Spesso ci si chiede se i governi rappresentano veramente la cultura del paese del quale hanno in mano destini, felicità, economia e fortune. Purtroppo, il degrado della strumentazione con la quale le democrazie eleggono i rappresentanti del popolo è oggi arrivato a un livello così squallido da lasciare pochi dubbi a chi volesse rispondere alla domanda…ovviamente retorica.
E’ giusto chiedersi allora quale sia il corollario alla pessimistica risposta: quale sarà la “cultura” di questo strano Paese dalle mille etnie, dai diecimila campanili, dalle mille storie. Dagli imperi continentali dell’antica Roma alle repubbliche antiche e attuali…feudi, baroni, conti, vescovi conti, papi, Signori, Dogi, Ammiragli e Capitani di Ventura, banditi, corsari, e quant’altro. Scritto nella storia o solo raccontato che sia.
Allora penso ai milioni di cittadini onesti, che lavorano, pagano le tasse, studiano, si arrabattano, e mandano avanti il Paese.
Contadini, braccianti, operai, artigiani, tranvieri, ferrovieri, camionisti, benzinai, impiegati, maestri di scuola, professori, poliziotti, casalinghe, finanzieri, panettieri, pescatori, muratori, professionisti di vario livello e grado che ogni giorno. Donne, uomini normali. Tutti i giorni, fanno il loro lavoro con attenzione, responsabilità diligenza e onestamente. Pagano le tasse, mugugnando, ma le pagano, subiscono un sistema di burocrazia spesso assurdo e inefficiente, ma alla fine lo rispettano.
Decine di migliaia di amministratori locali, sindaci, assessori, funzionari di città, paesi, municipalità, enti locali… onesti che lavorano bene, con competenza e passione: basta viaggiare per l’Italia delle provincie e dei comuni per vedere strutture in ordine, scuole, giardini pubblici tenuti bene, servizi funzionanti…nonostante le non poche difficoltà burocratiche e di bilancio.
Certo ce ne sono anche di mal messe, ma sono la grande minoranza.
E il Paese funziona, produce, inventa, esporta, compra e vende. Vive e muore. Potrebbe funzionare molto meglio, ma non è certo per la responsabilità dei milioni di sudditi se le cose non sono perfette. Difficile da dire…magari lo è: una responsabilità polverizzata e dispersa, non attribuibile, non specificabile. Inafferrabile e ineffabile.
Si forma allora una figura complessiva, sociale, culturale: quella delle ragioni di essere, degli scopi, degli obbiettivi. Una figura complicata, inquadrata nel tempo: anni, decine di anni, generazioni. La figura della volontà di futuro come prodotto della volontà di ogni individuo moltiplicata per i milioni di individui.
E si torna alla domanda iniziale: questa figura è rappresentata dalla classe dirigente politica “democraticamente” eletta del Paese? O si è persa da qualche parte dei bisticci congiunturali?
Questo, secondo me, potrebbe essere il compito di qualche progetto di “macrotargeting” per individuare i contenuti di un messaggio che da tempo i nostri partiti non sanno più compilare.
Perché i milioni di Italiani che mandano avanti il Paese una opinione più precisa degli slogan demagogici, delle battute dei grossolani semplificatori, dei matamori da prima pagina, sicuramente ce l’hanno.
Mancano gli interpreti, ma chi riuscirà a capire l’ineffabile, ad esprimerlo e a farlo diventare manifesto avrà in mano il futuro di un Paese che sicuramente non è quello che oggi vediamo sciagattato dai suoi rappresentanti ufficiali ancorché, purtroppo, eletti da un meccanismo traditore.
(lorenzo matteoli)