Lorenzo Matteoli 28 luglio 2016
Nella guerra in corso l’elemento più evidente della asimmetria è la convinzione assoluta di una parte, che uccide, massacra, tortura e muore, e la assoluta leggerezza dell’altra, che si limita a farsi uccidere e a morire, questa con aree di tale ingenuo buonismo che non sarebbe sbagliato qualificare come conniventi e complici. Una incredibile vocazione al martirio. Giudici che liberano soggetti pericolosi perché “sinceramente pentiti”, polizie che non controllano veicoli macroscopicamente sospetti e li ammettono in aree affollate e pedonali, un Papa che di fronte allo sgozzamento in chiesa di un sacerdote da militanti che gridano Allahu Akbar! dichiara che “non si tratta di una guerra di religione”, la seconda carica della Repubblica italiana che invoca apertura e comprensione n’importe quoi…la sinistra politica e di governo italiana che lascia alla destra reazionaria il monopolio di una linea estrema, per non volere occupare una linea di giusta responsabilità…i leader musulmani che proclamano verbalmente condanne severissime mentre le loro moschee ospitano e apertamente organizzano nuclei di jihadisti, i cosiddetti “moderati islamici” prigionieri e sotto ricatto da parte del terrorismo organizzato costretti in un silenzio che comunque non potrà mai essere giustificazione di silenzi e omertà.
Mentre a tutti è evidente la contraddizione tra “moderazione” e “guerra”, non tutti comprendono la resa incondizionata preliminare di fronte all’aggressione sistematica, organizzata, dichiarata ed eseguita con pratiche pubbliche mostruose, volutamente orripilanti.
Né serve qualificare i gesti estremi della jihad islamica in Europa e altrove come gesti di malattia mentale perché, se anche fossero malati mentali, e nell’area della criminalità fanatica la diagnosi patologica è sempre discutibile, sono malati mentali che quando sgozzano o massacrano le centinaia di soggetti assolutamente casuali gridano “Allahu Akbar!” La malattia mentale, ammettendo e non concedendo la generalizzata correttezza della diagnosi, ha radici precise che vanno riscontrate e delle quali bisogna prendere atto con coerenza. Senza ambiguità né riserve e nemmeno con ingenue, irresponsabili forme di comprensione. Patetica vocazione al suicidio.
La civiltà liberale, democratica, laica è oggi violentemente aggredita sia direttamente che indirettamente dall’islam sia nelle sue forme estreme, fanatiche e violente, che nelle sue forme culturali, politiche ed economiche e che nelle sue forme sedicenti moderate, ma in realtà succubi e conniventi.
Di questa aggressione è necessario prendere atto e agire di conseguenza culturalmente, politicamente, sul campo.
Siamo oramai ben oltre il punto nel quale la moderazione, per difendere il suo sacrosanto diritto di esistere, deve agire con responsabile durezza.
Siamo già molto avanti in un atteggiamento che è corretto definire di “sottomissione”.
Ci saranno effetti collaterali: ineludibili se si ammette, e non se ne può fare a meno, la situazione di guerra.
Se non si riuscirà ad innescare questa responsabile, severa reazione il futuro è tragico e se ne leggono le premesse nelle strade e nelle piazze d’Europa, e, più insidioso, nella vita quotidiana corrente, nelle scuole, nei mercati, nelle stazioni, negli aeroporti, premesse che si trasformeranno, nel perdurare della asimmetria e del lassismo culturale connivente, in una feroce, violenta, incontrollata, generale guerra civile a scala continentale.
Caro Lorenzo,
hai ben individuato – con la tua consueta, acuta, lucidità di analisi – il punto su cui si deve iniziare a lavorare. In un tuo precedente post affermavi: “/…/ quello che va recuperato è il coraggio di dire pane al pane e vino al vino, di esprimere con franchezza la critica e il dissenso senza lasciare che critica e dissenso siano patrimonio di altro estremismo e alla lunga di altre efferatezze.
La “moderazione” deve essere chiamata alle sue responsabilità /…/”.
In qualche modo ne discutemmo già trent’anni fa, ai tempi della tesi: già allora ci risultava difficile (e pericoloso) pensare ad una legittimazione dell’agire totalmente orientata alla realizzazione di un orizzonte di riferimenti (culturali, sociali, economici, religiosi, morali) perfettamente condiviso in mezzo ad altri accettati in modo più o meno tollerante”: la chiave per l’elaborazione di uno sciocco, futile, de-responsabilizzante (e mortale) “moderatismo” è tutta qua.
Perché non compilare un manifesto per un “superamento del moderatismo”?
Un forte abbraccio
andrea