Lorenzo Matteoli
Confermo la mia dichiarazione di voto per il SI al referendum e confermo anche la motivazione “politica” del mio SI: motivazione che lo sbracato tv-sivo dibattito in corso dimostra e la bananiera dichiarazione del no di Bersani giustifica e certifica oltre ogni dubbio e prudenza.
Voglio solo integrare e supportare il SI con una breve argomentazione che nessuno svolge perché scomoda per alcuni (la sinistra che votò con il colpo di maggioranza la modifica del Titolo Quinto nel 2001) e troppo difficile da spiegare per altri.
La riforma cerca di rimediare allo sfacelo e al danno provocato dalla confusione fra competenze regionali e competenze governative conseguente alla sciagurata modifica del Titolo Quinto del 2001. Una confusione che ha provocato ritardi, conflittualità e costi per inadempienze negli ultimi 15 anni di progetto e amministrazione del territorio e delle sue infrastrutture (energia, trasporti, viabilità, mobilità, comunicazioni).
La Corte Costituzionale ha tentato di rimediare alla confusione con innumerevoli continui e faticosi interventi, senza molto successo e comunque con tempi costosi e ritardi.
Del problema non si può parlare nei media omologhi per la macroscopica responsabilità del demagogismo della sinistra di potere che impose la riforma del 2001.
Il problema spiega anche le ragioni del “senato” apparentemente barocco proposto dalla riforma: uno strumento (probabilmente a termine) che dovrebbe agevolare il coordinamento e la comunicazione fra azione e competenza del governo centrale e azione e competenza degli enti locali.
L’argomento è ampiamente trattato e svolto da Rubecchi nel recentissimo testo per il SI di economisti “under 50”.
Quindi ancora SI