Nelle elezioni sarde è successa una cosa interessante. I voti persi dai 5S (molti) non sono andati alla Lega di Salvini, ma (in gran parte) alla coalizione di centro sinistra guidata dal giovane Zedda. La lega ha perso voti rimanendo poco sopra il 10%. La destra è rimasta al palo. Salvini cala in Sardegna perché, nonostante la sua tracotanza, non riesce a districarsi dalla viscosità letale della linea suicida di Dimaio: i suoi gli chiedono di sbloccare i cantieri, di far partire la TAV e i LLPP bloccati dalla puerile incompetenza dei 5S dimaiani, lui non ci riesce, i suoi lo mollano. Dimaio interpreta la sberla sarda e quella abruzzese come punizioni per il tradimento del pensiero talebano fondamentale del Movimento5S, ma gli altri segnali indicano chiaramente il contrario: il voto punisce proprio quella linea. Dimaio insiste, aggredisce Tria, blocca la TAV e non riesce a far uscire il Reddito di Cittadinanza dal groviglio di contraddizioni normative e burocratiche nelle quali la pasticcioneria concettuale lo sta facendo affogare. Dimaio si incazza e aumenta la viscosità antropologica che il suo puerilismo ministeriale ha istituito. Dibba è sparito dopo il breve flirt: una scissione in embrione? Dimaio vorrebbe cambiare “linea” ma la base del suo partito lo sta già bruciando. Questa in sintesi la fotografia della tendenza in atto. I viceministri sono in “damage control”, ma le contraddizioni li ingabbiamo. Panico e reazioni isteriche dei bambolotti al governo indurranno altri errori.
Allo stato attuale la previsione per le Europea è negativa per il governo del contratto: i contratti non possono sostituire la politica, la competenza, la professionalità e tantomeno l’intelligenza.
(lorenzo matteoli)