sperare in San Gennaro
Dopo poco più di un anno di potere sprecato in selfies, dichiarazioni trionfali vacue, imperdonabili gaffes, proposte di legge inapplicabili o assurde, demagogia impudica, nessuno senso dello stato, vuoto di cultura, vuoto di competenza, fiumi di arroganza elargita insieme al sorriso dentale un po’ ebete hollywood white, Luigi Dimaio, fra breve ex vice-primo-ministro, è entrato nel circuito terminale della sua fase di leader politico. Come un personaggio di tragedia scespiriana Dimaio comincia a vedere la curva finale, resta solo, si arrocca con il gruppo dei fedelissimi e comincia la tragica danza dell’ultimo atto. Battute inutilmente truci, bugie sempre più goffe, riunioni febbrili, disperata ricerca di una qualunque vergognosa logica. L’inequivocabile elenco delle figure della Paura.
L’unica cosa che dovrebbe fare, che dovrebbe aver già fatto da tempo, denunciare lo stupido “contratto”, denunciare l’alleato strafottente, dichiarare lui per primo la fine di una esperienza politica grottesca, recuperare la poca dignità rimasta e andarsene, non riesce nemmeno a immaginarla. La mente disperatamente bloccata dalla inutile puerile speranza di restare al potere a tutti i costi, alla rivoltante immagine di potere che è riuscito a disegnare.
L’Altra Italia, il Paese vero, serio, che pensa, lavora, produce, esporta, capace e competente si chieda cosa e dove ha sbagliato si faccia carico, assuma la sua responsabilità, esca dal buio dell’assenza. Prima che sia troppo tardi.
lorenzo matteoli