Lorenzo Matteoli
16 Novembre, 2017
C’è un elefante che scorazza negli uffici lussuosi e scacazza sulle preziose moquette manageriali della Torre BCE di Francoforte e nei ministeri delle Finanze e Banche Centrali dei paesi Eurozona, ma tutti fanno finta di non vederlo.
Meno Mario Draghi: lo vede, lo dice, ma tutti fanno finta di non sentire e chi sente fa finta di non capire e chi capisce non ha voglia di agire per mandarlo via. Il problema monetario attuale dell’Euro è troppo difficile da comprendere e se lo si comprende è troppo difficile da affrontare. Per cui è meglio far finta di niente.
Cercherò di spiegare nel modo più semplice possibile.
Se la Banca d’Italia contrae un debito finanziario in Euro con i mercati paga un interesse diverso (maggiore) di quello che paga per un debito analogo la Bundesbank o la Banque de France o altre banche dei paesi membri dell’Eurozona. Per verificare in modo preciso quali sono le differenze basta andare a vedere le quotazioni correnti degli ‘spread’ fra i paesi membri dell’Eurozona. Non mi interessa il dettaglio analitico: basti sapere che i debiti in Euro dei diversi paesi Eurozona pagano ai mercati finanziari interessi diversi.
Questo basta per affermare, senza timore di venire contraddetti, che l’Euro NON è una moneta unica, ma ci sono nell’Eurozona tanti Euro con valori diversi quanti sono i paesi membri, quante sono le differenze che pagano sui loro debiti in Euro. L’interesse che i mercati esigono è un indicatore della fiducia che i mercati hanno sulla capacità dell’ente debitore di pagare il suo debito alla scadenza.
Quando i mercati ‘aggrediscono’ il tasso di interesse di un ente, prima o poi, quella dichiarazione di sfiducia verrà verificata. Così è sempre stato nella storia della finanza e delle monete.
Nell’ipotesi di uscita dell’Italia dall’Euro, o di crollo collegiale dell’Euro, la nuova Lira verrà svalutata del 25-30% (cfr Vincent Brousseau) e forse più, il che significa che gli Euro posseduti dall’Italia compreranno un equivalente di nuove Lire che varrà automaticamente dal 25 al 30% in meno rispetto al potere di acquisto attuale degli Euro, convenzionalmente scambiati 1:1 con gli naltri Euro Europei. In virtù degli accordi di Maastricht.
Nella stessa ipotesi se la Germania tornasse al Deutsche Mark, per il crollo collegiale dell’Euro o per decisione unilaterale sua, i nuovi DM tedeschi varrebbero invece dal 40 al 50% in più rispetto al potere di acquisto degli Euro scambiati.
Vuol dire che un milione di Euro italiani trasferiti oggi in una banca commerciale tedesca in Euro tedeschi nell’ipotesi della catastrofe prossima ventura varrebbero dall’80 al 90% in più…praticamente il doppio. La ragione per la quale i depositi in Euro nelle banche tedesche sono gravati da interesse negativo.
Questa la conseguenza del diverso interesse che si paga oggi sui debiti in Euro della Banca d’Italia rispetto all’interesse che si paga sui debiti in Euro della Bundesbank.
La conferma dell’affermazione che l’Euro non è una moneta unica.
Due segnali confermano in modo più o meno diretto questa analisi:
- La richiesta di Jens Weidman (presidente della Bundesbank) che i debiti in Euro della Banca d’Italia vengano garantiti da consistente collaterale.
- La dichiarazione di Mario Draghi che se l’Italia volesse uscire dall’Euro dovrebbe pagare il suo debito con la BCE ‘prima’ di uscire. Debito quantificato in 350 miliardi di Euro su finanziamenti BCE più 150 miliardi di Euro per restituire la carta moneta in Euro emessa dalla Banca d’Italia durante la permanenza dell’Italia nell’Euro.
L’Italia non potrebbe pagare questo debito che resterebbe a carico degli altri paesi Eurozona: una catastrofe monetaria senza precedenti nella storia delle monete.
Chi è interessato a spiegazioni più articolate della mia può consultare Vincent Brousseau, i suoi diversi documenti sul tema e le sue conferenze su U.tube
https://www.youtube.com/watch?v=1O2CG41weCE
Auguri a noi.