Macron vs Le Pen
8 maggio, 2017
Il 34% a Marine Le Pen viene qualificato dalla stampa italiana come una grave catastrofica sconfitta al limite in grado di sfasciare il suo Front National.
Il 66% a Emmanuel Macron invece viene magnificato come una grande affermazione e un trionfo della ragione sull’estremismo fascio-populista.
Personalmente sarei per meno catastrofe e meno trionfo.
Il 34% è una forza politica non indifferente su una piattaforma che ha molto di viscero e poco di politico, ma la sua caratteristica più preoccupante è che si tratta di un 34% solido: un blocco compatto o quasi nelle mani della Signora Le Pen
Il 66% di Emmanuel Macron è invece composto da almeno tre componenti: il suo partito, quello di Fillon e le frange estreme che non hanno voluto astenersi e che non volevano comunque Marine Le Pen. Non si tratta di un blocco unico, tantomeno solido né compatto.
È vero che ha vinto la ragione sul viscero politicamente impraticabile e culturalmente poco digeribile, il 34% di viscero non è però una percentuale da stare tranquilli, specialmente se la controparte è divisa.
Emmanuelle Macron potrebbe essere il banchiere/politico capace di mettere le mani sull’Euro sciancato e deforme per farlo funzionare come una moneta vera e politicamente fondata, in una regione macroeconomica organizzata come tale e non come aggregazione burocratica di soggetti bizzosi. Avrebbe sicuramente il valido aiuto di Mario Draghi e la viscosa resistenza della finanza globale e della Germania di Merkel e Schäuble fino a quando i due sceglieranno di essere ricchi e forti sul Titanic.
Dovrà essere capace di mantenere la visione politica con la quale moderare la cultura banchiera e guarire la malattia di Bruxelles di privilegiare le regole alle cose che devono essere regolate. Lui forse ne sarà capace, il problema probabilmente saranno i suoi compagni di viaggio.