Dopo la debacle elettorale si sfascia il M5S. Come sempre l’arroganza dopo la sconfitta si trasforma in un vergognoso piagnisteo. La prima fase, tutta-colpa-di-Dimaio, dopo gli interventi di supporto di Grillo e Casaleggio, ovviamente corresponsabili della frana, si è trasformata in una ondata pecorile di solidarietà ipocrita. Seguiranno purghe dei livelli intermedi e le vendette incrociate. Il libero dibattito interno al Movimento/Partito stroncato dagli interventi concordati dai vertici: attuale versione dello stalinismo più duro. La richiesta di verifica sulla piattaforma Rousseau una sceneggiata ridicola dal risultato scontato.
La cruda realtà è che Dimaio è finito, anche se confermato dai belati del gregge, un capo politico zerovirgola, resta comunque il bambolo incompetente, arrogante e spesso sciocchino responsabile del disastro. Il bacio a San Gennaro non è bastato per lui: evidentemente per sfruttare la impudicizia di quel genere di miseria ci vuole un altro impasto. Al bigotto italiano piace lo smargiasso arrogante celodurista che sbaciucchia il rosario, mentre i bamboli sbaciucchianti sono solo patetici. La solidarietà forzata di oggi è garanzia di futuri veleni.
Dimaio, politicamente un cadavere, resterà e continuerà a fare danni, peggiori all’Italia e per il meglio al M5S, forse meno di quelli che avrebbe combinato Dibattista, questo il retropensiero di Casaleggio e Grillo, comunque senza possibile riscatto. Il voto del 26 Maggio segna l’inizio della fine di questo fenomeno politico, una fine inevitabile, che sarà comunque costosa per l’Italia.
Salvini, era scontato, sostiene Dimaio perché per lui un bambolo squalificato come capo politico dei 5S è una garanzia di potere incontrastato, con il solo rischio di gesti inconsulti e colpi di coda sempre possibili nell’agonia dei condannati, ai quali rimedierà con la rottura e il voto anticipato, che segnerà l’inizio del nuovo bipolarismo politico italiano Lega/PD.
Salvini dovrà gestire lo scontro con Bruxelles. I precedenti di stupida arroganza non sono di buon auspicio. Bruxelles non dimentica e Salvini avrà problemi a rimangiarsi le smargiassate, ci sono quindi buone probabilità di uno scontro duro con finale infausto per l’Italia e pesante per l’Europa.
Saranno sulla bilancia della difficile valutazione due disastri: da una parte il costo per l’Europa dell’uscita dall’Euro dell’Italia e dall’altra il simmetrico costo per l’Italia della rottura con Bruxelles. La differenza è che mentre per l’Italia l’uscita dall’Euro sarà letale, per l’Europa sarà una perdita dura, ma riparabile nel tempo.
In questa figura c’è una analogia con quello che sta succedendo con Boris Johnson e Brexit.
Prevedere è difficile, ma se il nostro negoziato sarà istruito da Salvini abbiamo poche speranze: il “capitano”, mal consigliato dai suoi economisti settari, già pericolosamente esaltato dalla sindrome del potere, dopo il 34.3% alle Europee, è accecato da una hubris violenta e potrebbe commettere un errore analogo a quello che commise Mussolini il 10 giugno 1940 [1].
Sulla distanza questo ci potrebbe liberare definitivamente di Salvini e di Dimaio, ma a quale costo?
lorenzo matteoli
[1]“La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia.” Mussolini dal balcone di Piazza Venezia il 10 giugno 1940.