Il segreto di Mario Draghi …oppure?…

Il segreto di Mario Draghi…oppure…?

Lorenzo Matteoli, 1 Gennaio 2018

La notizia sul  Corriere di ieri che le banche Francesi e Tedesche sono seriamente a rischio per l’enorme quantità di titoli illiquidi (gergo banchiero per carta straccia) che  nascondono nei loro bilanci nella complice disattenzione della presidente del Supervisory Board responsabile del loro controllo la francese Daniele Noury e della vice presidente la tedesca Sabine Lautenschläger, dovrebbe preoccupare i mercati finanziari molto di più del grande debito italiano trattandosi di un buco finanziario superiore per un fattore 3,2 (320%) rispetto al debito pubblico italiano. Mentre il debito italiano ha il supporto dei contribuenti italiani ed è confortato da un attivo privato pari al suo doppio (circa 4200 miliardi di €) il buco bancario franco – tedesco non ha nessuna garanzia se non la stampa di euro da parte della BCE (chi l’autorizzerà?) oppure la dichiarazione della bancarotta. Secondo gli economisti autori del rapporto per la Banca d’Italia basterebbe una leggera caduta dei titoli ordinari per provocare un terremoto sui debiti Level2 e Level3 delle banche sistemiche tedesche e francesi. Terremoto che sconvolgerebbe in modo catastrofico tutta l’Eurozona.

Mi sono sempre chiesto quale fosse il segreto di Mario Draghi e per quale motivo gli fosse consentito,  nella feroce e stupida austerità imposta da Angela Merkel, di attuare il suo Q.E. spudoratamente keynesiano (il famoso ‘whatever it takes and it will be enough, believe me,’) che la Bundesbank condanna strillando, senza alzare un dito sul piano fattuale e costringendo al silenzio la povera Sabine.

Il rapporto della Banca d’Italia fornisce una buona risposta e apre una scatola di vermi che non mancherà di provocare qualche domanda per il prossimo presidente dell’Eurogruppo che si spera sia meno fazioso del ragionier Dijsselbloem (presidente olandese uscente) che, tenuto sotto schiaffo da Germania e Francia, ha finora coperto la  mina vagante. Forse proprio il nostro bravo Padoan avrebbe qualcosa di serio da chiedere.

Oppure…

Ci sarebbe però anche un’altra interpretazione della vicenda.

Sia che il bubbone esploda, provocando una catastrofe macroeconomica Europea di portata non immaginabile, sia che non esploda perché le autorità politiche e bancarie europee riusciranno a trovare il modo di coprire l’immane baratro dei 6800 miliardi di euro, mediante l’emissione di titoli a lungo termine a carico dei risparmiatori e investitori europei (non tedeschi e francesi?), il vulnus alla economia europea sarà pesantissimo per le enormi risorse che saranno sottratte a investimenti, strutture, infrastrutture in Europa. Infatti le risorse che i risparmiatori europei penseranno finalizzate a utili investimenti europei serviranno solo a riempire il buco dei titoli ‘illiquidi’ che prima o poi dovranno essere eliminati dalla pancia dei bilanci oscuri delle banche francesi e tedesche.

Cui prodest? Ovviamente al dollaro USA.

Questo spiega la relativa complicità delle autorità monetarie USA responsabili del non controllo sulla follia finanziaria e criminale di Wall Street e il fatto che nessuno dei responsabili sia stato incriminato e sia andato in galera o abbia pagato in qualche modo per la immane truffa planetaria organizzata e portata a termine. I 6800 miliardi di euro sottratti con dolo all’Europa grazie alla stupida avidità dei banchieri tedeschi e francesi, responsabili del 70% dei titoli ‘illiquidi’, sono quelli che hanno consentito gli interventi di salvataggio approvati da Obama e che hanno consentito agli Stati Uniti di uscire rapidamente dalla crisi nella quale l’Europa ancora faticosamente annaspa e che comunque peserà per molti anni a venire sulle future generazioni europee.

In una mia precedente nota (L’euro non è una moneta unica) riprendevo la tesi per la quale gli euro nelle banche tedesche e francesi valgono di più degli euro nelle banche italiane, portoghesi o spagnole. Tesi che si basa su un dato fattuale: i prestiti ‘sovrani’ che Spagna, Portogallo, Italia devono contrarre emettendo titoli e obbligazioni sono oberati da interessi superiori a quelli che pagano i prestiti tedeschi e francesi. Ergo gli euro italiani, portoghesi e spagnoli valgono meno degli euro tedeschi. Semplice.

