, Bindi Rosy e Bersani Luigi (e con Mauro Ezio), ma ne ha guadagnata con gli italiani anche con gli italiani ai quali è antipatico. Nelle decisioni politiche si fanno bilanci e si stabiliscono priorità. Era più importante dimostrare la capacità di far passare una legge elettorale o imbarcare la fronda dei fossili ideologici PD con un estenuante negoziato (proprio un inciucio) per approdare a un compromesso peggiore della scaciata legge passata? Era più importante salvare la faccia di Bersani Luigi, perdere la propria e garantire ancora una volta Bindi Rosy o far passare una legge elettorale che, “libererà l’Italia dagli inciuci”? Era più importante il mal di pancia di Cuperlo o la “linea” di governo?
Quale prezzo politico dovrebbe pagare Renzi a una fronda del PD legata a schemi cattolici logori e comunisti arcaici? Meglio abbandonarli alla conclusione della loro carriera politica. Probabilmente non saranno rieletti, ma se lo fossero saranno irrilevanti. Se Renzi con questa nuova legge riuscirà a vincere e a governare l’Italia non avrà più la scusa della maggioranza sfrangiata e della fronda interna PD, potrà liberarsi del fangoso vincolo con Alfano & C. e gli elettori potranno finalmente verificarlo sui fatti e non sulle promesse. Con il passaggio della legge elettorale l’attuale Parlamento di naufraghi sa che la possibilità di elezioni “domani” è una realtà non più aleatoria e ipotetica. Questo è il vero prezzo politico che dovrà essere pagato, non da Renzi, ma dalle varie parrocchiette parlamentari.
L’appello di Bersani al Presidente della Repubblica perché “non firmi” la legge (analogo a quello del direttore del Corriere De Bortoli) è emblematico della distanza di questi soggetti dalla realtà. Anche supponendo (ingenuamente) che non ci siano stati contatti preventivi tra il Colle e Palazzo Chigi, le possibilità che il PdR non firmi scegliendo automaticamente le dimissioni del governo sono lunari. Di presidenti golpisti ne abbiamo avuti (Scalfaro) e anche colpodimanisti (Napolitano), ma questo presidente non sembra proprio di quella pasta. Vorrei essere smentito perché elezioni subito (con qualunque legge) sarebbero la fine della palude nella quale ci troviamo oggi con un Parlamento “costituzionalmente marginale” e una maggioranza spuria fornita da due partiti sfrangiati, giunti alla fine del loro ciclo vitale.
La campagna elettorale di un Renzi “dimissionato” sarebbe travolgente, libero da tutte le palle al piede che ha oggi e anche da tutte le palle. Dopo vedremo.
Questa volta siamo del tutto d’accordo
Sono proprio contento!