29, Maggio 2018
Padellaro accusa Mattarella e Scanzi anche, ma questi in modo più sottile e articolato. Tutti confermano in modo più o meno esplicito che il grande manovratore Salvini ha ottenuto ciò che voleva: le elezioni quanto prima per vincerle a mani basse con i 5S oramai leghizzati.
Ma se è vero che la inflessibilità di Salvini era anche dovuta al suo terrore (cfr Scanzi) di dover far fronte alle promesse impossibili della campagna elettorale più volgare della storia repubblicana, in tutto il pasticcio si intravede una contraddizione seria: o Salvini aveva paura della verifica di governo alle sue promesse impossibili, oppure era veramente convinto che Savona sarebbe stato il ministro della liberazione dalla “gabbia di ferro” tedesca dell’Euro.
Salvini aveva una sola certezza, che Savona sarebbe stato inaccettabile al supremo magistrato Mattarella e quindi lo ha usato per far saltare il banco e dare la colpa al Presidente. Come era suo scopo fin dall’inizio della liturgia.
Non era solo Mattarella ad essere preoccupato: erano preoccupati, per altri motivi, anche Di Maio e Salvini perché dopo avere firmato il ridicolo “contratto” si erano resi conto (Salvini più che Di Maio) del tunnel nel quale si stavano infilando. Mattarella con la sua decisione ha salvato l’Italia, ma ha salvato anche Salvini e Di Maio dalla loro arrogante leggerezza. E ora deve affrontare la strumentale reazione delle piazze penta-stellari e legaiole.
La battuta che per Mattarella valgono di più i burocrati di Bruxelles e i banchieri di Francoforte di 17 milioni di voti ignora una grande difficile verità: i voti si pesano e non si contano e 17 milioni di voti di elettori manipolati, disinformati, imbevuti di pseudo-verità demagogiche pesano molto meno della realtà che il negoziato con Bruxelles e con Francoforte va condotto da personaggi che siano solidamente credibili. Quando Savona dichiara che “ci sarà una svalutazione del 20% (della nuova lira) dopo l’uscita unilaterale dell’Italia dall’Euro” (cfr sua intervista sul sito NoEuro) ci si chiede quale movimento speculativo si dovrebbe fermare al 20% quando può arricchire i suoi finanziatori spingendo l’arricchimento speculativo a limiti inconoscibili e imprevedibili. Le speculazioni vengono bloccate da interventi finanziari di contrasto, ossia di mercati che comprano di più di quanto la controparte sia costretta a vendere. Quali sarebbero nella fattispecie questi benefattori dell’Italia?
Nessuno è in grado di valutare il massacro finanziario che seguirebbe a un italexit: dovremmo vendere tutto, porti, infrastrutture, industrie, banche, immobili, fondi pensione, risparmi familiari, futures emisecolari…e quant’altro.
Varoufakis interviene dando ragione ai due partiti populisti, ma dimentica di essere stato proprio lui con la Grecia, l’esempio dell’invincibile potere speculativo dei mercati, che durante il suo negoziato si sono letteralmente comprati la Grecia a prezzi stracciati.
Il negoziato per ristrutturare Maastricht richiede una strategia politica internazionale che non si struttura con il celodurismo e gli ultimatum. Va costruita con fermezza e visione di lungo termine, cercando alleati e convergenze, con competenza e resilienza. Paolo Savona, certamente competente, aveva perso la credibilità strategica da tempo con dichiarazioni e scritti che danno alle controparti tutti i vantaggi del giocatore di poker che conosce le carte dell’avversario.
Il baccanale attuale impedisce giudizi sereni, ma il tempo, come si dice, è galantuomo e le verità e le bugie sulla vicenda verranno fuori e informeranno nuove e più sagge valutazioni.
(l.matteoli)
Condivido ! Bravo Lorenzo! un saluto Monica