Ma il dato fattuale è il risultato di una astuta manovra politico-mediatica che ha sempre nascosto la mina vagante del 6800 miliardi di euro di titoli illiquidi nella pancia delle banche francesi e tedesche. Lo studio publicato da Bankitalia è il primo segno di denuncia dell’immane  ‘buco’ finanziario franco-tedesco. Quando la mina verrà a galla e le banche francesi e tedesche ci andranno a sbattere le cose cambieranno. Mentre ora gli euro si rovesciano nelle banche tedesche (che pagano tassi negativi) mandati da tutto il mondo, ma in particolare dall’Europa, ci sarà una fuga da quelle banche e si avrà finalmente la ‘resa dei conti’.

Guardando bene a quello che succede: la recentissima campagna del Credit Agricole francese per trasformare la banca in cooperativa, chiedendo ai correntisti di pagare una ‘quota’ di associazione per diventare ‘soci’, può essere letta come mossa strategica per predisporre il coinvolgimento dei ‘soci’ nella copertura del ‘buco’ di illiquidi che ancora pesa nei bilanci di quel potente istituto bancario.

Una nota in margine sul problema della ‘valutazione’ del valore di quegli illiquidi che, non avendo mercato, (nessuno li compra) devono essere valutati con altri criteri da quelli della domanda e dell’offerta. I criteri sono complicati marchingegni di stima inventati dalle banche stesse e rigorosamente segreti: se venissero pubblicati sarebbero la barzelletta banchiera del secolo.

In Italia solo il Corriere della Sera e il Sole 24h hanno riportato la notizia dello studio della Banca d’Italia sugli ‘illiquidi’ Level 2 e Level3 detenuti al 70% dalle banche francesi e tedesche. Nessun giornale francese e nessun giornale tedesco hanno ripreso la notizia.

Ma sulla ‘rete’ il problema è molto presente: ecco cosa dice un analista di Goldmann Sachs sulla situazione di una delle banche sistemiche francesi carica di derivati USA illiquidi:

 

Jitters about the bank’s stability reverberate in New York and around the world because, among other things, Société Générale is one of the biggest global players in equity derivatives — financial instruments meant to protect investors against price plunges in stocks. It does business regularly with the likes of Goldman Sachs, JPMorgan Chase and Deutsche Bank.

“They have significant outstanding derivative exposures, which makes them systemically important,” said Kian Abouhossein, an analyst covering European banks for JPMorgan Chase. “They are important to the financial system, not just in the U.S. or Europe, but globally.”

E prima o poi uscirà. Ecco altri siti che trattano il problema e hanno ripreso lo studio di Bankitalia.

https://www.zerohedge.com/news/2016-09-19/italys-pm-unloads-deutsche-banks-unfixable-problem-hundreds-and-hundreds-billions-de

http://www.kitco.com/news/2017-12-28/Italy-Factors-to-watch-on-Dec-28.html

È forse tempo di occuparsi pubblicamente e in chiaro di questo problema, molto più serio e drammatico del debito sovrano italiano, che è sotto controllo e coperto da riserve e risorse fiscali in essere.

Bisogna chiedere a Germania e Francia come intendono risolvere il rischio sistemico delle loro banche specificando bene che si tratta di un problema francese e tedesco che deve essere a carico di Francia e Germania, prima che con qualche oscura manovra macroeconomica venga scaricato su tutti i cittadini europei dagli arroganti ‘gnomi’ di Bruxelles dominati da Bundesbank e Banque de France (stile Jeroen Dijsselbloem).

Mario Draghi, sicuramente al corrente del problema, deve dirci in quale modo la BCE farà ‘whatever it takes’ per tutelare l’eurozona dal disastro franco tedesco.

Quanto prima, tanto meglio.

Informazioni su matteolilorenzo

Architetto, Professore in Pensione (Politecnico di Torino, Tecnologia dell'Architettura), esperto in climatologia urbana ed edilizia, energia/ambiente/economia. Vivo in Australia dal 1993
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