In margine agli scatoloni sulle statue ci sarebbero altre riflessioni da fare.
Se si voleva veramente rispettare il prurito coranico dell’impiccatore di omosessuali iraniano si potevano avere idee meno modeste e grammaticali degli scatoloni.
Per esempio coprire le statue con veli di seta italiana griffata, disegni e colori di Versace, Biagiotti, Rocco Barocco, Umberto Cavalli, Cerruti, Enrico Coveri, Roberta di Camerino, Anna Fendi, Ferrè, Dolce e Gabbana, Missoni, Prada, Valentino etc.
Le foto avrebbero fatto il giro del mondo con un ritorno di comunicazione pubblicitaria di qualche milione di Euro e la visita dell’impiccatore di Teheran sarebbe stata anche una utile occasione di pubblicità del l’Italian Design.
Il fatto che siano stati scelti gli scatoloni aggiunge all’idea cretina e servile dei leccaculo ministeriali anche una buona quota di scadente fantasia creativa: proprio il contrario dell’Italian Way.
Chiunque sia stato a decidere la sua marca di modesto di cervello è clamorosa: moralismo, servilismo, lecchinismo e povertà concettuale e creativa.
Ovviamente si troverà il responsabile: un bidello o un usciere del Ministero degli Affari Esteri, o un avventizio del gabinetto del ministro degli affari esteri o del primo ministro stesso. Verrà doverosamente impalato sull’altare della modestia intellettuale della classe politica al governo.
Comunque è bene guardare in avanti e pensare a future visite di assatanati coranici potenziali clienti di tecnologie italiane e prevenire clamorose gaffes come quella degli scatoloni. Ecco di seguito una proposta per Matteo Renzi e suoi consiglieri di pablic relescions
Vista la modestia concettuale dei subalterni e sudditi delle periferie che interpretano il modulo dei rapporti con il mondo islamico in termini di leccaculismo servile (not in my name) il gabinetto del primo ministro detterà un protocollo con i termini precisi che devono informare il comportamento del governo, dei ministri, dei ministeri, dei sindaci, degli assessori, dei direttori dei musei e dei gelatai, parrucchieri, tranvieri, tassisti italiani nei confronti di visitatori e affaristi islamici ai vari livelli, dai ministri e capi di stato ai migranti clandestini.
Punto primo rigoroso rispetto delle nostre tradizioni, della nostra cultura, dei nostri costumi e modi di fare.
Alle cancellerie dei ministri e capi di stato in visita far pervenire una nota diplomatica puntuale:
Facciano il favore di venire in Italia vestiti decentemente e non con quei gonnelloni da notte e con quegli assurdi asciugamani in testa. Doppiopetto di grisaglia taglio Armani, cappello Borsalino, scarpe Ferragamo Uomo, camicie griffate e cravatte di seta italiana …
Se si portano dietro l’harem vogliamo le mogli vestite da Dolce e Gabbana, Versace, Biagiotti, Rocco Barocco, Umberto Cavalli, Cerruti o simili. Donne in burka, nihab o altre goffe velature saranno fermate agli aereoporti.
Basta con queste buffonate carnevalesche vergognose di vestirsi alla Lawrence d’Arabia, ma chi cazzo credono di essere?
Ai pranzi ufficiali, vini italiani, prosciutto di Parma e crudo San Daniele, salami e bollito misto. Limoncello e grappa in chiusura.
Tutto servito da camerieri elegantemente gay in divise disegnate da Armani. The Italian Way.
A parte lo scivolone su Baghdad (Tehran?) e il tono un po’ goliardico, l’articolo è divertente e coraggioso. Non che sia il mio idolo, ma almeno sotto l’aspetto formale Kemal Ataturk quasi 90 anni fa, aveva già fatto dei bei passi avanti in questa direzione:

Ma finalmente un po’ di sano orgoglio Italiano.Basta con i comportamenti da Arlecchini e Pulcinella.Ok che siamo entrati nel periodo del Carnevale ma suvvia le maschere lasciamole a quel meraviglioso mondo dei bambini.Grazie per l’articolo e d’accordissimo con lei Lorenzo dalla a alla z