La canizza sul caso Boschi e il dilemma etico

La canizza sul caso Boschi, chiaramente strumentale e pompata dai media della opposizione anti-renziana interna ed esterna al PD, è un buon indicatore del degrado dal quale è travolta la dialettica politica in Italia.

È oramai impossibile, senza rischiare il linciaggio mediatico e della opinione ‘omologa’, tentare una linea di analisi obbiettiva nel coro delle esecrazioni di rito delle varie chiese e parrocchie.

Quello che si legge sui giornali e si sente alla TV del talk show omologhi raggiunge livelli di assurdità surreali. L’atmosfera è da Grande Fratello Orwelliano e qualunque scemenza trova campo.

Una fa riflettere in particolare: “la Boschi non aveva titolo per incontrare i vertici degli istituti bancari”. Una affermazione che Padoan ha alimentato con la sua ambigua dichiarazione davanti alla Commissione di Indagine di Casini (Non ho autorizzato nessuno e nessuno mi ha riferito).

Questa dichiarazione è stata riportata da molti organi di stampa in modo difforme, come se Padoan avesse detto di non avere autorizzato la Ministra Boschi. Ma dove sta scritto che doveva autorizzare o che doveva vietare? Quando mai? Solo una visione di potere assoluto e totalitario può suggerire questa malsana pensata.

Delle banche mi occupo solo io: questa è proprio la mentalità che ha generato la catastrofe bancaria che oggi si sta rivelando.

La mentalità di chi ritiene che un ministro del Governo (Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri) debba essere ‘autorizzato’ da un altro ministro dello stesso governo per acquisire informazioni su un problema di interesse critico per il Paese è una mentalità da dittatura assoluta e anche bigotta.

Un ministro del governo ha diritto, titolo e dovere di interpellare, contattare conferire con chi vuole allo scopo di avere informazioni e dare informazioni/opinioni su problemi di connotazione emergente e critica per il Paese e per il Governo. Non deve chiedere autorizzazioni a nessuno e non deve riferire a nessuno, non può essere censurato da nessuno: userà le informazioni nell’ambito della sua responsabilità e del suo mandato per partecipare informata all’azione di governo e di indirizzo governativo nei modi e nei luoghi nei quali questa si debba svolgere.

Così ha operato Elena Boschi contattando Vegas, Ghizzoni, Padoan, e quanti altri per sapere cosa stava succedendo nella giungla bancaria italiana preoccupata per giuste ragioni dall’emergenza della crisi delle banche e dalle sue ampie conseguenze per il Paese.

Chi si scandalizza e denuncia questo comportamento lo fa per ovvia strumentalità e mi stupisco che non ci sia un pesante denuncia di questa strampalata, bigotta interpretazione dei ruoli dei ministri di un governo. Massime di un ministro con un mandato praticamente onni-comprensivo come il Ministro dei Rapporti con il Parlamento.

A quest’ora non so cosa dirà domani Ghizzoni, ma quanto sopra vale qualunque cosa dica: se Boschi gli ha chiesto informazioni, se gli ha suggerito operazioni, se gli ha chiesto interventi per risolvere il caso della Banca Etruria dove il padre Boschi era Vice Presidente, lo ha fatto per tentare di risolvere un problema che poteva anche essere quello del padre, ma che era molto più importante e cogente, quello delle migliaia di correntisti e risparmiatori di quella banca.

La domanda è: se l’azione di Boschi figlia era finalizzata alla tutela dei correntisti Etruria era censurabile perché in qualche modo tutelava anche Boschi padre (e non è detto che cosi sia stato)?

L’ipotetico presunto conflitto di interessi doveva essere evitato anche a costo di non tentare la tutela dei risparmiatori?

Il governo della cosa pubblica è complicato, ma la scelta in questi casi sia chiara: tentare la tutela dei diecimila deve essere una assoluta priorità. A parte ci si occuperà delle responsabilità di Boschi padre.

Informazioni su matteolilorenzo

Architetto, Professore in Pensione (Politecnico di Torino, Tecnologia dell'Architettura), esperto in climatologia urbana ed edilizia, energia/ambiente/economia. Vivo in Australia dal 1993
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2 risposte a La canizza sul caso Boschi e il dilemma etico

  1. Giuseppe La Ganga ha detto:

    Caro Lorenzo, talora il tuo candore è disarmante…
    Buon Natale! Giusi

    • matteolilorenzo ha detto:

      Rispondi alla domanda Giusi senza ipotizzare (presumere) il mio candore: quale è la priorità, evitare il rischio di essere accusati di essere corrotti e di avere interesse personale o tentare di salvare gli interessi di migliaia di risparmiatori. Spesso amministrando la cosa pubblica ci si trova nella condizione di fare una cosa giusta e rigorosa che però “sembra” motivata da mala intenzione o scopi inconfessabili. Cosa fai? non fai la cosa giusta perché ti pari il culo? a danno della cosa giusta? Tu questa domanda la conosci bene e so che hai sempre fatto la cosa giusta. Un abbraccio e ricambio gli auguri. Lorenzo

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