La memoria del futuro

salaminaLa battaglia di Salamina 306 a.c….ma perché morivano questi?

Ma perché vuoi studiare la Rivoluzione Francese? Roba vecchia, successa 230 anni fa, chissenefrega oggi…E la Rivoluzione Russa? Cento anni fa…roba vecchia, lo Zar, Lenin, le Guardie Rosse, il Palazzo d’Inverno, San Pietroburgo… Trotzky…ma dico io chissenefrega oggi…proprio di meno non me ne può fregare …Il fascismo? 90 anni fa…Mussolini, gli Arditi, all’armi siam fascisti, Faccetta Nera…d’Annunzio, il delitto Matteotti…ma chissene … anche qui si vabbè il razzismo, gli ebrei…poverelli …La guerra del Peloponneso? Tucidide? Sparta e Atene, ma non rompere per cortesia…431 avanti Cristo, Pericle? Alcibiade? Ma chiccazzosenefrega…non dirmi…mavalà… E così via.

Noi che abbiamo fatto il Classico.

Poi architettura: il Genius Loci di Vitruvio, il contesto urbano, la forma urbana come prodotto della cultura insediata,

…viviamo in città che altri hanno disegnato e disegniamo città dove altri vivranno,

Lewis Mumford, (City in History)… Come nascono come muoiono come si deformano le decisioni sulla Città, Bruno  Zevi, Leonardo Benevolo, Manfredo Tafuri, Siegfried Giedion … Giganti inutili? Ma chi l’ha detto? Niente like. Definisci like.

Tutte cagate, non rompere, chissenefrega … oggi, click, click click, zap, zap, zap, clikketyclick, clikkety click…bip, bip, bip…birulibip…zack, zack..

Niente like, sei una merda…tanti like sei un dio… come Fabrizio Corona…  lui sì che ha tanti like…click…click…birulibip…click…definisci merda…

Così io pensavo che  analizzare la dinamica e gli eventi di una decisione di trenta anni fa a Torino che ha coinvolto investimenti per 400 miliardi  e spostato valori immobiliari per qualche migliaio di miliardi di vecchie lire (diviso due sono circa milioni di euro)…potesse aver un certo interesse e potesse essere di una certa attualità …anche perché non sono cambiate molte cose nel “sistema Torino” in trenta anni. Il potere è sempre Fiat, San Paolo, Stampa e fratelli…la politica è sempre viscero, gelosie, ideologia stronza, settarismi e incompetenza…un po’ di clientela mascherata… guarda come sono figo io che capisco come sei figo tu…etc.

Decisione contorta, passata al tritacarne del settarismo dei giornali-fiat, ai mali di pancia delle femmine politiche del PSI torinese e degli altri frustrati da mancato potere comunale, all’incazzatura livida del PCI novelliano che anticipava la bollitura attuale di ben trenta anni. Al tentato saccheggio del COL e della FIFA…e di altri…

Decisione comunque densa di conseguenze urbane per decine di migliaia di torinesi, per qualche generazione…decisione giusta, condotta amministrativa rigorosa, ancorché calunniata, alla fine premiata dai fatti, dal denaro e dalla storia e anche dalla magistratura torinese (fatto non di poco peso in quei tempi e anche in quelli attuali).

Decisione e storia oggetto di centinaia di articoli fake de La Stampa di Torino e di qualche articolo fake de La Repubblica diretta da un qualunque Boffano, piccolo disinformato, fustigatore fake, di costumi sabaudi e anche un po’ ignorante … non senza arroganza…anticipatore di Dimaio

Ma gli architetti che progettano dovrebbero sapere come è fatto il percorso tortuoso che va dal loro incarico all’edificio finito, non possono andare come Alice nel paese delle Meraviglie attraverso la palude e la giungla. Quindi, dico io, raccontiamo la storia. È attuale, è ancora vera, potrebbe anche essere utile.

Ma no …”ce la siamo contata tra di noi”…

Ma la storia “ce la contiamo sempre tra di noi”. Ma c’è il video, ci sono gli atti, supponiamo che lo vedano in dieci e gli atti li leggano in venti…e i venti la raccontino ad altri venti che la raccontano ad altri venti …così nascono le “narrazioni” e le leggende, e, a poco a poco, una immagine di merda  viene sostituita da una storia più vera, più giusta, qualcuno qualche errore non lo ripeterà e la cultura dei luoghi si arricchirà, magari di poco, ma è sempre un arricchimento. Sempre avanti. Chi non racconta la storia la subisce. Niente like.

Raccontare la storia serve, serve a capire, serve a guardare avanti, dove andiamo, chi siamo e forse qualche giornalista capirà che è impossibile difendere la libertà di chi per sua volontà non è libero.
(lorenzo matteoli)

Informazioni su matteolilorenzo

Architetto, Professore in Pensione (Politecnico di Torino, Tecnologia dell'Architettura), esperto in climatologia urbana ed edilizia, energia/ambiente/economia. Vivo in Australia dal 1993
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2 risposte a La memoria del futuro

  1. Guido Vacirca ha detto:

    È vero che ormai è tutta questione di like e di definizioni (quelle che si trovano su Wikipedia) e l’informazione viene spesso isolata dal contesto, senza un prima e senza un dopo. Ma esistono ancora delle ancore di salvezza, giusto per non andare completamente alla deriva! Una di queste ancore, come giustamente lei afferma: è la narrazione, il racconto dei fatti. Anche a me piace molto raccontare, quando posso lo faccio molto volentieri. Nel tempo mi sono anche “costruito” un piccolo pubblico, proprio come lei: con il suo blog! La persona del mio ristretto pubblico che mi è più cara è senz’altro il mio nipotino che, ha solo sette anni, ma ascolta con attenzione i miei racconti e le relative spiegazioni (ovviamente adattati alla sua comprensione). Tra il mio pubblico ci sono anche dei/delle trent’anni, alcuni/e mi ascoltano ed interloquiscono interessati/e, altri/e invece dicono sempre: “Non ho “testa” per queste cose!”. Purtroppo: così va il mondo! Chi non usa la propria “testa” e non sviluppa dei pensieri propri, inevitabilmente, subisce quelli altrui!

  2. Gianvi Fracastoro ha detto:

    Ciao Lorenzo, non potendo venire in Comune venerdì scorso ho letto con attenzione il tuo resoconto, l’ho trovato molto interessante e l’ho inviato raccomandandone la lettura anche ad altri amici e parenti, non so con quanto successo. Mi pare di cogliere un po’ di amarezza nel tuo blog di stamattina. Non è il caso, credimi. Non è neanche del tutto vero che il potere sia sempre lo stesso, altrimenti non avresti potuto nemmeno avvicinarti al Municipio. Non sono neanch’io un fan dei “pentastellati”, ma il loro avvento, assieme a parecchie sciagure (della TAV parleremo spero domani) qualche cambiamento c’è stato. I nuovi “riferimenti” ideologico-culturali non sono ancora chiari, e forse non ci sono proprio, ma non sono comunque sempre gli stessi, credimi.
    A presto

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