La democrazia diretta è un’altra cosa

 

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PERICLE ATENIESE

Prima di discutere dei ministri e dei programmi c’è una cosa da dire con molta chiarezza sulla nascita del Conte2.

Il governo oggi c’è perché è stato fatto un accordo e non perché 60mila grillini anonimi lo hanno approvato su una piattaforma opaca, oscura, esposta alla manipolazione di un privato. Non è un algoritmo digitale segreto che garantisce un processo trasparente, non c’è bisogno di legittimazione notarile per la certificazione della vera trasparenza.

Tutta la vicenda, se assunta come legittimazione di una scelta fatta da organi del Parlamento, è stata una aggressione agli istituti della nostra democrazia come garantita dalla Carta costituzionale.

Il 70 mila voti grillini anonimi, se hanno valore, l’hanno come verifica interna a un movimento politico e solo nei limiti della credibilità dello strumento.

È necessario esprimere una chiara condanna di tutto quello che è successo prima, durante e dopo il voto sulla piattaforma Rousseau: chiedere e svolgere quel voto a valle degli accordi fra i due partiti, dopo l’incarico esplorativo conferito dal Presidente della Repubblica al Primo Ministro Incaricato, è stato un gesto inqualificabile: un vero e proprio tentato colpo di stato.

Un insulto alla democrazia parlamentare, una offesa gravissima alla Massima Carica della Repubblica.

Mi hanno molto meravigliato le riserve blande, di alcuni commentatori. Chi ha parlato di primo esempio di democrazia diretta ha fatto un grossolano errore

Le dichiarazioni agiografiche di Casaleggio, Di Maio, Patuanelli e di tutti gli altri che si sono compromessi in apprezzamenti devono essere denunciate e indicate per quello che sono: macroscopica ignoranza di cosa deve essere un istituto di vera democrazia diretta.

Il Primo Ministro Incaricato nello sciogliere la riserva al Presidente Mattarella dovrebbe dichiarare, senza riserve, che avrebbe ignorato come inesistente, nullo, non svolto, privo di qualunque significato l’ipotetico risultato negativo di quella consultazione. È necessaria la dichiarazione perché se lo avesse considerato valido e avesse agito di conseguenza, rinunciando al mandato, sarebbe stato complice in un colpo di stato.

Sarebbe anche necessaria una presa di posizione della Massima Autorità dello Stato, del Presidente Mattarella o del Presidente della Corte Costituzionale: una durissima diffida alla Casaleggio e a qualunque altra agenzia privata ad usare strumenti di quel genere in quel modo per future consultazioni che avessero per oggetto questioni sulle quali si siano pronunciati organi dello Stato, organi del Parlamento o istituzioni della Repubblica.

La stampa e i media che hanno celebrato acriticamente questa indegna liturgia dovrebbero essere stigmatizzati e dovrebbero pubblicare una doverosa ammenda.

Lorenzo Matteoli

Informazioni su matteolilorenzo

Architetto, Professore in Pensione (Politecnico di Torino, Tecnologia dell'Architettura), esperto in climatologia urbana ed edilizia, energia/ambiente/economia. Vivo in Australia dal 1993
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2 risposte a La democrazia diretta è un’altra cosa

  1. Caterina ha detto:

    Ma se la consultazione dei propri iscritti , il M5S l’avesse chiesta prima, dell’incarico di Mattarella, per avere una linea da seguire?

    • matteolilorenzo ha detto:

      Se lo chiedevano prima era cosa delM5S la richiesta perentoria “dopo” con il pensiero non proprio recondito e la speranza di far saltare tutto magari oggetto di non dette promesse a Salvini si qualifica come tentato colpo di stato

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