Il deserto di idee
Lorenzo Matteoli 28 Giugno, 2015
La attuale congiuntura italiana ed europea è di eccezionale drammaticità: la crisi economica senza fine, la disoccupazione giovanile a percentuali tragiche (40%), l’assalto incontrollato di clandestini e fuggiaschi dall’Africa e dal Medio Oriente. In questa situazione l’inerzia della leadership, la confusione delle iniziative, la assenza di strategie, la assenza di visione sistemica, il vuoto progettuale di lungo termine, i conflitti interni alla maggioranza sono un esempio di irresponsabilità e di incoscienza politica senza precedenti nella storia della Repubblica. Questa valutazione vale per maggioranza e opposizione, ma anche per i grandi istituti pubblici e privati: sindacati, CONFINDUSTRIA, banche, AB, Università e Politecnici. Il Paese galleggia su una micro dialettica settimanale o quotidiana: la twitter e facebook politics. La stampa, la televisione i talk show e i loro urlanti agitati demagoghi da centomila Euro al colpo invece di informare generano assuefazione, indifferenza, noia. Irritano.
La riunione di centinaia di sindaci dei governatori di Regioni e del presidente della Associazione dei Comuni Italiani Piero Fassino ieri (26 giugno) a Roma è stata di nuovo l’emblema della incapacità di decidere, della mancanza di strategie, della mancanza di visione, dell’evasione di responsabilità, del vuoto di leadership politica. L’Europa distante e altrettanto vuota di iniziative e di strategie, solo capace di difendere linee di chiusura e di reazione: a quel consesso è inutile fare domande serie come ha scoperto il nostro Premier sempre ieri.
Le interrogazioni dei membri italiani al Parlamento Europeo danno la grottesca misura della loro distanza dalla realtà che vive il Paese che loro dicono di rappresentare. Qualche esempio delle centinaia di insulsaggini costose che i parlamentari italiani al Parlamento Europeo chiedono alla Commissione: marchio DOP per il pane Toscano di Altopascio (Bonafè, PD); cedimento di un pilone dell’A19 Palermo-Catania (Michela Giuffrida, Pd); gli auricolari dei telefonini sporchi e il rischio Ebola conseguente (Buonanno, Lega); migrazioni come deliberato tentativo islamista di destabilizzare l’Italia (Raffaele Fitto, FI); piani per l’ippoterapia, (Lara Comi, FI).
Queste le preoccupazioni dei nostri rappresentanti mentre l’Italia sta soffocando nella crisi finanziaria, le imprese sono immobili e strangolate dal peso fiscale, la generazione giovane condannata alla disoccupazione a vita, e la penisola assalita da migliaia di emigranti clandestini solo una piccola percentuale dei quali merita la qualifica di rifugiato politico, la corruzione domina le amministrazioni locali, il sistema giudiziario al collasso occupato da una magistratura ideologicamente impegnata e schierata, scuola e università in lenta agonia stravolte da riforme strampalate.
Ippoterapia e marchio DOP per il pane toscano, auricolari sporchi, cedimento del pilone …Mai ci fu un momento nella vita della Repubblica Italiana nel quale impegno, serietà, coraggio sono stati drammaticamente necessari come oggi. Mai sono stati impegno, serietà e coraggio così drammaticamente assenti nella classe politica, di governo e d’impresa.
La crisi richiede visione di lungo termine, 20, 30 anni in prospettiva, progetti di ampia portata che coinvolgano in modo integrato: crisi finanziaria, crisi d’impresa, disoccupazione giovanile, gestione dell’immigrazione, ambiente e gestione del territorio, competenze universitarie, competenze di impresa.
Esempi nella storia ce ne sono: il “New Deal” Roosveltiano del 1929, il Piano Marshall di ricostruzione dell’Europa, il rilancio dell’economia inglese operato da Elizabeth Thatcher, la ricostruzione della cultura di governo operata da De Gaulle in Francia negli anni ‘60, la ricostruzione dell’Italia gestita da De Gasperi negli anni ‘50…
Dietro a tutti questi episodi c’erano volontà politiche precise, visione di lungo termine, senso dello stato: le premesse indispensabili per la istruzione progettuale e per la istruzione di strategie esecutive.
Abbiamo urgente necessità di “utopia” nonostante lo scetticismo che questa parola provoca, ma vale la pena riflettere come scrive Karl Mannheim (Ideologia & Utopia, 1929):
Con la fine dell’Utopia si affonda in una immobilità di pensiero e azione nella quale l’uomo si riduce a “cosa”. Assisteremmo al più grande paradosso immaginabile: l’uomo dopo aver raggiunto il massimo controllo razionale dell’esistenza, lasciato senza ideali diventa una creatura di sole pulsioni. Dopo un lungo e tormentato ed eroico cammino, arrivato al massimo livello di consapevolezza, quando la storia cessa di essere un fato cieco per diventare sempre più una sua creazione, con l’abbandono dell’utopia l’uomo perde il dominio della storia e quindi la capacità di comprenderla.
Abbiamo proposto con Don Massimo una idea “non troppo utopica” un progetto di ripopolamento del deserto italiano + 700 metri slm un progetto che coinvolge la giovane generazione italiana, i rifugiati disponibili, le imprese a tutti i livelli, le amministrazioni locali, le competenze e la capacità progettuale degli istituti universitari…un progetto che riporterebbe a reddito milioni di ettari che 60-80 anni fa erano coltivati, con tecniche agricole e zootecniche attuali e produzioni finalizzate e competitive sul mercato attuale. Un progetto che darebbe lavoro a una intera generazione attualmente allo sbando, che metterebbe in sicurezza idrogeologica territori oggi a rischio. Un progetto sul quale esigere e spendere i fondi europei che regolarmente perdiamo per deserto di proposta. Un progetto al quale manca solo l’informazione e il supporto dell’opinione pubblica, la comprensione della cultura di governo, lo sponsor politico governativo.
Tutti troppo impegnati su: Ippoterapia e marchio DOP per il pane toscano, auricolari sporchi, cedimento del pilone …
In questo momento nulla giustifica ottimismo in Italia il deserto delle idee, il vuoto politico, l’assenza di leadership dominano la scena e non si vede luce in fondo al tunnel. Ma c’è un principio fondamentale nella storia, nella fisica, nella natura, nei sistemi organici e nei sistemi sociali: il vuoto viene sempre riempito da qualcosa.
Il problema è cosa.