Curzio Malaparte negli anni 1950. La casa di Curzio Malaparte disegnata da Adalberto Libera a Capri (oggi monumento nazionale)
Malaparte Alpino nella Campagna di Russia
Rileggendo a pezzi e bocconi “La Pelle” di Curzio Malaparte (edizione Gli Adelphi) a pagina 323 in fondo ho trovato questo pezzetto scritto nel 1944:
“Una mattina passammo il fiume e occupammo Firenze. Dalle fogne, dalle cantine, dalle soffitte, dagli armadii, di sotto i letti, dalle crepe nei muri, dove vivevano “clandestinamente” da un mese, sbucarono come topi gli eroi dell’ultima ora, i tiranni di domani: quegli eroici topi della libertà, che un giorno avrebbero invaso tutta l’Europa, per edificare sulle rovine dell’oppressione straniera il regno dell’oppressione domestica.
Attraversammo Firenze in silenzio, a occhi bassi come intrusi e guastafeste, sotto gli sguardi sprezzanti dei clowns della libertà coperti di coccarde, di bracciali, di galloni, di piume di struzzo, e dal viso tricolore; e inseguendo i tedeschi penetrammo nelle valli dell’Appennino, salimmo sulle montagne. Sulle ceneri ancor tiepide dell’estate cadde la fredda pioggia d’Autunno ….”
Un libro che letto oggi spiega ancora molte cose… noi allora avevamo 7-10 anni e la guerra la leggevamo in faccia ai nostri genitori…