Niccolò Machiavelli 1469-1527 – Segretario della Signoria di Firenze
Essendo adunque un Principe necessitato sapere bene usare la bestia, debbe di quella pigliare la volpe e il lione; perchè il lione non si defende da’ lacci, la volpe non si defende da’ lupi. Bisogna adunque essere volpe a cognoscere i lacci, e lione a sbigottire i lupi. Coloro che stanno semplicemente in sul lione, non se ne intendono. Non può pertanto un Signore prudente, nè debbe osservare la fede, quando tale osservanzia gli torni contro, e che sono spente le cagioni che la feciono promettere. E se gli uomini fussero tutti buoni, questo precetto non saria buono; ma perchè sono tristi, e non l’osserverebbono a te, tu ancora non l’hai da osservare a loro. Nè mai a un Principe mancheranno cagioni legittime di colorare l’inosservanza.
(Niccolò Machiavelli, Il Principe , capitolo 18)
Pretendere che Salvini e Dimaio abbiano letto Il Principe dell’ineffabile nostro Maestro di Politica e Diplomazia Niccolò Machiavelli è decisamente un peccato di ingenuità.
Ma ci dovrebbe pensare Maurizio Belpietro che scrive oggi sul suo giornale La Verità un editoriale nel quale, fra le molte altre cose, si chiede come mai ai precedenti governi la stampa e la “cupola culturale che domina sull’informazione” hanno sempre perdonato ogni sorta di efferatezza (sciali, sprechi, corruzione, spread…gaffe etc.) e alla “simpatica accozzaglia di squilibrati, per di più xenofobi e pauperisti” del governo Conte non perdona nulla. Li aggredisce, li accerchia, per costringerli alla resa e farli “ballare e cadere”… Belpietro evoca in modo molto esplicito la tesi del “complotto” strillata da Salvini e Dimaio e descrive lo scenario di una élite di potere, italiana ed europea, terrorizzata, travolta dalla nuova giovanile ondata di sovranismo e populismo, incapace di proporre una linea politica di intelligente contrasto, che ricorre a tutti i mezzi per massacrare il nuovo che avanza. Il pezzo di Belpietro, che si chiede “dove vogliono arrivare le élite europee che oggi attaccano a testa bassa Salvini e Dimaio?” è perfettamente in linea con la dialettica corrente nel campo grilloleghista che viene qualificata dalla battuta …”ma allora il PD?”
Le condizioni erano diverse, e gli uomini erano diversi, i miliardi erano diversi e molti meno e sono stati fatti comunque errori. Ma qualcosa in più avevano se sono riusciti a ottenere lo spazio che oggi ci condanna. Forse è opportuno e utile chiedersi cos’era.
Non ho nostalgia per i 60-70 anni di governi DC/PCI/PD/DS/PdS etc. che ritengo responsabili dello sfascio attuale, tutti, nessuno escluso. Un vero crimine politico emi-secolare e più. Sono anche convinto che un cambiamento non sia solo necessario, ma ineludibile e urgente. In Italia e in Europa. Sono anche convinto che non si fanno le frittate senza rompere le uova. Ma c’è modo e modo di rompere le uova. Mi chiedo allora se proprio questo sia il cambiamento che ci vuole, e lo chiedo anche a Belpietro. A mio avviso abbiamo bisogno di competenza e rigore. Per cambiare l’Europa ingessata sulla sterile dannosa “austerity” ci vuole qualcuno che capisca che, per come sono organizzati l’Euro e l’Europa, per cambiarla bisogna starci dentro. Uscirne vuol dire venire massacrati dalla speculazione che ci ridurrebbe in pochi mesi a colonia finanziaria dei creditori. (cfr. Grecia e tragica esperienza di Yanis Varoufakis). Ho spiegato il concetto e la dinamica in molti miei precedenti scritti ai quali rimando gli interessati (li trovate tutti online su questo blog). La dura realtà fattuale va capita e bisogna agire di conseguenza. Negoziare con competenza inossidabile, cultura internazionale, intelligenza diplomatica, finanziaria, antropologica…sottile. Esser volpe.
Non dò né a Salvini né a Dimaio alcuna credenziale su questo profilo: sono grezzi, incompetenti, e di finanza internazionale crassamente ignoranti (e si vantano di esserlo). All’ipotetico tavolo di negoziato sarebbero “messi a posto” in pochi minuti. Umiliati e messi a tacere. Perderebbero di sicuro. Come Fubini ha messo a posto Borghi l’altra sera alla “Piazza Pulita” di Paragone e forse con maggiore autorevole, competente durezza. Immaginate Borghi o Savona, discutere con un Mario Draghi o con Jens Weidmann della Bundesbank o con Axel Weber. Per non parlare di Luigi Dimaio. Non solo bisogna conoscere e padroneggiare i numeri, ma le relazioni fra i numeri e le relazioni fra le relazioni dei numeri… Al bar sport della politica italiana te la puoi cavare a spintoni di “me ne frego” “io sono stato eletto loro no” “se la Banca d’Italia non è d’accordo si faccia eleggere…” “non parlo con gli ubriachi…” I milioni di voti non hanno mai reso competente nessuno, e non autorizzano nessuno a sparare cazzate specialmente quando quelle cazzate costano miliardi di Euro …degli altri, dei contribuenti italiani.
L’incubo dei tecnici evocato da Belpietro: non saprei cosa scegliere tra l’incubo dei tecnici e quello dei politici arroganti e incompetenti. Non tutti i “tecnici” sono come il professor Mario Monti.
Non so né quando né come finirà l’esperienza del governo Conte, una cosa è sicura: costerà carissima all’Italia in miliardi di euro e in credibilità, una cosa che vale migliaia di miliardi; più a lungo durerà e più alto sarà il prezzo da pagare per i contribuenti italiani e Salvini ci dice “..me ne frego.” Dimaio anche se parla …non conta.
P.S.
Dimaio, se questo è un ministro della Repubblica: ha dichiarato: “se la Banca d’Italia non approva la posizione del Governo sulla Fornero…si presenti alle elezioni” Il certificato della profonda ignoranza e arroganza del. ministro Dimaio. Una vera bestemmia culturale, politica e del più pavimentale senso comune. Si legga la lezione di Cassese sul Corriere di oggi, ammesso che riesca a capirne qualcosa, e non concesso.
(lorenzo matteoli)