Il Ragazzo dell’Europa
È morto il sogno dell’Europa degli anni ‘50 e ‘60. La generazione uscente, la mia che scrivo, responsabile di averlo fatto nascere, di averci creduto e responsabile ignara anche della sua morte, si chiede perché.
Chi l’ha ucciso, era nato morto, era nato orfano, figlio di madre ignota, cosa è successo, cosa sta succedendo, come mai… E adesso?
Bisogna uscire dalla maledizione hegeliana, che ogni cosa contiene anche il suo contrario, comoda per il commentariato professionale, madre prolifica di tonnellate di sì..ma, no…ma, per cui e quindi.
Madre comunque sterile di semplice e banale senso comune.
L’abbiamo vissuto il sogno, toccato con mano, viaggiando da ragazzi senza soldi per le strade d’Europa, da Milano a Copenhagen, da Londra a Berlino, fermando autisti che, in quegli anni, non dovevano avere paura, mangiando minestre gratuite negli ostelli di Ginevra, Lione, Francoforte, Strasburgo…si pagava solo se mangiavi il secondo…
Andando a Nord ritrovavi gli amici da un ostello all’altro, storie, racconti, canzoni, risate, amori, calzini sporchi e male ai piedi…
Il senso, fortissimo e presente dappertutto, era di una patria unica, di confini inesistenti, di cultura e valori comuni nelle diverse lingue. Sessanta anni fa.
Sono passate due generazioni: la nostra alla fine sta per uscire.
E quella dei nostri figli oggi 40/50enni.
In mezzo guerre e rivoluzioni tutte lontane da noi di incredibile ferocia, in Algeria, in Egitto, in Corea, in Indocina, in Vietnam, in Indonesia, in Afghanistan, a Cuba, in Venezuela, in Perù, in Sudafrica, in Libano, in Argentina, in Iraq, in Siria, in Palestina e Israele, in Sudan, nel Chad, in Somalia, in Libia…
Sono crollati muri di cemento, muri di parole, muri di carta, muri di denaro…muri di idee.
Ci sono stati 10-12 anni di terrorismo allucinato, figlio bastardo di un ’68, falsa primavera, festival di ingenuità, stupidità, demagogia e arroganza: i compagni che sbagliavano pensando di fare la rivoluzione massacrando politici, poliziotti, giornalisti, avvocati, sindacalisti, magistrati e gente comune nei treni e nelle stazioni ferroviarie. I molti ingenui, usati e buttati via.
Il futuro oggi non è più quello di allora.
Allora c’era il Manifesto di Ventotene, Altiero Spinelli, un mondo senza confini, il crollo dei muri.
Oggi ci sono milioni di profughi affamati in fuga, centinaia di migliaia di morti affogati nell’Egeo e nel Canale di Sicilia. Guerre di religione sanguinarie e incomprensibili alla nostra cultura che, nel bene e nel male è rimasta laica. Gran parte laica, si spera. L’Europa asfittica e lontana, che si rinchiude e diventa fortezza medievale. Leader che parlano di sparare alle barche. Germi di dittatura burocratica a Bruxelles, Londra, Berlino, Francoforte. E Roma. Debiti che soffocheranno sviluppo e cultura per i prossimi venti o trent’anni. Forse per sempre. Le regole dell’economia e del lavoro tradite dalla rapina finanziaria. Non risolta e ancora in agguato. La forbice fra chi ha e chi non ha sempre più larga.
Ma nell’ora più cupa, più di mai, più che sempre, ci vuole speranza.
Tornerà il ragazzo dell’Europa…e vi dirà cosa fare?
formidabile e amaro! Date: Mon, 11 Jul 2016 10:26:03 +0000 To: ornmariani@hotmail.com
Non si torna indietro ,purtroppo e neppure il futuro metterà giudizio …
Parole emozionanti, commoventi,forse un po’ tristi.come aspettiamo tutti il ragazzo d’Europa!