L’agave del mio giardino, dopo 8 mesi

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dsc03844L’agave com’era nel Maggio 2018 (in alto) e come è oggi Gennaio 2019

Invece è vero: dopo la fioritura l’agave muore

 L’anno scorso  (Maggio 2018) l’agave nel mio giardino australiano aveva prodotto un fiore monumentale: alto quasi sei metri. La cosa non aveva mancato di stupirmi perché quell’agave da 20 anni non aveva mai prodotto un fiore, ma al suo piede erano cresciute molte nuove piante, nessuna però così grossa e pesante come la “pianta madre”. Leggendo sul web storie di agavi avevo scoperto quella che sembrava una leggenda: dopo la fioritura l’agave muore.

Avevo interpellato la pianta che pensavo fosse attendibile come “fonte diretta e primaria”.

L’agave si era un po’ seccata per la domanda che riteneva impertinente, se non decisamente offensiva. “Palle” aveva detto, “non ho nessuna intenzione di morire, anzi voglio campare ancora con il mio bellissimo fiore che ovviamente rappresenta il massimo della vitalità.”

Del mio breve scambio con l’agave, che forse sembrerà incredibile a molti di voi,  avevo raccontato la vicenda in una breve nota “L’agave del mio giardino”. Ecco il mio colloquio del Maggio scorso:

Ieri ho deciso di parlarle e le ho chiesto se era a conoscenza della sua drammatica situazione. Mi ha detto che sono tutte palle di botanici insulsi e che il fiore si staccherà seminando centinaia di nuove piante e che lei non ha nessuna intenzione di morire.
(https://matteolilorenzo.blog/?s=L%27agave+nel+mio+giardino)

Devo confessare che avevo dato retta all’agave e avevo qualificato la storia della morte dopo la fioritura come una comprensibile favola botanica: le storie che piacciono per la facile e banale morale che sembrano rappresentare…del genere il “canto del cigno” e simili. Nelle prime settimane tutto sembrava confermare l’atteggiamento orgoglioso dell’agave: il fiore monumentale era animato da migliaia di api, calabroni e vespe che si davano da fare, senza litigi, per raccogliere polline dalle migliaia di fiorellini della monumentale efflorescenza. La pianta sembrava godere ottima salute e vivere veramente la sua gloria.

Dopo qualche settimana, i fiorellini seccarono e così cessò la frenetica attività di api, vespe e calabroni. Poi a poco a poco si videro i segni della decadenza: nessuna nuova foglia e lentamente tutte le grasse foglie dell’agave cominciarono a diventare rinsecchiti avanzi dell’orgoglio verde iniziale. Oggi, quasi un anno dopo la fioritura, non ci sono dubbi su quello che sta succedendo: l’agave sta morendo, anzi forse è già morta e i suoi resti si stanno lentamente scomponendo per semplificarsi nell’elementare carbonio e tornare nel grande samsara.

Dopo la fioritura l’agave muore: non è una favola, è proprio vero.

È difficile rinunciare alla semantizzazione (i.e. dare un significato) di questo racconto fattuale: il sistema organico della pianta, dopo aver raggiunto il massimo della sua vitalità, e dopo aver prodotto lo strumento della sua continuità di specie o soggettiva, dopo aver esaurito il suo mandato esistenziale come individuo… muore. Diventato inutile alla continuità della specie, nella forma di sistema organico attivo, si estingue e inizia la lenta trasformazione per diventare una “risorsa” energetica e materiale e per giocare nuovi ruoli nel “sistema ambientale” più ampio.

Non si tratta di una semantizzazione completamente priva di interesse e lascio lo svolgimento ulteriore del pensierino  a chi abbia voglia di farlo.
(lorenzo matteoli)

 

P.S. non dimenticare i significato e il ruolo dei numerosi polloni e getti cresciuti ai piedi della pianta principale.

P.P.S. Il mio colloquio con l’agave nel maggio 2018: ho fatto la domanda ma la sua risposta me la sono inventata, non proprio inventata… le agavi parlano un linguaggio a noi sconosciuto a base di vibrazioni  e di enzimi, mi sono dovuto concentrare per intuire la risposta e con qualche attenzione ci sono riuscito.

Oggi (29 gennaio 2019) ho provato di nuovo a interrogarla, ma non c’è stata nessuna reazione, né strane frequenze né enzimi di sorta che io potessi interpretare.

 

 

 

Informazioni su matteolilorenzo

Architetto, Professore in Pensione (Politecnico di Torino, Tecnologia dell'Architettura), esperto in climatologia urbana ed edilizia, energia/ambiente/economia. Vivo in Australia dal 1993
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Una risposta a L’agave del mio giardino, dopo 8 mesi

  1. Wendy Charnell ha detto:

    A little sad, but I think She had a full and happy life! >

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