Ovvero 15 + 30 non fa 100
Deve essere chiaro: una coalizione che non è in grado di esprimere un progetto politico, ma riesce a malapena a stilare un “contratto”, privo di τέλος sistemico e culturale, non rappresenta il Paese.
Un governo di coalizione tra due partiti che mettono insieme una risicata maggioranza e che sono ideologicamente, culturalmente e antropologicamente non solo diversi, ma antagonisti, non rappresenta il Paese.
Due vicepriministri che decidono e votano con una cultura economica e sociale puerile decreti abborracciati, senza senso pieni di contraddizioni e di presunzioni assurde, non rappresentano il Paese.
Vicepriministri e ministri che dichiarano sciocchezze inconsulte provocando costi miliardari sulla collocazione del debito pubblico sui mercati finanziari, non rappresentano il Paese.
Giovanni Guareschi per una innocente vignetta su Luigi Einaudi andò in galera.
I referenti culturali e politici dei due partiti della coalizione aggrediscono il Presidente della Repubblica con insulti volgari sono a piede libero e il ritardo nell’intervento d’ufficio della nostra magistratura è impudico.
Il ministro dell’economia dichiara pubblicamente il falso sui costi della Torino-Lione, la Ministra della Sanità si esprime sui vaccini con una cultura da stregoneria medievale, con conseguenze tragiche sulla morbilità epidemica futura potenziale, il ministro dello sviluppo economico e ministro del lavoro e delle politiche socialicrede di bloccare il precariato nel lavoro e uccide la flessibilità. Investitori e imprese lasciano l’Italia come immediata conseguenza.
Nela tradizione italiana della politica come strumento per occupare il potere per il potere non si è mai raggiunto un livello più basso e più volgare.
L’Italia pagherà carissimo questo momento buio e assurdo.
Ma la responsabilità non è solo delle figure che si sono insediate al governo con una motivazione grettamente contabile e sostanzialmente vuota.
Dietro le assurde dichiarazioni di ministri ignoranti e di capipartito infarciti di sciocca demagogia ci siamo noi, tutti noi. Un giorno qualcuno ce lo ricorderà.
D’accordo al cento per cento con questo commento giustammente esasperato.