Bisogna ricominciare da capo,
…..farsi carico della realtà complessa e complicata, prendere atto dei “fatti”, delle condizioni in essere…affrontare il sistema caotico con competenza, strategia, strumentazione etica e professionale, progetto e visione di lungo termine.
Una ipotesi di lavoro fondamentale si impone: nel sistema ammalato, corrotto, “disfunctional”, ci sono comunque le potenziali premesse per uno svolgimento radicalmente diverso.
Il capitalismo ammalato si può guarire,
l’economia si può risanare,
la democrazia può funzionare,
l’evasione fiscale si può azzerare,
la corruzione endemica si può dominare,
i migranti possono essere accolti
o possono ritornare nei loro paesi
senza affogare nel Canale di Sicilia,
o morire di fame,
di torture, o di schiavitù…
Ci vuole progetto, visione di lungo termine, cultura sociale, competenza e volontà politica: nulla di questo nella figura dell’attuale governo Salvini/Dimaio.
Ma nulla succede senza che ci sia la comprensione della gente.
Bisogna “formare l’opinione” coerente, che oggi è formata dalla demagogia di Salvini e Dimaio.
Questa visione di ingenuo ottimismo, che sfiora il ridicolo, va assunta con pragmatico scetticismo ed è comunque necessaria: operare per questi obbiettivi, nonostante la loro connotazione di impossibile utopia è “in se” un risultato, sicuramente migliore del non fare nulla, o peggio dell’abbandonarsi partecipando attivamente al collasso. È quello che Bettino Craxi chiamava “l’ottimismo della volontà”.
Un’altra ipotesi di lavoro è che una patologia diffusa, liquida, pervasiva va combattuta in modo diffuso, liquido, pervasivo.
Atteggiamenti puntuali, isolati, settari, parrocchiali, peggioreranno la patologia, creando divisione, antagonismo, rifiuto. Precisamente quello che sta accadendo con gli assurdi slogan “prima gli Italiani”, “è finita la pacchia” etc. e la gretta cultura del “noi/loro”.
In una società dove il 30-40% della gente sta male il concetto di stare bene è un ossimoro.
L’altra Italia
Un capitalismo eticamente decente, una democrazia progressista e partecipata, una visione e un progetto di futuro sereno sono obbiettivi possibili, plausibili, richiedono comprensione, svolgimento, competenza, programma e volontà politica, senza rivoluzioni sanguinose, massacri, pestaggi.
Senza il veleno della demagogia.
Se qualcuno vince qualcuno è sconfitto e il bilancio non è mai attivo: la felicità dei vincitori, in termini di sofferenza, costa più cara. La storia ce lo ha insegnato.
È vero, ha ragione Eugenio: è comodo predicare vivendo in Australia, dove la social-democrazia progressista esiste e, bene o male, funziona, ma, se vivessi solo in Italia, queste cose non riuscirei a scriverle, anch’io travolto e accecato dalla rabbia. Vedere un’altra realtà è necessario per crederci.
La rabbia distrugge, non costruisce.
lorenzo matteoli