Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra? quam diu etiam furor iste tuus nos eludet? quem ad finem sese effrenata iactabit audacia? Nihilne te nocturnum praesidium Palati, nihil urbis vigiliae, nihil timor populi, nihil concursus bonorum omnium, nihil hic munitissimus habendi senatus locus, nihil horum ora voltusque moverunt? Patere tua consilia non sentis, constrictam iam horum omnium scientia teneri coniurationem tuam non vides? Quid proxima, quid superiore nocte egeris, ubi fueris, quos convocaveris, quid consilii ceperis, quem nostrum ignorare arbitraris?
Marco Tullio Cicerone (105 a. C – 43 a C. – Prima Catilinaria –
Davanti al Senato della Repubblica 8 novembre 43 a..C.
Fino a quando approfitterai, Catilina, della nostra pazienza? Per quanto tempo ancora codesta tua folle condotta ci sfuggirà? Fino a che punto si spingerà la tua sfrenata audacia? né il presidio notturno sul Palatino, né le sentinelle per la città, né il timore del popolo, né il concorso di tutte le persone per bene, né questo luogo di riunione del senato, il più sicuro, né i volti e le espressioni dei presenti ti hanno sgomentato? Non ti accorgi che i tuoi piani sono stati scoperti? Non vedi che ormai la tua congiura è nota a tutti e che ormai è sotto controllo? Credevi veramente che noi non lo sapessimo, che cosa stava succedendo, che cosa facevi nel cuore della notte, dove eri, con chi eri, quali mali azioni stavi progettando?
a cura di lorenzo matteoli
Lorenzo, il nome dell’autore del brano citato sarebbe utile.
Grazie Provvedo…mi sembrava inutile…