Ci sarà un giorno il Pianeta Pulito …ma…

Earth Globe

 

Una delle caratteristiche sconcertanti di questa fase oscura detta della “fine delle ideologie” o, secondo altri,  anche del “sonno della ragione”,  è l’idea che per risolvere i problemi basti gridare lo slogan del momento ( NO-VAX, NO-TAV, NO-TAP, O-NE-STA’, Basta Povertà, NONUKE, NOCO2, Save-The-Planet, NO-TAX, MINIBOT, e via di seguito… ) Onestissime intenzioni (qualche volta) e non si può chiedere alla piazza entusiasta di elaborare  la complessità operativa per implementare lo slogan, le contraddizioni, i pericoli, gli inganni, la fisica impossibilità, la stupidaggine… etc.

Assistere alle corride televisive del c.d. “scienziato” travolto dalle invasate Erinni della presunzione tecnica, medica, macro-finanziaria, geopolitica, è oramai una frustrazione quotidiana per chi professionalmente conosce problemi e iper-problemi e odia la semplificazione da bar sport che viene sparata come certezza incontrovertibile, suprema dal fanatico, facilone, demagogo di turno.

In miei antichi saggetti, e chi vuole li può trovare sul web, ho a suo tempo smontato (proprio con il prof. Battaglia e in un leggendario convegno presieduto dall’Onorevole Giulio Andreotti contro il presidente dell’ENEL in allora Corbellini) la tesi del nucleare dimostrando, conti alla mano, la sua non praticabilità finanziaria (alla luce dei numeri del 1975 al tempo delle 14 centrali di Donat Cattin, per memoria): se le avessimo fatte oggi avremmo un parco di centrali obsolete da de-commissionare e 40 mila miliardi di vecchie lire di debito da pagare …per sempre. Ci salvò il referendum proposto dai Radicali (ero fra i primi firmatari).

Su questo blog e sul mio sito web ho anche smontato la tesi del motore all’idrogeno (fuel cells), con numeri precisi relativi al disastroso rendimento di sistema di quella tecnologia.

Non voglio né posso smontare l’idea di un Pianeta “sostenibile”, pulito, senza combustibili fossili, senza plastica, senza fertilizzanti (basati sul petrolio) e senza pesticidi e senza tutti gli altri veleni “di processo” necessari per produrre ….praticamente tutto: cibo, carta, tessili, acqua potabile, medicinali, ossigeno, idrogeno, acciaio, alluminio, gomma, vetro, titanio, litio etc. etc. etc.

Non voglio né posso, perché un giorno sicuramente ci sarà un Pianeta Salvato, pulito, senza fame, né guerre né miseria. Ma la strada è lunga, difficile, pericolosa.

Va affrontata sapendo, senza faciloneria, e senza dogmi di verità e di certezze impossibili. Almeno per ora.

Milioni di kilometri quadrati di collettori solari, termici o fotovoltaici, milioni di eliche eoliche senza una rete “ospitale”, senza tecnologie di accumulo, non risolvono il problema dell’energia elettrica e le tecnologie di accumulo in grado di garantire qualità ambientale e massa o volume di accumulo consistente, per ora non ci sono. La “sostenibilità” ambientale dei collettori (produzione e decommissionamento) è da provare. Come la sostenibilità delle migliaia (milioni?) di tonnellate di batterie al litio (o peggio al piombo) per accumulare l’energia che arriva quando non serve e che non c’è quando serve.

Oggi sole e vento generano energia elettrica che viene messa in rete costringendo le centrali a gas a lavorare in condizioni antieconomiche disastrose.  I cavi superconduttori a meno 100 Gradi (?) centigradi per trasmettere l’energia elettrica su distanze intercontinentali non ci sono e non è possibile sfruttare il sole dove c’è per mandare energia elettrica nella notte del Pianeta evitando accumuli tecnicamente impossibili.

Le auto e i camion elettrici a batterie inquinano di più di quelli a metano se l’energia elettrica per le batterie viene prodotta in centrali a carbone e il sistema integrato rete elettrica/batterie per auto è di là da venire.

Questi solo alcuni dei luoghi problematici attuali della “transizione” che sarà, nella storia dell’Antropocene, un evento di dimensioni storiche, fisiche, culturali, scientifiche immani e che richiederà la vita di molte generazioni, conquiste scientifiche, stravolgimenti, fisici, culturali, antropologici, geo-economici oggi ancora nemmeno immaginabili. Per non parlare delle guerre, dei morti ammazzati, di fame e di cattiveria.

Avverrà. Sicuramente, ma oggi corre un serio pericolo: la faciloneria del verdismo assatanato e la strana idea che basta gridare uno slogan per raggiungere un risultato.

Con calma e serenamente aspettiamo la prossima rivoluzione: quella del sapere e della conoscenza….e il silenzio delle isteriche Erinni verdi.

Avanti “millennials” entusiasti!  e Grete di tutto il mondo, svegliate i potenti che dormono il “sonno della ragione” ** e non fatevi ingannare.

Lorenzo Matteoli

** che, come è noto, “genera mostri”.

 

 

 

Informazioni su matteolilorenzo

Architetto, Professore in Pensione (Politecnico di Torino, Tecnologia dell'Architettura), esperto in climatologia urbana ed edilizia, energia/ambiente/economia. Vivo in Australia dal 1993
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Una risposta a Ci sarà un giorno il Pianeta Pulito …ma…

  1. Guido Vacirca ha detto:

    Condivido in pieno tutto l’articolo. La “faciloneria” ormai è d’uso ricorrente, ma serve solo a riscuotere idioti consensi. Il cammino verso un’economia sostenibile sarà molto lungo e difficoltoso. Il timore di non essere più in tempo per evitare la catastrofe è presente in tutti coloro che analizzano seriamente “la questione ambientale”. Ma non bisogna arrendersi, bisogna accelerare i tempi e tentare di fare tutto quanto è possibile per tamponare la “falle” di questo pianeta martoriato ed avvelenamento. Ben vengano le “Grete”, ma purtroppo gli slogan non bastano e servono azioni decise e concrete a valenza planetaria.

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