Maria Rosa dell’Aria la Professoressa
punita dai servi del regime
La famosa battuta:
“Je ne suis pas d’accord avec ce que vous dites, mais je me battrai jusqu’à la mort pour que vous ayez le droit de le dire.”
Non venne mai pronunciata né scritta da François Marie Arouet (Voltaire), gli venne attribuita dalla biografa inglese Evelyn Beatrice Hall nella biografia pubblicata nel 1906.
“I disapprove of what you say, but I will defend to the death your right to say it.”
La frase rappresenta bene il pensiero di Voltaire come espresso nei suoi scritti e nelle sue azioni – cfr la polemica sull’affare Helvétius il cui libro De L’Esprit loirritò profondamente, ma quando Helvétius venne aggredito dai giornali e dalla critica Voltaire lo difese sostenendo il suo diritto ad esprimere il suo pensiero…comunque.
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È opportuno riflettere sulla vicenda della professoressa, Rosa Maria dell’Aria di Palermo, sospesa per 15 giorni senza stipendio per non aver censurato gli allievi che, in una ricerca per la scuola, hanno fatto un parallelo tra le leggi razziali del fascismo e il decreto sicurezza di Salvini.
La circolarità della vicenda è interessante: gli studenti collegano il decreto sicurezza di Salvini alle leggi razziali del fascismo di Mussolini (collegamento rigoroso: le multe da 5500 Euro per ogni migrante salvato corrispondono al premio che veniva dato ai delatori che denunciavano gli ebrei nascosti, migliaia di delatori: una delle più orrende vergogne italiane) e il burocrate governativo servo del regime, con un gesto di squisita marca fascista, punisce la professoressa che non censura gli studenti (Q.E.D.).
Una intollerabile aggressione alla libertà di espressione, principio fondamentale di libertà democratica tutelato dalla nostra Costituzione. Un gesto da regime nazi-poliziesco inqualificabile, mai verificatosi in Italia in 70 anni di storia della Repubblica.
Quello che preoccupa di questo episodio, come dell’episodio di Brembate (il vigile del fuoco che toglie il lenzuolo con la scritta “non sei il benvenuto”) è la disponibilità di tanti soggetti servili a fare le operazioni più vergognose per accattivarsi il “boss”. Punizioni e rappresaglie immotivate e indegne, vengono eseguite dai servi sciocchi per guadagnare il favore del “capo” arrogante.
Il quale capo ha promosso, suggerito e forse chiesto in modo (nemmeno tanto) implicito quei comportamenti per poi censurarli, affettando livida disponibilità e ipocrita comprensione nei confronti dei “soggetti puniti”.
Questi lecchini servili sono più pericolosi e difficili da eradicare di Salvini e Dimaio.
(lorenzo matteoli)