Lorenzo Matteoli
29 giugno, 2017
Giannini sulla Repubblica di oggi fa una bella analisi…ma la sua conclusione è sbagliata.
L’identità del PD si elide e affoga nel caotico vociferare dei suoi troppi protagonisti. Forse alcuni di loro si possono ascoltare, da soli, ma insieme sono la zavorra gli uni degli altri. Se c’è una cosa chiara, al limite della smaccata banalità è che pochi hanno lo stomaco per votare un partito dove cantano contemporaneamente D’Alema, Bersani, Veltroni, Bindi, Cuperlo e Speranza. E fuori dal gruppo Renzi. Altrettanto chiaro dovrebbe essere che questi cantanti strillano e non fanno coro e che l’antico Prodi non è il maestro che li può mettere in armonia. La sua bacchetta si è rotta anni fa e gli ulivi non crescono due volte anche perché l’humus intorno alle radici è cambiato. Come generosi e patetici sono gli sforzi di Pisapia per appiccicare gli impossibili. Un bel vaso rotto si può anche appiccicare, ma resterà un vaso rotto appiccicato, difficile da vendere per nuovo. Al primo tocco robusto andrà di nuovo in pezzi, e anche aggiustato …fa acqua da tutte le parti.
Quindi, mi dispiace per Giannini, ma il solido vecchio proverbio…’meglio soli che male accompagnati…’ oggi trova la miliardesima conferma nella catastrofe prevedibile del PD.
Ci sono due regole per trovare una nuova identità: prima bisogna abbandonare quella vecchia, poi bisogna inventare quella nuova. Non mi sembra che siano stati fatti molti sforzi né per l’una né per l’altra cosa.
La tendenza è accusare gli assenti: quelli che non votano.
Non votano perché non hanno opinione e quindi è meglio che stiano a casa, Ma bisogna chiedersi perché non hanno opinione. Perché non c’è tessuto politico sul quale costruirla. Non c’è scopo, non c’è telos, progetto, volontà di futuro, passione. Ci sono compromessi, minestre, connivenze, privilegi, collusioni, silenzi e complicità. Perché votare quindi.
Nel grande caotico contesto di ‘scatole nere’ autonome e indipendenti, di ‘reti senza struttura sistemica complessiva’ nel quale oggi si annacqua e si elide un potere acefalo, ma urlante, vanno cercati i segnali di una disperata domanda di progetto, di scopi, di cose da desiderare e per le quali scaraventarsi nell’impegno.
Forse sorprenderò i miei 220 lettori (questo è il numero che mi passa wordpress).
Vasco Rossi sarà in concerto a Modena il 1 di luglio e Modena si aspetta duecentomila giovani che andranno a sentirlo…il mondo che vorrei, albachiara, qui si fa la storia, vado al massimo…
Duecentomila andranno, ma ci vorrebbero andare tre milioni. Affamati di ‘insieme’, disperati di solitudine, affamati di un futuro da volere, 80 per cento di loro disoccupati, …
Per tre ore di concerto del Blasco dimenticano, cantano con lui…si riempiono di ‘insieme’, che nessun altro è capace di dargli.
Questi sono gli elettori senza opinione politica, ma con una tensione potenziale immane. Dirompente.
A questi va dato un futuro, un progetto, una cosa da volere, una ragione.
Una botta calda di …’insieme’.
Chi saprà dargliela vincerà le prossime elezioni.
La insipida, se non rivoltante, minestra offerta dal PD attuale e dagli altri attori del teatraccio alla guida del Paese questi non la mangiano proprio.
E I DUEMILIONIDUE CHE HANNO VOTATO ALLE PRIMARIE…..DOVE LI METTIAMO ?????
Caro Renzo, grazie del tuo sintetico e puntuale commento, sono importanti i 2milioni2 ed è importante capire bene il significato del loro voto. Ecco la mia riflessione.
I 2milioni2 hanno votato Renzi, e toccherà a Renzi capire esattamente quale mandato politico gli hanno conferito con quel voto. Sarà interessante vedere come lo interpreterà. Analizzando il percorso Renziano nel PD, depurato dagli errori, si può estrarre una linea di tendenza abbastanza chiara: ricostruire un partito progressista di governo, pragmatico e post-ideologico. All’inizio sperava di farlo con tutto il partito e non c’è riuscito: Pisapia dovrebbe riflettere su questo fallimento di Renzi. La via dell’appiccicamento è sbagliata per la caratterialità dei soggetti, per la storia del partito, per le troppe cose che ancora non si possono dire nella sinistra italiana. D’Alema se non comanda non va d’accordo con nessuno e lo stesso vale per Bindi e per Bersani. Tuti uniti dall’odio isterico per Berlusconi, ma privi di ogni altra matrice programmatica, culturale, di impresa e da molto tempo anche storica.
Renzi è ancora a metà del guado, deve inventare un profilo del PD che gli consenta di prendere i voti di quelli che per molti apprezzabili motivi non votano più Berlusconi. Una via stretta e pericolosa, ma che sicuramente esiste nella minestra dell’assenteismo. Il Nazareno 2 è impraticabile, manca nella cultura del mainstream italiano la componente pragmatica/laica capace di distinguere anche cinicamente la priorità del governare necesse rispetto alle altre condizioni contingenti. Niccolò Machiavelli è stato un maestro senza seguaci.
L’uscita dei massimalisti dal PD è stata una svolta positiva, ma ci sono ancora pesanti remore nell’ex PCI che Renzi dovrà affrontare una di queste è sicuramente il cattolicesimo oscuro e subalterno ai dettati romani, non di Francesco ma dei suoi feroci vescovi-conti. Una linea intricata difficile da cardare anche per Francesco. Ma cardata va.
Gli altri problemi sui quali costruire la nuova identità del partito sono la spesa pubblica incontrollabile, il fiume di migranti, la giustizia borbonica, le banche politicizzate, la coltre burocratica viscosa, scuola formazione e ricerca. …
Tutti problemi immani, transgenerazionali, sedimentati da 30-40 anni. Ma una linea chiara, coraggiosa e fattuale darebbe al profilo del nuovo PD un taglio che le giovani generazioni dovrebbero apprezzare. Quelli del Mondo che vorrei.
Nel mio pensierino sull’errore di Giannini e Vasco Rossi ho usato il termine ‘insieme,’ ho visto poi che lo stesso termine quasi contemporaneamente è stato usato da Pisapia e qualcuno dei miei lettori potrebbe avere interpretato una convergenza. Per nulla! Il mio insieme non si riferisce al fallimentare appiccicamento di sette vetero-ideologiche dell’ex PCI, ma alle generazioni dei 20, 30 e 40enni abbandonate nel limbo di un futuro incerto senza visione, senza progetto, senza volontà.
Questi, con tutto il Paese, hanno diritto a un quadro politico pragmatico, fattuale, credibile, a una volontà di futuro nella quale inserire la loro esistenza. Il mondo che vorrebbero.
Renzi potrebbe avere ancora un margine nella fluidità attuale dell’elettorato italiano: questo è lo snodo interessante dell’attuale momento politico italiano.
lm