A Pagina 22 del suo libro “The future of capitalism” Paul Collier scrive:
The pragmatism of this book is firmly and consistently grounded in moral values. But it eschews ideology and so is guaranteed to offend ideologues of every persuasion. They are the people who currently dominate the media. An identity of being “on the left” has become a lazy way of feeling morally superior; an identity of being “on the right” has become a lazy way of feeling “realistic”. You are about to explore the future of ethical capitalism: welcome to the hard centre.
Traduzione:
Il pragmatismo di questo libro è solidamente e coerentemente fondato su valori morali. Ma rifiuta l’ideologia e quindi è certo che offenderà gli ideologi di qualunque tendenza. Gli ideologi sono quelli che oggi controllano i media. Qualificarsi “di sinistra” è diventato un modo comodo per sentirsi moralmente superiori, qualificarsi “di destra” è diventato un modo comodo per sentirsi “realistici”. State per esplorare il futuro del capitalismo etico: benvenuti al solido centro.
Su questa premessa Paul Collier imposta la sua pragmatica ricerca e proposta di un “capitalismo etico” che propone come riferimento di un “solido centro” (a hard centre).
Che le due categorie “sinistra” e “destra” fossero semanticamente datate è un dato acquisito da tempo nel dibattito politico tanto raffinato quanto banale e anche nelle più sanguigne discussioni al Bar Sport. Paul Collier individua e denuncia la metamorfosi avvenuta sui due fronti storici dello scontro politico del secolo scorso. La sufficiente supponenza della sedicente sinistra comoda, da una parte, e l’autoproclamato “realismo” della sedicente destra, di quelli che “fanno”. Interessante notare che le due tendenze portano a conclusioni analoghe. Chi si sente “moralmente” superiore tende a giustificare, con la presunzione di superiorità morale, la sua marginalità etica, chi si ritiene “realista” tende a giustificare in nome del realismo, comportamenti semplificati e drastici dettati dalla “necessità del mondo reale”.
In fondo alle due tendenze c’è la gestione manesca della cosa pubblica, la prevaricazione, l’interesse settario, partigiano e spesso personale e, alla fine, la corruzione, la collusione mafiosa. La maledizione italiana. The Italian curse.
Ieri a Milano e a Roma due episodi illustrano in modo chiaro la confusione che domina nella classe politica e di impresa che governa il Paese.
A Milano la cena di lusso organizzata il 7 Maggio su un tema in apparenza limpido e attuale “una nuova giustizia: l’impresa che serve all’Italia”. Tema che letto insieme al nome dell’ospite d’onore della serata, aveva un sapore tra l’ironico e il grottesco: Matteo Salvini sponsor di un sottosegretario pesantemente sospettato di collusioni mafiose e a sua volta garante di un furto di 49 milioni di Euro perpetrato con astuzia, competenza e volontà di delinquere dalla Lega della quale è pur sempre segretario. Per l’attualità del tema non ci sono dubbi lo stesso giorno si chiudeva il blitz della magistratura con di 90 indagati e 43 arrestati politici, funzionari, imprenditori e ‘ndranghettisti.
Nessuno degli illustri ospiti, che avevano pagato 10 mila Euro a tavolo per sostenere il partito del “capitano”, aveva avuto peraltro dubbi di sorta. Il meglio della “caviar left” ambrosiana d’impresa e intelletto. Gad Lerner sulla Repubblica di oggi elenca i nomi degli “allineati”.
Inevitabile il ricordo dell’atto unico di Dürrenmatt “I rinoceronti”.
L’altro evento interessante è stato quello romano della Sindaca Raggi che, finalmente!,dopo mesi di sbamblinamento incompetente, costoso ed equivoco si è schierata personalmente a sostegno della famiglia Rom aggiudicataria di un alloggio comunale aggredita dalla violenza fascista degli stupratori di Casa Pound. La Sindaca è andata di persona a Casal Bruciato per accompagnare nell’alloggio la famiglia Croata sfidando l’aggressione degli “arditi” mazzieri di Casa Pound.
Il gesto coraggioso e giusto della Raggi non è stato però apprezzato dal capo politico dei 5Stelle Luigi Dimaio che ha voluto esprimere la sua “irritazione” “Prima i Romani!”ha dichiarato.
Prima della legge, prima della regolarità delle aggiudicazioni, prima delle rigorose graduatorie ???
Non male come senso dello Stato da parte di un Ministro della Repubblica!
“A Giggì…ma che cazzo stai a ddì?” La dichiarazione di Luigi Dimaio rappresenta tragicamente lo stato di cretinismo acefalo nel quale si dibatte il Movimento. Situazione della quale Dimaio è responsabile e vittima: obbligato dai ragionieri della micropolitica a dire una immane cazzata per recuperare 1000 voti di neander-razzisti.
I due episodi confermano la sensazione che non siano Salvini e Dimaio il pericolo, ma chi li vota per conformismo, comodità, insipienza, stupidaggine, o peggio.
lorenzo matteoli