Ho sbagliato in pieno il mio pronostico sul ballottaggio torinese.
Avevo dato Fassino vincente. Evidentemente Fassino è stato molto peggio come sindaco di quanto io non abbia percepito. Oppure lo “zoccolo duro” del vecchio PCI torinese “operaista” e intimamente stalinista non esiste più. Fassino è un “vecchio” truccato da nuovo. Ma il trucco non ha convinto. La grillinesca farfuglieria della Appendino non la ha penalizzata: la stanchezza per l’establishment Torino-Fiat-PCI l’ha fatta digerire.
La vittoria di Appendino è più una sconfitta di Fassino e il prodotto della “saturazione” alla quale oramai gli italiani sono arrivati nei confronti dell’establishment politico consolidato bene rappresentato dal PCI/PdS/DS/PD che una reale affermazione di un nuovo “manifesto” e di una nuova leadership. La vittoria di Appendino è comunque un fatto positive sia che fallisca come amministratrice sia che abbia successo: il messaggio alla classe dirigente PD è durissimo i casi sono due: o è la mazzata letale o li costringerà a darsi una profonda riguardata.
Renzi dovrebbe capire il messaggio e liberarsi rapidamente della sentina reazionaria del PD, esprimere un “progetto” e assumersi una responsabilità ideologica. Il quotidiano day by day non può sopravvivere a lungo e non è risolvente sui probemi di dimensioine storica. Bisogna collocarsi: questa è la differenza fra un vero partito e un movimento di incazzati congiunturali.
Allo stato attuale la vittoria di Appendino non è una sconfitta di Renzi, ma lo può diventare.
Concordo, una certa parte degli attivisti grillini sarebbero andati benissimo a formare le nuove leve di un PD che avesse voluto davvero rinnovarsi; il Renzi del botto alle europei lo aveva fatto sperare ma le tortuose polemiche interne del suo partito, polemiche vecchie come i loro portatori, lo hanno appannato e hanno impedito il rinnovamento come si dice sul territorio
Marco
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Fassino e la cultura.
Torino é malata di casta, Piero ha creduto di essere circondato da fedeli votati alla causa mentre ha allestito un teatrino di amici, sempre loro (il caso Rotella é emblematico), che hanno in mano le redini della cultura occupando postazioni di prima importanza dai Musei alle Fiere ai Saloni permettendo alle Fondazioni di entrare a piedi uniti, con arroganza e ricatti ( …ok allora niente soldi…) nel fare di molte realtà culturali. In un delirio autarchico si é sostituito all’assessore alla cultura decidendo in primis mosse, strategie, accordi, vedi San Pietroburgo, Gare d’Orsai, Gam ecc attivando progetti di facile immagine e facile consumo, non ha lavorato sul territorio. I giovani si sono allontanati. Il caso Rotella ê emblematico. La presidenza della Compagnia a Profumo é un altro scenario che apre a non poche perplessità. In ogni caso, sono certo che la destra, come nelle partite di calcio, si é trovata tra i piedi la palla gol suo malgrado infilandola in rete con il portiere accecato dal sole, senza quell’ordine di scuderia Piero non avrebbe perso…. Ora peró ne vedremo delle belle………………………richi