L’altra faccia dell’evasione fiscale

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90 miliardi di euro immessi nella circolazione liquida ogni anno

 

Il Governo spera di recuperare un certo numero di miliardi di euro dalla “lotta all’evasione” scrivo “un certo numero di miliardi” perché le cifre comunicate variano da 3 a 7 miliardi e non si sa (ad oggi) quale sia quella vera. È troppo facile prevedere che qualunque sia la cifra, l’“obbiettivo” non sarà raggiunto. Non sapremo mai quale sarà stato il risultato perché i numeri verranno manipolati e falsificati…per ovvie ragioni.

Ma il problema è irrilevante, almeno nei termini nei quali viene posto, per vari, scivolosi motivi e ne elenco tre (i principali e strutturanti):

  1. Il gettito fiscale recuperato consoliderà (e aumenterà) lo spreco che è la marca fondamentale della spesa pubblica.
  2. Il gettito fiscale recuperato non diminuirà le tasse dei contribuenti onesti
  3. Le maggiori entrate promuoveranno maggiori spese e maggiori sprechi e costringeranno i futuri governi ad aumentare la pressione fiscale per farvi fronte

Esiste una verità storica documentata che viene ignorata per compiacere la demagogia con la quale viene sbandierata la “lotta all’evasione”: per diminuire l’evasione l’unico strumento è ridurre la pressione fiscale perché l’eccessiva pressione è la molla che motiva (per alcuni addirittura giustifica) l’evasione. Anche questo aspetto viene usato demagogicamente per cui è necessario fare attenzione ai numeri, alle misure accessorie, alle modalità di implementazione. (per inciso le tasse non progressive come la c.d. flat tax sono un classico della demagogia disonesta).

Nell’ampia letteratura sul tema è quasi impossibile trovare documenti e analisi su come vengono spesi (dagli evasori) i soldi “guadagnati” con l’evasione. Una conoscenza precisa di come vengono re-immessi nel ciclo macroeconomico i 107 miliardi all’anno di evasione potrebbe essere utile per orientare la legislazione e la regolamentazione finalizzata a ridurre il fenomeno senza danneggiare l’economia del Paese. Perché una azione indiscriminata di lotta all’evasione potrebbe non solo essere inutile, ma risultare di danno all’economia del Paese.

Non ho trovato analisi che consentano di disaggregare le voci che connotano qualitativamente e quantitativamente la “spesa” dei soldi che gli evasori sottraggono allo Stato e che costituiscono la loro “posta attiva”. Posso cercare di elencare quali potrebbero essere alcune di queste voci, ma il loro peso quantitativo nel bilancio generale di come vengono gestiti i 107 miliardi all’anno richiede ricerche e studi di portata non indifferente. È auspicabile che qualcuno queste ricerche e questi studi l faccia e i risultati saranno sicuramente utili e sorprendenti.

La caratteristica principale dell’enorme “malloppo” in mano agli evasori è che si tratta di denaro “nero” che difficilmente può essere speso in modo rintracciabile e ufficiale.  Ci deve quindi essere un mercato una domanda di fondi “neri” di dimensione consistente con il “malloppo” in offerta. Non è cosa da poco: si tratta di una forza economica pari a circa l’11% delle entrate dello Stato nel 2019. (competenza e cassa, entrate totali nel 2019: 1152,61 miliardi di euro).

L’altra caratteristica di questa massa di denaro è la sua distribuzione polverizzata. A parte i pochi “grandi evasori” che quantitativamente sono quasi irrilevanti: intorno al 10% forse. Mentre il 68.3% del “malloppo” è nelle mani di 765 000 lavoratori autonomi. Il rimanente 22% circa è spalmato sul consumo al dettaglio (senza scontrino) di milioni di italiani.

Mentre i “grandi evasori” investono il frutto della loro evasione sui mercati finanziari internazionali attraverso agenzie e banche compiacenti nei cosiddetti “paradisi fiscali”, tutti gli altri evasori italiani rimettono in circolazione il denaro sottratto al governo (e ai contribuenti onesti) in via breve, comprando beni e servizi con modalità in parte non rintracciabili (cash) polverizzate.

Mentre la cifra investita sui mercati finanziari dai grandi evasori difficilmente ritorna in Italia e quindi viene di fatto sottratta alla economia domestica del Paese, il malloppo detenuto dai lavoratori autonomi e dallo scambio al dettaglio (il 90% circa della evasione totale quindi più di 90 miliardi di euro) costituisce e una importante immissione di liquidità nell’economia italiana con cadenza annuale.

Questa liquidità diffusa si ri-concentra poi attraverso i canali commerciali correnti e viene di fatto “lavata” dal sistema di circolazione monetario e dagli scambi che lo connotano.

Si tratta di una significativa immissione di liquidità nel sistema, di efficacia importante. Non sono in grado di valutarla, ma non mi risulta che, oggi in Italia, ci sia una legge di connotazione sociale-economica (keynesiana) che immetta ogni anno nella economia italiana 90 miliardi di euro. Non sono nemmeno in grado di valutare quanti di questi miliardi finiscano per contribuire fiscalmente (tramite l’IVA) alle entrate dello Stato, ma potrebbe, anche in questo caso, essere una quota significativa.

Le considerazioni svolte per sottolineare alcuni aspetti dell’evasione fiscale che non compaiono nel dibattito corrente e sui quali varrebbe la pena svolgere qualche seria ricerca.

Lorenzo Matteoli

Informazioni su matteolilorenzo

Architetto, Professore in Pensione (Politecnico di Torino, Tecnologia dell'Architettura), esperto in climatologia urbana ed edilizia, energia/ambiente/economia. Vivo in Australia dal 1993
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