Sono stato giustamente rimproverato per aver qualificato il popolo come ‘ignorante’. Essere ignoranti, a rigore di logica, non è una colpa e venire qualificati come ignoranti, per la stessa logica, non è un insulto. Ma lo è diventato nella prassi corrente e mi scuso. E l’osservazione è utile.
L’ignoranza non è una colpa, ma se uno che non sa vuol comunque giudicare, criticare, intervenire su argomenti che non conosce, allora l’ignoranza comincia ad avere qualche responsabilità. E qui si infiltra la maligna efficacia del ‘suffragio universale’ cioè del diritto di voto esteso a tutta una popolazione.
Perché ‘votare’ significa scegliere, e quindi giudicare e quindi intervenire con un parere su una specifica questione.
Se poi i pareri sono quelli di milioni di persone, questi voti, giudizi, pareri diventano rappresentanti del popolo nel Parlamento, diventano ‘Parlamento’, diventano ministri e primi ministri, diventano leggi.
Diventano decisioni che una intera nazione deve rispettare, subire, pagare.
Ecco la maligna efficaciadel suffragio universaleche con il voto a tutti trasforma gli innocenti e semplici ignoranti in arroganti giudici e decisori su questioni che non conoscono, per le quali non hanno competenza e che implicano pesanti, storiche conseguenze per altri e per l’intera nazione.
Conseguenze che possono essere tasse, guerre, sacrifici, miseria, ribellioni e ingiustizie. Dittature, regimi di polizia, torture, e quanto altro di orribile si può pensare che un potere difforme riesca a fare e nella storia ha fatto. Dopo essere stato votato e messo al governo dal voto di milioni di persone la maggior parte non informate, non competenti e mosse da strumentale manipolazione.
Ecco perché la questione del suffragio universale, del voto a chicchessia, assume enorme gravità: perché gli innocenti e onesti ignoranti possono, proprio in virtù della loro ignoranza, venire facilmente manipolati, disinformati, strumentalizzati.
Quando le repubbliche e le democrazie erano giovani e non c’erano (forse) i pericoli attuali della disinformazione e della manipolazione, il suffragio universale poteva anche essere un luminoso gioiello del sistema di potere del popolo attraverso i suoi delegati. La democrazia.
Ma oggi non più. Brexit insegna, le elezioni americane manipolate dagli hackers di vario segno e matrice insegnano, la nefasta influenza dei media nel voto degli italiani insegna.
La saggezza del voto a tutti perché i milioni di elettori sono per definizione ‘saggi’ è una storia che fa acqua da tutte le parti.
Non c’è nessuna saggezza nei milioni di manipolati strumentalizzati o disinformati. C’è solo strumentalizzazione e pericolo.
Questo mi premeva fare con il terzo pensierino e ringrazio chi mi ha rimproverato: scusarmi per quello che poteva essere interpretato come un insulto al popolo e spiegare come mai l’ignoranza dei milioni di elettori attraverso l’enorme potere del voto universale (che è scelta e giudizio) diventa indebita ingerenza in questioni complesse e delicate da parte di una massa disinformata, incompetente e sicuramente strumentalizzata in modo criptico, diretto o indiretto. La maligna efficacia del suffragio universale.
Sia ben chiaro: non sto invocando l’annullamento del suffragio universale. Sto proponendo il suo superamento con strumenti più sofisticati, complessi ed efficaci. Strumenti che nell’età della info tecnica e della cyber informazione sono certamente plausibili.
Cerchiamo di adeguare gli strumenti della antica gloriosa democrazia ateniese di Pericle alla attuale e futura società dell’informatica, abbandonando fossili obsoleti e oggi diventati oggettivamente pericolosi.
Come si diceva una volta: indico la luna non guardare il dito.
(l.matteoli)
Vabbè Lorenzo, tutti abbiamo sempre sospettato che la democrazia e il suffragio universale avessero delle pecche (anche in passato). E non ci scandalizziamo perché tu ora lo ribadisci con ulteriori argomenti tecnologici. Ma, anche senza entrare nelle technicalities, quali sarebbero i criteri sui quali baseresti il nuovo suffragio “ponderato” (nel senso letterale di “pesato”, ma anche figurato di “pensato”).
Un amico propone di far fare un “esame di stato” a chi vuole entrare in politica: ne facciamo uno anche agli elettori?
Gianvi